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Walk like an egyptian

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1985, Los Angeles, California, USA --- Members of the band The Bangles --- Image by © Laura Levine/Corbis

Il 20 dicembre 1986 le Bangles arrivano al vertice della classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti con Walk like an egyptian, un brano scritto da Liam Stemberg nel 1983 e rifiutato da Tony Basil.

Siamo carine ma non stupide

Il successo caratterizza il miglior momento della band interamente femminile che ha preso nel cuore degli amanti del pop il posto delle disciolte Go-Go’s. «Se siamo carine non significa che siamo anche stupide» è la lapidaria frase con la quale in breve tempo Susanna Hoffs la leader del gruppo gela gli intervistatori improvvisati e diventa il terrore dei talk show. Brave e preparate le Bangles non sbucano dal nulla ma hanno alle spalle una lunga gavetta. Susanna si fa le ossa negli Unconscious prima di dare vita, con la chitarrista Viki Peterson e sua sorella batterista Debbi Peterson, nonché con la bassista Annette Zalinkas alle Bangs. Quando Annette se ne va, sostituita da Michael Steele che, nonostante il nome maschile, è una ragazza che arriva dalle Runaways, il nome Bangs cambia in Bangles. Il loro suono divertente e psichedelico fa il resto.

L’aiuto di Cyndi

Aiutate da un’altra grintosa donna del rock come Cyndi Lauper centrano proprio con Walk like an egyptian, un’ironica canzone ricca di nonsense nella quale i poliziotti «passano il loro tempo in pasticceria» il grande successo che, però, non durerà a lungo. L’eccessiva pressione favorirà i contrasti interni e porterà la band ad annunciare il proprio scioglimento alla fine degli anni Ottanta. Non sarà per sempre. Le Bangles rinasceranno più volte dalle loro ceneri. Walk like an egyptian quindici anni dopo il grande successo verrà inserito, un po’ a sorpresa, nell’elenco delle “canzoni proibite” negli Stati Uniti dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 contro le Twins Towers.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".