«La moda non è solo mercato ma è anche… solidarietà». A dirlo è Santo Versace a dailygreen.it. «Bisogna puntare – avverte – ad un nuovo progetto di economia anche nella moda».
Santo Versace, una moda sostenibile e solidale
- Il suo concetto di moda?
La moda è vita, comunicazione, è ovunque. Tutti si vestono, e tutti, per un appuntamento che sia di un uomo con una donna o di una donna con una donna, non ha molta importanza, pensano allo stile. Se si pensa al clero, all’aristocrazia, ognuno ha la sua divisa.
Investire nell’abbigliamento è un modo di comunicare. La moda c’è, dunque, sempre. Ma quando si parla di moda si parla anche di aziende che nascono dalla creatività di un singolo. La Versace, per esempio, nasce perché c’è stato Gianni Versace, Armani nasce grazie a Giorgio.
- Stiamo ancora vivendo una crisi economica mondiale, questa ha toccato anche il vostro settore?
Quando si parla di crisi in realtà non si tiene conto del fatto che, durante quelli che sono stati considerati anni bui per l’Europa, il mercato mondiale, in realtà, si è sviluppato tantissimo. I signori della moda italiani sono bravissimi a conquistare altri mercati. Ricordo che abbiamo cominciato a intrattenere rapporti con la Cina solo nel 1992, prima, ricordiamo c’era il muro di Berlino, e la Cina ha aperto le sue porte solo nei primi anni ’90. Il mercato negli anni della crisi si è in realtà moltiplicato. Ora si guarda, soprattutto, a tutti i Paesi dove è in corso uno sviluppo economico ma si guarda in modo diverso alla moda anche puntando sulla sostenibilità. Gli Stati Uniti, ora, in questo settore, sono partiti alla grande insieme al Canada.
- Ed il mercato interno?
Il mercato interno si sta riprendendo e si può rilanciare anche redistribuendo il reddito. Questo secondo me è fondamentale ma bisogna puntare ad un nuovo concetto di economia anche nella moda.
- Non solo moda… Versace punta anche sulla solidarietà…
Sì. E’ da dieci anni che sono presidente della fondazione Operation Smile. Si tratta di una fondazione nata in America nel lontano 1992, e che ora è presente in 60 Paesi. Da allora abbiamo operato più di 240mila bambini. La fondazione italiana è nata nel 2000, io ne sono Presidente da dieci anni, e questo è davvero un progetto fantastico perché raccogliamo i fondi per i bimbi disagiati anche per quelli che vengono maltrattati. La cosa più bella è vederli tornare a sorridere e a vivere normalmente.
- Ci spieghi meglio di cosa si tratta…
Stiamo raccogliendo fondi per aprire altre “smile house” a Milano. La apriremo presto anche a Roma. Abbiamo continuato anche un lavoro di collaborazione con la Marina Militare cooperando con l’operazione Tahiti. Abbiamo circumnavigato l’Africa con la Cavour ed ora vorremo aprire altre smile house a Bologna e nel Sud d’Italia.
Stiamo implementando anche alcuni programmi come in Nicaragua per realizzare degli ospedali. E abbiamo intenzione di cooperare anche con altri Paesi anche perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noti i risultati della nostra fondazione: Operation Smile ha i più alti parametri sanitari per l’oma. Per questo stiamo tentando di stringere accordi anche con altri Paesi proprio per esportare il nostro stile che non è solo moda.
Abbiamo l’obiettivo di realizzare delle strutture che operino 365 giorni l’anno, io direi anche 366 perché ci sono anche gli anni bisestili… Quindi creare strutture educare i medici fare formazione fa parte di questo programma.
- La moda, dunque, non è solo mercato…
No è anche solidarietà.