Fino al 15 settembre 2018 sculture ed installazioni d’Arte al Parco Naturalistico e Archeologico di Vulci, Domus del Criptoportico, mentre una della sculture di Frammenti di Paesaggio è posta sul lungomare delle Murelle a Montalto di Castro. Titolo dell’iniziativa “Vulci Mon Amour. Frammenti di Paesaggio/Frammenti di Sottosuolo” –
Vulci è un’antica città etrusca nel territorio di Canino e di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, nella Maremma laziale. Fu una delle più grandi città-stato dell’Etruria, con un forte sviluppo marinaro e commerciale in contatto con la Grecia e le regioni orientali del Mediterraneo. Splendidi oggetti sono tornati alla luce e vaste Necropoli sono state scoperte in località Poggio Maremma, Cavalupo, Ponte Rotto, Polledrara, Osteria, Campo Maggio e Camposcala. Tra le più note tombe vi è il grandioso tumulo della Cuccumella, la Cuccumelletta, la tomba François, quelle dei Tori, l’imponente Tomba della Sfinge.
La Fondazione VULCI con il Comune di Montalto di Castro, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale e della Delegazione FAI Viterbo presentano la mostra “Vulci Mon Amour. Frammenti di Paesaggio/Frammenti di Sottosuolo” – ideata da Mara van Wees, a cura di Gianna Besson e Francesca Perti, con le opere di Lucilla Catania, Tommaso Cascella, Francesco Castellani, Andrea Fogli, Antonio Grieco, Massimo Luccioli, Jasmine Pignatelli, Paolo Torella, Mara van Wees, B. Zarro.
Il progetto espositivo nel Parco Naturalistico e Archeologico di Vulci, ha preso vita nel 2016 con la mostra Pietra Liquida all’interno del Criptoportico e proseguita poi con Il Codice Vulci nel 2017. Un grande successo di pubblico ha promosso ulteriori eventi espositivi di arte contemporanea. Quest’anno si amplia l’offerta artistica, aggiungendo all’esposizione sotterranea nel criptoportico un percorso in esterno, che si adatta a dialogare con una Memoria etrusca, ma anche romana e cristiana.
Il titolo Vulci Mon Amour è un atto dovuto a questa invasione artistica di sguardi ed elaborazioni, sicuramente innamorati e nostalgici di un tempo ormai mitico, ma scisso, come ci avverte la sequenza del sottotitolo, in un programma d’intenti – Frammenti di Paesaggio/Frammenti di Sottosuolo. Tutto questo forse a causa della nostra inadeguata cura delle archeologie, ma anche per l’ambiguità stessa che emana da queste ed altre rovine, disperse in una Natura ancora numinosa e pagana, regina di antichi splendori, ma poi abbandonata a se stessa, in un imploso ed arcano Sacer. E’ una parola questa che vale due aggettivi, l’uno significa il contrario dell’altro, ma insieme esprimono una totalità, indivisa, come nel significato opposto delle parole primordiali. Queste ed altre stazioni importanti erano meta del Gran Tour dei giovani nobili europei … che non disdegnavano portar via “per ricordo” frammenti di archeologie, perfino sparando con i fucili per staccare pezzi di affreschi e mosaici, così come si spara agli animali selvatici per mangiarli e/o esibirli imbalsamati. Naturalmente invece c’erano anche gli artisti, pittori che ritraevano queste archeologie con grande rispetto, per conservarne memoria ben oltre la loro inevitabile distruzione temporale; lo stesso Goethe, grande narratore, sentiva la necessità di illustrare il suo diario con disegni ed acquarelli.
Come scrive Francesca Perti, una delle curatrici, nella sezione Frammenti di paesaggio – “Possiamo ancora parlare di Italienische Reise a proposito dei viaggiatori che scendono da un volo low cost, dopo aver prenotato i biglietti della visita ai Musei Vaticani sul loro smartphone? Mi pare che l’onnipotenza del qui e ora, estremizzata dalla continua connessione, sterilizzi l’esperienza del bello, la trasformi in un’operazione chirurgica in cui ogni deviazione dal protocollo medico costituisca un pericolo per il paziente. Ogni imprevisto, ogni imperfezione, ogni ritardo deve essere eliminato, sanitizzato. L’uomo contemporaneo di fronte all’arte sembra un cane pavloviano prigioniero del meccanismo stimolo-risposta. La sindrome di Stendhal è una delle malattie debellate dal mondo contemporaneo come la peste nera o lo scorbuto.” Per poi proseguire – “Guardo Vulci e penso che l’unico Goethe contemporaneo sia l’artista, alla ricerca dell’esperienza della bellezza, nel disperato tentativo di perdersi come un novello Stendhal e di ritrovarsi nella ricerca della forma, per lanciare dadi di bellezza in questo brevissimo gioco che alcuni si ostinano a chiamare vita.”
Gianna Besson, l’altra curatrice, relativamente alla sezione Frammenti di Sottosuolo, scrive – “Come l’Angelus novus del quadro di Klee, l’angelo della Storia descritto da Walter Benjamin, che rivolto al passato e desideroso di ricomporne le rovine viene però spinto inesorabilmente verso il futuro dal vento del progresso, cosi l’arte contemporanea di ‘Frammenti di sottosuolo’ evoca l’antico plasmando il futuro. Gli artisti, i materiali, le ispirazioni, insieme con la storia arcaica del criptoportico, scrutano la memoria per orientarsi al divenire di domani. I materiali di questi luoghi ancestrali, legati alla storia e alla natura, scelti dagli artisti, sembrano i più adatti a esprimere quell’anelito rievocativo essenziale all’espressione artistica e nello stesso tempo a includere e capire l’universo di oggi. L’invito è a percorrere un viaggio che parte dai cunicoli di un antico criptoportico romano, sepolto tra le rovine etrusche di un parco archeologico, per arrivare in luoghi lontani, nello spazio di una costellazione.”
Catalogo con i testi critici di Mara Van Wees e Carmelo Messina – Ideazione e progetto espositivo di Mara Van Wees.
Parco naturalistico e archeologico di Vulci – Montalto di Castro (VT) Orari: ore 9 – 19 – dal 01.09.2018 ore 9 – 18. info@vulci.it – tel: 0766.89298 – 0766.870179 – http://vulci.it/parco-di-vulci/ – www.melaseccapressoffice.it