Home C'era una volta Voltaire De Faut, in arte Volly, clarinettista di stile New Orleans

Voltaire De Faut, in arte Volly, clarinettista di stile New Orleans

SHARE

Il 29 maggio 1973 muore il clarinettista e sassofonista Volly De Faut, registrato all’anagrafe con il nome di Voltaire de Faut.

Talento precoce

Nato a Little Rock, in Arkansas, il 14 marzo 1904, Volly passa l’infanzia a Chicago dove frequenta anche la Englewood High School. Talento precoce inizia a sei anni gli studi di violino e a quattordici quelli di clarinetto. Nel 1922 suona nell’orchestra di Sig Meyers e l’anno dopo con i New Orleans Rhythm Kings prima di unirsi alla Midway Gardens Orchestra e quindi alla formazione di Art Kassel. Nel 1925 suona a Chicago con Merritt Brunies al Friar’s Inn poi si trasferisce a Detroit con l’orchestra di Ray Miller e, per breve tempo, con quella di Isham Jones. Nel 1928 si unisce a Jean Goldkette con il quale resta due anni. Nei dieci anni successivi sceglie di essere un musicista fisso presso una stazione radiofonica. All’inizio degli anni Quaranta decide di chiudere con l’attività musicale e di dedicarsi all’allevamento dei cani.

Il ritorno sulle scene

A cambiare le sue decisioni interviene la Seconda Guerra Mondiale. Quando, nel 1945, torna a casa e viene congedato dal servizio militare riprende a suonare in vari locali di Chicago e prende parte a varie jam sessions. Dopo una permanenza di cinque anni a Davemport, nell’Iowa, ritorna a Chicago nel 1965 e continua negli anni seguenti a esibirsi occasionalmente in vari gruppi. Eccellente clarinettista di stile New Orleans trae ispirazione da Johnny Dodds, Jimmy Noone e Leon Roppolo. Nella sua carriera incide con Merritt Brunies, Muggsy Spanier, Ray Miller, Jean Goldkette e con varie altre formazioni.

 

Previous articleCianobatteri per capire la salute dell’ambiente
Next articleLupo, associazioni: “L’Italia respinga la proposta della Commissione UE”
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".