Da sempre Roma è la città dai mille volti. Chi la esalta e chi la biasima. Chi la ama e chi la odia. Chi l’apprezza e chi la denigra. Ma pochi hanno davvero provato a comprenderne l’anima più profonda, la “filosofia” di vita e il suo modo di “stare al mondo” osservandola nella sua quotidianità. E tra chi vi è riuscito c’è sicuramente Davide Desario nel suo libro #RomaBarzotta. Cronaca di una città sempre a metà (Avagliano, 2015).
#RomaBarzotta, laa narrazione della Capitale di Davide Desario
La Roma, “madre e matrigna” di Davide Desario
Classe ‘71, in forza a Il Messaggero dal 1995 come cronista e attualmente responsabile della pagina web del quotidiano romano, Davide Desario è un giornalista cresciuto sui marciapiedi della Capitale, una città che ha sempre raccontato con lo sguardo curioso e appassionato tipico di chi ama profondamente il suo mestiere. Con l’introduzione del direttore del Messaggero Virman Cusenza, #RomaBarzotta si compone di oltre cento racconti tratti dalla rubrica “Senza rete” e riguardanti vicende giornaliere di Roma, quasi a catturare delle “immagini” della metropoli capitolina.
Ne esce fuori una vera e propria narrazione della Capitale, di una città, com’è stato sottolineato da un autorevole giornalista, “sempre a metà, divisa tra grandezza e pressappochismo”. Grazie a questi brevi racconti, Davide Desario ci descrive i vari profili della Capitale, umani, sociali e politici. Roma diventa il simbolo dove coesistono bellezza e degrado, spesso a pochi metri l’un dall’altro; dove convivono luoghi alla moda decisamente “patrizi” con periferie abbandonate vissute da “plebei”; dove coabitano situazioni di consueta indifferenza da parte delle Istituzioni comunali con grandi slanci di generosità popolare. Scorrendo le pagine del libro, si intuisce come Roma aspiri a essere una grande metropoli internazionale, moderna ed efficiente ma, al fondo, ricade sempre nel suo mood esistenziale, pigro e sbracato, tendenzialmente reazionario. E sempre alle prese con i suoi storici problemi materiali: traffico, trasporti e rifiuti. Nelle parole di Davide Desario, Roma assume le fattezze di una bella donna, un po’ sciasciona per dirla alla napoletana, di cui non riesci a resistere alla sua forza d’attrazione e che ti fa sempre sognare (pag.37). E forse aveva ragione il sociologo Franco Ferrarotti quando la definiva “madre e matrigna”; ti respinge ma ti attira, ti allontana ma ti fa sempre avere il desiderio di tornarci perché, al fondo, chi è nato a Roma ha radici forti, uniche e vive (pag.79).
Il viaggio nella romanità di Davide Desario
A leggerli attentamente, i racconti metropolitani di Davide Desario ci conducono dentro una sorta di itinerario nascosto dentro la romanità più autentica degli abitanti della Capitale. Le sue cronache “minute” fotografano i meandri psicologici più segreti di Roma e dei romani, sempre più raffigurati come dei veri e propri “eroi” urbani in grado di sopravvivere a una città non ancora “adulta” e capaci di conservare ancora una grande carica umana.
E allora si può leggere “der core de roma” profondo che trovi tra le corsie d’ospedale dove il romano sbuffa, s’arrabbia e impreca ma mostra tutta la sua genuina umanità (pag.13) così come, se capita di smarrirsi nella metropolitana, c’è sempre qualcuno che ti dice “seguimi che te ce porto io” (pag.34). Nelle pagine di #RomaBarzotta si capisce meglio l’ironia feroce e dissacrante dei romani in quel “daje batman!” urlato a una suora in corsa per prendere un treno (pag.51) perché Walter Finocchiaro (il personaggio interpretato da Franco Bernabucci in Compagni di scuola di Carlo Verdone) è dentro ognuno di noi e ai romani “a battuta je piace” (pag.37). Non poteva mancare l’ingombrante presenza del Capitano della “Magica” in quello che accade nella Capitale perché, si sa, Roma si identifica talmente tanto con Francesco Totti da oscurare anche l’altro illustre Francesco, Papa Bergoglio (Pag.29) e, proprio perché si tira in ballo Er Pupone, ecco la rivalità cittadina tra Giallorossi e Biancocelesti perché a Roma “volenti o nolenti, l’unica certezza [è che] i laziali sono laziali, i romanisti sono romanisti” (pag.47).
E, sullo sfondo, riaffiora sempre la Grande Bellezza dell’Urbe che si manifesta anche tra i viali del Cimitero monumentale del Verano dove s’incontrano tombe di tutte le classi sociali e di tutte le professioni e che fanno esclamare a Davide Desario che “esci e pensi che eri entrato senza conoscere nessuno e che invece quegli sconosciuti ti hanno aiutato a trovare te stesso, Più romano. Più vivo. Più forte” (pag.73), così come lasciano senza fiato i tramonti di Roma dove, per alcuni istanti, l’azzurro del cielo diventa rosso fuoco, capace di farti dimenticare tutti i pensieri restituendoti l’orgoglio di essere nato nella Città Eterna (pag.85). E anche chi non è romano, dopo un po’ di tempo trascorso tra le amorevoli braccia della “madre e matrigna”, non può più farne a meno perché Roma, se la leggi al contrario, diventa Amor.