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Sergio Corbucci, il regista che rovesciò gli stereotipi

Il 6 dicembre 1927 nasce a Roma Sergio Corbucci, grande creatore di pellicole di successo, una pietra miliare del cinema italiano. Intelligente e geniale è considerato con i suoi amici Sergio Leone e Duccio Tessari uno padri del western all’italiana, anche se nella sua carriera  attraversa un po’ tutti i generi.

“Djanco” è paradigmatico

La caratteristica principale del suo cinema è quella di giocare a rovesciare gli stereotipi fissando nuove regole poi destinate a essere superate dalla pellicola successiva. L’approccio al western all’italiana è proprio così. Paradigmatico in questo senso è il suo “Django”, un western crudele, violento e sanguinario che estremizza il personaggio dell’antieroe tipico dell’interpretazione italiana della storie di frontiera. Fin dalle prime scene si capisce che l’intenzione di Corbucci è quella di portare all’estremo quelli che sono i codici dell’antieroe del western all’italiana. Se Sergio Leone in “Per un pugno di dollari” fa arrivare Clint Eastwood nel villaggio a cavallo di un mulo, il suo amico Corbucci toglie addirittura di mezzo la cavalcatura segnando una cesura ancora più netta con il modello statunitense. Prima ancora che scorrano i titoli di testa Django sta già camminando nel fango con la bara al traino e sulle spalle la sella di un cavallo inesistente che gli appesantisce il passo. Nel duello finale del suo film “Il grande silenzio”, considerato dai cultori del genere il miglior western all’italiana in assoluto (cioè meglio anche di quelli celebratissimi di Sergio Leone) fa morire il buono e trionfare il cattivo.

Fantasia e intelligenza

Regista estremamente prolifico nella sua lunga carriera gira oltre settanta film, eppure al cinema arriva quasi per caso e senza seguire la trafila delle scuole specifiche. Non ha ancora vent’anni quando entra in contatto con il mondo del set, delle cineprese e delle pellicole lavorando come giornalista. Le esperienze cinematografiche vere e proprie iniziano nei primi anni Cinquanta quando diventa aiuto di un celebre artigiano del cinema dell’epoca come il regista Aldo Vergano. Varie sceneggiature prevalentemente di commedie precedono il suo debutto alla regia nel 1951 con il drammone ‘Salvate mia figlia’ girato prima ma arrivato nelle sale dopo ‘La peccatrice dell’isola’ che in qualche biografia viene segnalato come la prima pellicola diretta in proprio da Corbucci. Dotato di un buon intuito e di un notevole eclettismo vive da protagonista gli anni d’oro dell’industria cinematografica italiana nei generi più disparati. Dal mitologico al giallo, dal western alla commedia dà grandi dimostrazioni della sua capacità di combinare con fantasia e intelligenza budget non altissimi e gradimento del pubblico. Il primo vero successo della sua carriera arriva nel 1961 con ‘I due marescialli’, una commedia degli equivoci ambientata nei concitati giorni dell’8 settembre 1943 e interpretata da Totò e Vittorio De Sica. Chiusa la formidabile e quasi esclusiva epopea del western all’italiana negli anni Settanta sperimenta nuove strade per la commedia dirigendo attori come Giancarlo Giannini, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, le coppie Renato Pozzetto – Adriano Celentano, Vittorio Gassman – Paolo Villaggio e Bud Spencer – Terence Hill, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Laura Antonelli, Enrico Montesano e molti altri. Nella lunga serie di pellicole brillanti fa eccezione nel 1982 il malinconico poliziesco “I giorni del commissario Ambrosio” con Ugo Tognazzi. Corbucci muore a Roma, la sua città natale, il 2 dicembre 1990.

 

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