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Tito Schipa, il tenore italiano amato dal mondo del rock

Il 16 dicembre 1965 muore a New York il tenore Tito Schipa. Pur nella lontananza dei generi, il mondo del rock statunitense ne onora la figura più di quanto non faccia la lirica italiana.

Il più grande tenore di grazia

Aperto alle novità, quello che è stato considerato il più grande tenore “di grazia” del mondo da tempo segue con simpatia le innovazioni musicali seguite all’esplosione del rock and roll e non si schiera con i conservatori, memore delle difficoltà degli inizi quando in molti criticavano le sue aperture nei confronti della “musica leggera”. «Io sono un tenore lirico prestato alla canzone» replicava a chi lo accusava di “mescolarsi” con un genere poco nobile. La sua voce entra nella storia della canzone italiana con “Vivere”, un brano che, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, diventa un inno popolarissimo e con il suo ottimismo sembra voler esorcizzare i cupi fantasmi di morte che incombono sul tutta l’Europa. Nato a Lecce il 2 gennaio 1888 studia canto con i maestri Gerunda e Piccoli. A vent’anni, senza un soldo in tasca, parte per Milano intenzionato a trovare fortuna nella patria della lirica. Le sue aspirazioni e i suoi sogni si scontrano ben presto con la cruda realtà.

L’arrivo a Milano e l’inizio della carriera

Insieme a molti altri aspiranti cantanti giunti da tutte la parti d’Italia passa le giornate a bighellonare tra la Galleria Vittorio Emanuele e la piazza del Teatro della Scala, in attesa di una scrittura finché qualcuno gli propone di partecipare a un allestimento della “Traviata” di Giuseppe Verdi destinata alle piazze minori. Il debutto avviene nel 1910, al Politeama Facchinetti di Vercelli. Inizia così una carriera folgorante, che lo porterà a ottenere trionfi in Italia e all’estero. Negli anni Trenta debutta nel cinema come attore-cantante di film musicali come “Vivere!”, “Chi è più felice di me?” e “Terra di fuoco”, destinati a diventare uno straordinario trampolino per il lancio di canzoni di successo. Nonostante la sua popolarità non è amato dal fascismo che lo sospetta di simpatie per generi musicali non in linea con la cultura ufficiale del regime. Nel 1958 lascia il canto e si trasferisce negli Stati Uniti per dedicarsi all’insegnamento. Dopo la morte la sua attività trova un degno continuatore in suo figlio, Tito Schipa Jr., uno dei più effervescenti e innovativi personaggi della scena beat italiana.

 

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