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Sardegna: il tramonto di un paradiso

Sardegna: il tramonto di un paradiso

Il 27 febbraio scorso a Porto Torres c’è stata la prima proiezione, la sala “Filippo Canu” in via Vittorio Emanuele si è riempita velocemente di gente e, nonostante il maltempo, non c’era posto a sedere per tutti. Un pubblico variegato, giunto da tutta la Sardegna per assistere alla presentazione del documentario ‘Sardegna: il tramonto di un paradiso’, realizzato dal Lion’s Lab, sette ragazzi poco più che ventenni innamorati della loro terra e del videomaking.

Carlo Gaspa e Shary Arca, l’intervista

Ho avuto la fortuna di poter intervistare Carlo Gaspa e Shary Arca, regista e ideatore del film- documentario. Ci incontriamo a Sassari, la loro città.

Sono stati impegnatissimi, 25-26 date in meno di due mesi “e adesso iniziano le proiezioni fuori dalla Sardegna”, ci racconta Carlo pronto a partire alla volta di Pisa, Berlino e Londra. Giovanissimi, 24 anni, prossimi a laurearsi in giurisprudenza, ne avevano appena 22 quando hanno dato via al progetto. Un’idea che è partita da Shary: “Avevo seguito una lezione dove si parlava di diritto ambientale, lì mi hanno nominato il rapporto SENTIERI, tutto questo mi ha colpito profondamente, lo scoprire che la terra dove sono nata e cresciuta è stata contaminata; ho cominciato le mie ricerche, spulciato il registro tumori, compreso che effettivamente l’incidenza in questa zona è decisamente più elevata… Ne ho parlato con Carlo, e da li è iniziato il progetto, che all’inizio doveva essere un breve video. Ma poi il materiale raccolto è aumentato, ed è nato il documentario”.

SENTIERI – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento

SENTIERI è lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti al rischio da inquinamento, studio avviato nel 2007 nell’ambito del Programma strategico nazionale “Ambiente e salute”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della salute, con lo scopo di studiare la mortalità delle popolazioni residenti nei cosiddetti SIN (Siti di interesse nazionale per le bonifiche), per individuare le priorità negli interventi di risanamento ambientale e per la prevenzione delle patologie causate da fonti di esposizione ambientale.

In Sardegna i siti interessati sono prevalentemente due: l’area industriale di Porto Torres – Sassari e la zona del Sulcis Iglesiente/Guspinese, almeno stando alle fonti ufficiali. Ed è sul destino di queste zone che si concentra il documentario. “Ci sarebbero altre aree di cui avremmo potuto parlare, quando giriamo per le proiezioni spesso ce lo fanno notare. Perchè non avete parlato anche di Ottava, ci dicono. Ma il lavoro sarebbe diventato enorme, bisognava fare una scelta”,  mi raccontano. Il progetto è stato in parte finanziato attraverso il crowndfounding, per circa un terzo. “Gli altri due terzi li abbiamo tirati fuori dalle nostre tasche, magari non sono moltissimi soldi in termini assoluti – dice Carlo ma per degli studenti è una cifra importante”.

Due anni di riprese realizzate per tutta la Sardegna, studi, ricerche… Un bell’impegno, che non è ancora terminato. “Amiamo la nostra terra, abbiamo avuto possibilità di andarcene, ma vogliamo restare qui, fuori ci mancherebbe il mare.” Come biasimarli?

La Sardegna è una terra di una bellezza travolgente. Alla prima c’erano anche le autorità locali, come hanno reagito?

Temavamo le contestazioni,” ci spiega Shary. “In corso d’opera ci sono arrivate minacce, ci consigliavano di lasciar perdere”.

Da parte di chi?

“Operai per lo più, gente che magari teme di perdere il lavoro…ma come puoi accettare di lasciarti avvelenare?” 

Invece, per fortuna, è filato tutto liscio…

“Alla fine diversi assessori sono venuti a complimentarsi con noi” .

Carlo e Shary, come molti altri, hanno visto parenti, amici o conoscenti morire di tumore in questi anni. Ma se ne parla di questo in Sardegna?

“Se ne parla, ma se ne parla male, e non abbastanza, qualche articolo che esce qui e lì, nulla di più.  Girando per le proiezioni ci siamo resi conto che una fascia di popolazione, i più anziani, queste cose le sa. Alla fine delle proiezioni partono spesso discussioni interessanti, con i giovani è più difficile, spesso le ignorano completamente. Abbiamo quindi cominciato a girare anche per le scuole, un’esperienza molto interessante, è bello vedere come rispondono i giovani”.

A quale obiettivo miravate nel realizzare il documentario?

“Noi vorremmo aumentare la consapevolezza sul territorio, questo ci basta. Nell’immediato quello che ci preoccupa è il progetto di costruire un inceneritore qui a Sassari, speriamo con questo nostro lavoro di risvegliare l’animo comune in difesa del territorio”, afferma Carlo.

Si sta decidendo in effetti se costruire o meno un nuovo inceneritore in terra sarda, oltre a quelli di Tossilo e Macchiareddu, proprio nella zona del sassarese, una zona che è stata colpita già duramente da un punto di vista di inquinamento ambientale. E per voi cosa volete?

“Di sicuro vogliamo terminare gli studi, anche se continueremo ad occuparci delle questioni ambientali”, risponde senza dubbi la bella Shary, e mi racconta di aver dovuto superare notevoli resistenze per accettare di apparire in pubblico.

Semplice, genuini, competenti e con i piedi per terra, davvero distanti dalla superficialità della patina da copertina… Forse semplicemente sardi?

“Delle volte mi sento come facente parte di una minoranza”. ammette Carlo, che riconosce in se l’orgoglio della sua regione.

Ora stanno lavorando anche ad un altro interessante progetto per valorizzare le molte risorse ambientali e culturali dell’Isola, progetto di cui spero di potervi parlare a breve, e con ogni probabilità usciranno nuovi capitoli del documentario.

“Inizialmente l’idea era quella di una trilogia, non so se sarà possibile realizzarla, per il primo ci abbiamo messo due anni!”.

Ovviamente ce lo auguriamo e nel frattempo vi consiglio, se non l’avete ancora fatto, di vedere Sardegna il tramonto di un paradiso.

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