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Viaggi d’arte tra Aurelia e Maremma

Antonio Croce

L’artista Antonio Croce espone la sua ricerca pittorica con il titolo “Tra Aurelia e Maremma” (dipinti ad olio, acquarelli ed incisioni) alla MUEF ARTGALLERY di Roma, via Angelo Poliziano, 78b. Vernissage sabato 25 marzo ore 17,30. Durata della Mostra dal 25 marzo al 1 aprile 2023. Orari: dal martedì al sabato 17:30 – 20:00 (altri orari su prenotazione). INGRESSO LIBERO

Nell’ambito del Finissage invece – che si svolgerà il 1 aprile 2023 alle ore 18 – verrà presentato uno storico libro di Alfio Cavoli, scrittore e giornalista da poco scomparso “Addio Maremma bella. Fasti e nefasti dal mare alla montagna” (Stampa Alternativa 2003). Intervento dell’artista e letture dell’attrice Simona Verrusio.

La formazione dell’artista Antonio Croce inizia negli anni del liceo artistico di Roma (1968/1972) sotto la guida degli artisti G. Niglia, R. Gerevini, U. Casotti, G. Biggi, G. Cuocolo e dell’architetto V. Romeo. Con la scultrice L. Bonivento e all’interno del gruppo “4 E”, interviene con azioni happening alla galleria Alzaia di Roma (1972) al Teatro della Natività di Roma (1973), infine alla mostra “Contemporanea” presso il Galoppatoio di Villa Borghese (1974) partecipando quindi all’azione happening dello scultore Christos nell’impacchettamento delle Mura Aureliane. Il gruppo “4E” partecipa anche al “Didattica come arte e arte come didattica” ed agli Incontri internazionali d’Arte di Palazzo Taverna, presentati da G. C. Argan e Bonito Oliva, Luigia Camaioni, Giuseppe Gatt, Gianni Statera.

Maremma Cerite 2022

Però quando l’artista si iscrive alla Accademia di Belle Arti, seguendo il corso di pittura di F. Gentilini, inizia a dipingere molto ma quasi in solitudine, mentre si sviluppa in lui anche un’altra passione. Avendo seguito il corso di incisione tenuto da Arnoldo Ciarrocchi, con assistente Fiorella Diamantini, si comprerà un (piccolo) torchio personale con il quale sperimenterà svariate tecniche incisorie, mettendo questo ingombrante e prezioso strumento nel suo studio; costante presenza che lo seguirà nei numerosi traslochi, dentro e fuori Roma.

Per parlare della principale ispirazione della sua pittura invece, bisogna fare un passo indietro, quando a partire dal 1973 il giovane artista si reca da Roma al Provveditorato degli Studi di Grosseto, per fare domanda di supplenza. Casualmente conosce un signore all’interno degli uffici, credendolo un impiegato, con il quale intrattiene una breve ma intensa conversazione che verte sulla comune passione per i paesaggi della Maremma. Il giovane artista concorda sulla constatazione che qui nei dintorni, ancora in alcuni luoghi, “il tempo sembra essersi fermato”. L’occasionale conoscente lo incoraggia a visitarli prima che l’assalto della cementificazione li faccia definitivamente scomparire, infatti entrambi concordano sul fatto che, per lunghi secoli la Maremma è stata territorio di intatta e selvaggia bellezza, divenuta però infine territorio preso d’assalto dalla speculazione edilizia che, come altrove e nei luoghi più belli dell’Italia, ha causato uno squilibrio ecologico e sociale allarmante.

La vita ha i suoi tempi e le sue strade che portano sempre in luoghi misteriosi ed imprevedibili, ritroviamo quindi il giovane Antonio Croce a Brescia dove, finito il servizio militare, rimarrà a lavorare nel mondo della scuola. L’esperienza di questa nuova dimensione però lo segna. Il paesaggio industriale, i pendolari del mondo operaio ammassati nei mezzi di trasporti, saranno le tematiche descritte dall’artista ed esposte in una sua personale romana nel 1989 presso la galleria d’arte “Il Professionista”. Tornato a Roma però si riconcilia presto con la luminosa realtà della Maremma laziale; abbandona quindi gli “angosciosi” scenari industriali per confrontarsi con le esperienze visive dei luoghi da sempre amati, che diverranno infine i soggetti preferenziali delle sue nuove tele.

Infatti, scegliendo di percorrere quotidianamente (per il suo nuovo mandato di insegnamento) il tratto di Aurelia tra Roma e Civitavecchia, appunta in piccole tele il volgere delle stagioni, il cambiamento dei colori, le luminosità del mare. L’artista eseguirà sempre nuove composizioni e sempre più amerà rappresentarle da nuovi punti di vista in una felice ossessione; scorci divenuti stimoli, non solo visivi ma emozionali … le distese di Macchiatonda, la campagna del borgo de I Terzi, i colli Ceriti, le pianure del Maccarese, le dune di Passoscuro.

Campagna vicino Albinia 2022

Camminando tra i resti del Parco Archeologico di Ghiaccio-Forte scrive alcuni pensieri su di un taccuino; come la fantasia di poter sentire le grida ed il clangore di drammi antichi nel panorama pulsante di vita sull’orlo della collina, che nel silenzio della valle dell’Albegna, si può ancora ascoltare con il cuore, che si era innamorato dei voli geometrici della poiana, vedendola compiere evoluzioni armoniche e planare in un contesto che conservava ancora qualcosa di naturale, non ancora contaminato dalle invadenti costruzioni di cemento.

La sua seconda personale del 1990 presso la galleria Forum Interart verrà quindi dedicata ai paesaggi dell’Aurelia. Un’essenzialità con pochi riferimenti figurativi nel senso della tradizione, sostituiti da campiture di colore sinergiche ed emozionali, che danno forma quasi astratta ai paesaggi fatti di pennellate veloci, ridotti a luminosa meraviglia, che invitano ad entrare nell’armonico fluire della natura. La pittura di A. Croce è infatti pittura d’istinto, rapida come una folata di maestrale, che tende, come nella classica tecnica giapponese dell’acquerello, a dipingere di getto e velocemente, senza permettersi ripensamenti ma trattenendo l’emozione fino alla sua completa rappresentazione, realizzando quindi una sintesi di colori/forme dove lo spazio si risolve in campiture di largo respiro che dialogano tra loro, ma vibrando di tensione.

Oli, acquerelli, incisioni mostrano quindi, anche nell’attuale occasione espositiva, il fascino rappresentativo di quel sospendersi dello spazio/tempo che l’artista aveva riconosciuto nei versi del celebre poeta maremmano Vincenzo Cardarelli e così appunta:

Antonio Croce non nasconde infatti una predilezione per le opere di Vincenzo Cardarelli che riposa, per suo lascito testamentario, nel cimitero di Tarquinia di fronte alla Civita etrusca, quella frequentemente evocata nelle sue poesie e nelle sue prose, identificata dal poeta come simbolo morale, oltre che tema autobiografico.

Aeromotore vicino Cupi 2022

Quelli sono anche gli anni nei quali casualmente l’artista trova ed acquista in una bancarella a Viterbo, un libro dal titolo “Maremma Amara”. Visionando la foto dell’autore in quarta di copertina, vi riconosce infine la persona con la quale tanti anni prima si era intrattenuto a parlare nei corridoi dell’ufficio scolastico grossetano. E’ lo scrittore Alfio Cavoli, insegnante, storico e giornalista conosciuta a livello internazionale

Di quell’incontro rimane in Antonio la condivisione dello struggente attaccamento ad un territorio che sopravvive, nonostante le scellerate aggressioni, riuscendo ancora a lanciare gli ultimi bagliori di una vita in armonia con la natura, il cuore e l’anima. Queste scritture e molte altre opere che l’artista ha cercato e letto, rimangono tutt’ora per lui fonte di ispirazione, anche se non ha mai tentato un ulteriore contatto con il giornalista e scrittore che purtroppo il tempo ci ha portato via. Nell’occasione di questa mostra però ha pensato di onorarlo presentando, durante il finissage, uno dei suoi ultimi libri – Addio Maremma bella. Fasti e nefasti dal mare alla montagna – (Stampa Alternativa 2003).

“Un libro per far conoscere a chi non l’ha vissuta, ma anche a chi vi risiede, la Maremma com’era. Ma anche un libro per far squillare, ben oltre la Maremma, il campanello di allarme per le sorti di questo lembo di terra che appena pochi anni fa destava stupore per la sua intatta e selvaggia bellezza, che oggi deve fare i conti con la speculazione edilizia e lo scempio ambientale”. Il libro è diviso in due capitoli. La prima parte descrive “la scomparsa della civiltà contadina” Rievocazione sentimentale di un mondo perduto, con i suoi aspetti da rimpiangere o da dimenticare. La seconda parte descrive la devastazione del paesaggio e dell’ambiente e contiene una rassegna emerografica, dedicata a tutti coloro che si sono battuti, si battono e si batteranno per tutelare la residua bellezza della Maremma.

Cover libro Alfio Cavoli

Alfio Cavoli, nato a Manciano nel 1927 e morto a Roma nel 2008, è stato insegnante di scuola media per 40 anni, ricoprendo anche l’incarico di consigliere comunale e assessore alla cultura del comune nel quale era nato. Giornalista pubblicista, ha collaborato ai giornali Il Tirreno per 40 anni, Paese Sera, Toscana Qui ed a numerosi altri periodici. La sua bibliografia. riconosciuta a livello internazionale, consta di più di 45 volumi di storia e tradizioni popolari della Maremma, dalle gesta dei briganti, alla pirateria, alla storia etrusca, dall’arte al folclore, dal paesaggio all’ambiente e varie  biografie. È stato membro della Società Storica Maremmana, ha collaborato al suo Bollettino. Ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive nazionali. Ha svolto anche l’incarico di consulente storico per il cinema nei film i “Banditi della Maremma tosco laziale dell’800” di Sergio Rossi (1986, per il DSE della RAI ) e “Tiburzi” di Paolo Benvenuti (1996, presentato al Festival di Locarno). (AGI) Citato in molti volumi e periodici, non solo d’argomento maremmano, è stato più volte intervistato anche per testate nazionali e, nel 1992, da Pietro Del Re per il Dossier, de Il Venerdì di Repubblica, “La banda degli onesti” come uno dei “venticinque Di Pietro” sconosciuti, scelti tra i cittadini onesti, battaglieri e spesso perseguitati che sono stati segnalati da quattromila lettori.

Antonio Croce – Dal 1976 espone in collettive presso la galleria della Pigna in Roma, negli anni seguenti alla Galleria UCAI e Moretto di Brescia, Bellomo di Milano. Dal 1989 al 1990 espone in collettive e due mostre personali, presso la Galleria Forum Interart, Il Professionista di Roma e sala Comunale di Cerveteri. Nel 2017 espone nella collettiva nell’area museale delle Clarisse di Grosseto tre opere selezionate per la collezione permanente esposta presso la nuova ala dell’Ospedale della Misericordia di Grosseto. Dal 2022 una serie di sue incisioni è stata inserita nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova. Sue opere sono presso collezionisti privati in Roma, Grosseto, Firenze, Fidenza, Brescia, Milano e negli USA.

Hanno scritto di lui: Benito Scavo – Italia nuova – 1976 Adriano Enea Bellardini – L’Umanità – 1990 Grazioso David – 1989 Nicolina Bianchi – 1990 Antonio De Marco – 1989 Bruno Giordano – 1990 Daniela Marcuccilli Mennuni 1989 – 1990Prof. Giulio Sforza- 2016 – Carla Guidi -2020- 2023

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