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Roma, gli operatori dell’usato vogliono politiche concrete

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La Rete Nazionale degli Operatori dell’Usato (Rete ONU) contesta le parole dell’Assessore all’Ambiente del Comune di Roma Paola Muraro, che definisce “primo esempio di economia circolare in Italia” le “riciclerie pubbliche” che dovrebbero essere realizzate a Roma.

Riciclerie pubbliche: usato e virtuoso

Come spiega ad Ansa Paola Muraro, Assessore all’Ambiente del Comune di Roma, le riciclerie pubbliche sarebbero luoghi dove la domanda e l’offerta dei cittadini romani possano incontrarsi: si potranno portare oggetti fuori moda, ma ancora funzionanti, di cui ci vuole disfare, in modo che chi ne ha bisogno possa recuperarli, sempre all’interno delle riciclerie. “I rifiuti sono risorse, il materiale che viene oggi buttato può essere o riciclato o riutilizzato” –  “Un televisore il cui modello non ci piace più può essere utilizzato da un’altra famiglia. Per questo faremo delle riciclerie, già diffuse in Francia, e vorremmo arrivare ad averle pubbliche. Visto che ci sono tante persone in difficoltà economia è giusto che esistano questi centri, dove chi viene a prelevare gli oggetti paga magari un prezzo solo simbolico, per la gestione”.
Riciclerie: un tema che merita maggiore attenzione

Secondo il portavoce degli operatori dell’usato del Lazio Antonio Conti “domanda e offerta dei beni durevoli riutilizzabili, per ovvi motivi tecnici, operativi ed economici, non possono incontrarsi presso isole ecologiche o riciclerie pubbliche in virtú di uno scambio spontaneo tra cittadini. Ma sono indispensabili operazioni quali: la selezione, lo stoccaggio, la classificazione, l’assortimento e la distribuzione di cui vanno sostenuti i costi. Se non fosse cosí il settore dell’usato semplicemente non avrebbe ragione di esistere”.

“É impensabile – precisa il portavoce del Coordinamento regionale del Lazio di Rete ONU – che chi abbia bisogno di un divano usato vada in un luogo pubblico nella speranza che qualcuno glielo porti precisamente in quel momento o lo abbia appena portato”.

Secondo Pietro Luppi, del Comitato Scientifico di Rete ONU (Rete nazionale degli operatori dell’usato) “di fronte a paesi o territori europei dove le amministrazioni cominciano a darsi obiettivi seri di riutilizzo e preparazione per il riutilizzo, e a strutturare di conseguenza vere filiere, è impensabile che a Roma si proponga l’ennesimo progetto che promuove genericamente l’idea di riuso inibendone la possibilitá che possa essere una reale alternativa allo smaltimento”.

Gli operatori dell’usato sono stanchi di parole vuote

“Gli operatori dell’usato romani da quasi 15 anni propongono invano alle giunte di turno di applicare politiche concrete perchè nascano filiere di riutilizzo nella città capaci di generare sviluppo locale e risultati ambientali. Bisogna puntare alla reimissione in circolazione sistematica dei beni riutilizzabili, cosa piú difficile che lanciare slogan sul baratto, ma il settore del riuso è stanco di parole vuote e non aspetta altro che poter collaborare con l’amministrazione per creare economie virtuose a vantaggio di tutta la cittadinanza”, ha proseguito Conti.

Conti ha poi spiegato che “è solo con approcci seri e capaci di sostenere i loro costi di operazione che la solidarietà ha possibilità di aumentare e moltiplicarsi. Se parte dell’obiettivo è favorire le fasce deboli della cittadinanza, le esperienze pregresse dimostrano che i centri di riuso che si rivolgono al mercato dell’usato possono dare un contributo infinitamente superiore a quelli di un centro di riuso fondato sul baratto o sul puro volontarismo”.

“Bene quindi” – ha concluso Conti – “l’attenzione dell’Assessore Muraro sul tema del riuso ma ci auguriamo che a Roma il riutilizzo diventi finalmente oggetto di una seria riflessione. Confidiamo che su questo tema la nuova amministrazione romana mostri di voler davvero fare qualcosa in piú rispetto a quelle precedenti”.

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