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Trivelle, Coordinamento Free al Governo: nessuna strategia energetica per il futuro del paese

coordinamento free trivelle

Secondo un documento messo a punto da Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica) sull’argomento proposto dal referendum sulle trivelle del prossimo 17 Aprile, il governo manca di una strategia energetica per far fronte alle nuove sfide e favorire indipendenza energetica e riduzione delle emissioni.

Coordinamento Free sostiene il Referendum trivelle del 17 Aprile

Crediamo sia opportuno lanciare un segnale forte al governo, che ha gestito male la vicenda delle trivellazioni mettendosi contro importanti regioni e che sta perseguendo una politica energetico ambientale di retroguardia, affinché ci sia un drastico ripensamento allineato con l’evoluzione in atto a livello internazionale. Un cambio di passo che non solo favorirebbe l’indipendenza energetica e la riduzione delle emissioni climalteranti, ma che sarebbe decisivo per dare fiato all’economia e rilanciare l’occupazione”.

Sul punto relativo all’occupazione e agli eventuali danni che ne deriverebbero da una vittoria del “Sì” ecco cosa si legge nel documento del Coordinamento Free: “Uno degli argomenti più utilizzati dai fautori delle trivellazioni riguarda gli impatti occupazionali che deriverebbero dalla vittoria dei SI al referendum. In effetti, le ricadute ci sarebbero ma, contrariamente alle preoccupazioni amplificate dalle industrie del comparto, in senso decisamente positivo. La sospensione delle estrazioni al termine delle concessioni riguarderebbe infatti il ricollocamento, dopo le operazioni di messa in sicurezza dei pozzi, di un numero limitato di persone nell’arco di una decina di anni. La chiusura delle attività di estrazione entro le 12 miglia vedrebbe, d’altra parte, un progressivo aumento di occupati sul versante della pesca e del turismo“.

Secondo i rappresentanti delle più importanti associazioni delle rinnovabili “la partita che si gioca il 17 aprile è destinata ad avere una valenza ben più elevata, anche dal punto di vista dei posti di lavoro che si potranno creare. Come già successo nel caso del referendum sul nucleare, l’intera strategia energetica del paese verrebbe rimessa in discussione. Allora si impedì una scelta che avrebbe fatto gettare al vento miliardi in investimenti inutili (si stanno chiudendo 23 centrali, figuriamoci se si sarebbero completate quelle nucleari) e avrebbe portato l’Enel sull’orlo del fallimento proprio mentre gli scenari energetici mondiali andavano in un’altra direzione”.

La direzione di marcia dello scenario energetico è assente: “Quello che manca a noi è proprio questo. Non abbiamo uno straccio di scenario di decarbonizzazione al 2050 che ci dica se certi investimenti siamo sensati o meno. Manca un percorso che indichi come arrivare agli obiettivi al 2030″.

 

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