Quando l’Unione Sovietica crollò, gli agricoltori abbandonarono ben 1.000.000 di ettari di terreni agricoli e si diressero verso le città in cerca di lavoro. Una nuova ricerca condotta da scienziati europei, ha svelato i benefici che quel radicale cambiamento di uso del suolo ha apportato al clima. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Global Change Biology, la vegetazione selvatica, che cresce sulle ex terre agricole URSS dal 1990, ha succhiato fino a circa 50 milioni di tonnellate di carbonio ogni anno.
In Russia i terreni incolti pieni di carbonio
Il terreno agricolo abbandonato è probabilmente il più grande deposito di carbonio prodotto dall’uomo, ma questo è avvenuto a costo di enormi difficoltà sociali ed economiche.
Dal momento che la terra, in Russia, è rimasta incolta, altre 261 milioni di tonnellate di carbonio saranno assorbite nel corso dei prossimi 30 anni.
Solo a questo punto, tra trent’anni, il paesaggio russo raggiungerà di nuovo l’equilibrio.