Durante il restauro di routine di un’antica statua cinese di un Buddha seduto, alcuni ricercatori olandesi hanno trovato, al suo interno, i resti mummificati del monaco buddista Liuquan, vissuto quasi 1.000 anni fa.
Il segreto, nascosto all’interno della statua interamente dipinta in oro, è stato scoperto già qualche anno fa, quando cioè gli archeologi iniziarono il restauro della statua, mentre lo studio dei resti umani sono stati approfonditi solo durante la fine dello scorso anno, dopo alcune scansioni effettuate sui campioni di tessuto.
La mummia di un antico monaco nascosto in una statua del Buddha
Nel 2013, i ricercatori hanno condotto una TAC della mummia presso il Mannheim University Hospital in Germania, rivelando una scoperta senza precedenti. Durante una scansione, effettuata presso il Meander Medical Center di Amersfoort, nei Paesi Bassi, i ricercatori hanno anche fatto un ritrovamento ancor più affascinante: quello che pensavano fosse tessuto polmonare in realtà era carta, piccoli pezzi di carta che riportavano un antico testo cinese.
Vincent van Vilsteren, curatore di archeologia presso il Museo Drents nei Paesi Bassi , dove la statua del Buddha è stata esposta lo scorso anno, ha chiarito che è stato possibile risalire all’identità della mummia, proprio grazie al testo riportato sui pezzi di carta: il monaco buddista si chiamava Liuquan e potrebbe essere stato venerato come un Buddha portatore dell’illuminazione.
La statua di cartapesta, ricoperta di lacca e vernice dorata, ha dimensioni umane ed ha vissuto una storia ancora poco chiara. La statua è stata probabilmente ospitata in un monastero nel sud-est della Cina per secoli e potrebbe essere stata contrabbandata dal paese durante la Rivoluzione Culturale, un tumultuoso periodo di sconvolgimento sociale nella Cina comunista iniziato nel 1966, quando cioè il presidente Mao Zedong, confiscò i beni dei suoi cittadini con l’intenzione di smantellare i sistemi di istruzione e distruggere le istituzioni culturali considerate “borghesi”.
Una storia misteriosa
La statua fu comprata e poi rivenduta nei Paesi Bassi quando, nel 1996, un privato cittadino decise di risolvere il mistero delle crepe che caratterizzavano l’oro della verniciatura esterna. Quando la statua fu rimossa dalla sua piattaforma di legno, gli archeologi notarono due cuscini blasonati con un testo in cinese, posti sotto le ginocchia della statua. Rimossi i cuscini, furono scoperti i resti umani.
Mummie appartenenti a questo periodo (tra l’11° e il 12° secolo) sono abbastanza comuni in Asia: in Mongolia è stato recentemente trovato un vecchio monaco mummificato da 200 anni, ancora nella tradizionale posizione del loto a gambe incrociate.
Forse un processo di automummificazione
Non è chiaro esattamente come Liuquan sia stato mummificato, ma in Cina, come anche in Giappone, nel Laos ed in Corea, esiste una tradizione di auto-mummificazione in cui i monaci si nutrivano di piccole quantità di grano saraceno, pasta di noci e nocciole raccolte nelle foreste circostanti. Questo serviva per ridurre la quantità di grasso prima della decomposizione.
In una seconda fase poi, mangiavano solo corteccia e radici di pino, per diminuire la quantità di acqua nel corpo e bevevano un infuso altamente tossico che provocava vomito, sudore e frequente minzione. L’elevato livello di disidratazione e intossicazione, li portava ad una possibile eliminazione di microrganismi che ne acceleravano la morte.
Pronti al decesso, essi venivano chiusi in una cassa di legno e posizionati a tre metri di profondità nel terreno, con una canna di bambù per respirare, potendo sempre segnalare di essere ancora in vita tramite una campanella. In questo modo essi potevano meditare fino alla morte.
La statua è oggi esposta presso il Museo di Storia Naturale ungherese a Budapest.
Fonte: livescience