L’articolo di Enrico Franceschini apparso su La Repubblica della scorsa settimana (“2050, tutti vegetariani ecco la dieta del futuro“) , ha fatto molto parlare dell’argomento ed è certamente condivisibile in tanti aspetti, ma vorremmo qui di seguito aggiungere alcune riflessioni che ci sembrano doverose. Secondo un’indagine AC Nielsen rielaborata da Eurispes, ivegetariani in Italia sono circa 7 milioni, e potremmo anche essere concordi nel dire che molto probabilmente saranno destinati a raggiungere i 30 milioni nel 2050.
Vegetarianismo, una scelta per necessità
Vale a dire che, entro quarant’anni, diventeremo tutti vegetariani non per scelta ma per necessità, dato che non ci sarà abbastanza cibo per sfamare la crescente popolazione terrestre. Le riserve globali di cibo diminuiscono costantemente, afferma il rapporto del professor Malik Falkenmark e dei suoi colleghi dello Stockholm International Water Institute, mentre la popolazione mondiale non fa che aumentare.
Confidando, però, nella svolta ecologista del pianeta ed essendo consapevoli che le previsioni catastrofiche non si sono praticamente mai avverate, è nostro dovere informavi su alcuni argomenti che fanno riflettere:
1) Sulla spinta del benessere crescente, la domanda globale di carne si è letteralmente impennata ed è costantemente stimolata dalla pratica dell’ alimentazione forzata degli animali d’allevamento. Queste catene di montaggio della carne, consumano quantità smisurate di energia, inquinano l’acqua e i pozzi, generano significative quantità di gas serra, e richiedono montagne di mais, soia e altri cereali, portando alla distruzione di vaste aree delle foreste pluviali tropicali.
2) In un recente studio svoto dall’Istituto Nazionale di Scienze dell’Allevamento in Giappone è stato stimato che ogni taglio di carne di manzo da 1 Kg. inquina quanto una vettura media europea che copre la distanza di 250 chilometri circa o quanto una lampadina da 100 watt accesa per 20 giorni.
3) Benché circa 800 milioni di persone soffrano la fame o siano malnutrite, la maggior parte dei raccolti di mais e soia di questo pianeta sono destinati a nutrire bestiame, maiali e galline. Per beneficiare delle stesse calorie che assimiliamo attraverso la carne di bestiame allevato, occorrono da due a cinque volte più cereali, che non se le assumessimo soltanto attraverso i cereali stessi. Nel caso di bestiame allevato negli Stati Uniti, questo dato deve essere moltiplicato ancora per dieci.
4) Non dimentichiamo inoltre che lo stomaco delle bestie da allevamento è fatto per digerire erba e non cereali. Il bestiame allevato a livello industriale prospera soltanto nel senso che acquista peso rapidamente. Questo regime alimentare ha quindi allontanato il bestiame dal suo ambiente naturale e incoraggiato l’efficienza dell’allevamento e della macellazione seriale, provocando negli animali stessi problemi di salute tali che la somministrazione di antibiotici è ormai di tale rilevanza da aver creato batteri resistenti agli antibiotici.
Gli animali nutriti a cereali contribuiscono perciò a far nascere problemi sanitari tra gli abitanti più benestanti del pianeta, quali malattie cardiache ed alcuni tipi di cancro e diabete.
5) E per finire… guardate pure negli occhi tutti quegli animali stipati nei camion che sfrecciano in lungo ed in largo sull’autostrada….potremmo dire che ce n’è abbastanza per sollevare anche un problema etico
Allora? E’ arrivato o no il momento di cambiare rotta?