A causa degli ultimi eventi la presentazione dell’ultimo numero di ABACO, aperiodico di cultura contemporanea prevista per il 12 marzo 2020, è rinviata a data da destinarsi.
Abaco/rivista aperiodica di cultura contemporanea, è stata fondata nel 1977 da Luciano Caruso e Giampaolo di Cocco. Da allora ospita principalmente interventi di grafica e scritti di artisti visivi e/o letterati, ma accoglie anche altro, poiché i fondatori credono che la cultura delle arti visive sia sostanzialmente trasversale alla società, poiché immagini e parole viaggiano insieme nel nostro mondo ed a volte, eticamente, integrandosi a vicenda nell’interpretare la nostra realtà. La direzione di Abaco invita quindi i a partecipare nei prossimi numeri, artisti noti o ignoti, ma anche persone d’ingegno non necessariamente artisti, portatori di idee nuove e punti di vista particolari. Apertura totale quindi a chi ha voluto o volesse interagire in questa nuova prospettiva, collaborando a questo progetto interattivo, o modo di intendere un’epoca Ipermoderna, dove Caos e Complessità confinano e si definiscono vicendevolmente.
Parlando della rivista, non si può non parlare di Abaco Space / Contemporary Art, Centro d’Arte e di pensiero che sorge a Kunow nel Brandenburgo, a circa 80 Km dal confine della città di Berlino. E’ questo un centro che ospita lo studio e gli spazi espositivi di Giampaolo di Cocco, l’artista fiorentino che si è innamorato di questa ex fattoria prussiana e l’ha restaurata ed eletta come luogo di vita e lavoro. In questo spazio multifunzionale sono periodicamente invitati artisti ed intellettuali per mostre, performance, conferenze, concerti ecc. Il nostro giornale ha già dedicato a questo spazio un articolo – https://www.dailygreen.it/giampaolo-di-cocco-al-festival-of-nature-berlino-2019-e-abaco-space-contemporary-art/
Tornando alla rivista, come sottolineano i fondatori, i numeri pubblicati fino ad oggi sono presenti in archivi pubblici e privati, tra i quali la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il Kunsistorisches Institut di Firenze, il Museo Pecci di Prato. Nell’editoriale si legge:
- Questo nuovo numero di Abaco nasce in un momento in cui arte e conoscenza non godono forse di un diffuso interesse. E’ sempre più difficile infatti trovarsi liberamente tra artisti in circoli attivi di informazione e discussione. Ognuno cerca di salvare sé stesso, tentando di farsi trainare da centri dotati di una certa forma di potere ufficiale, come se la cultura dipendesse da questi. E’ stato un processo lungo e continuo che ci ha portato a questa situazione. Abaco è nato in un tempo in cui viceversa si riponeva molta fiducia nella cultura liberamente espressa e nonostante i tempi siano decisamente cambiati, continua oggi nel proprio indirizzo alla ricerca di originalità e forza espressiva. Per la Redazione di Abaco 20 Giampaolo di Cocco, Gennaio 2020
In questo numero della rivista sono presenti: Beppe Piano 2019 –
- Mathematical Code_Codex Atlanticus nasce dalla illegittima relazione tra due codici apparentemente inconciliabili. Da una parte il Codice Matematico che genera partiture romatiche o strutture compositive in virtù della applicazione di funzioni matematiche complesse, dall’altra il noto codice leonardesco in cui sono rappresentati disegni e progetti inerenti strumenti, armamenti, ponti e macchine dalla funzione diversa. Per quanto attiene il Codice Matematico e le relative strutture compositive sono intervenuto nella modifica della gamma tonale, del contrasto e della definizione, operando quindi solo in termini di post produzione. Per quanto attiene il Codice leonardesco ho effettuato uno sviluppo in negativo e un suo ribaltamento in termini tonali, accentuando anche in questo caso il contrasto e la definizione in termini grafici. (…)
Seguono i disegni di Aroldo Marinai ispirati dal romanzo di Pierluigi Logli “Il piccione e il gabbiano” e due racconti brevi “Flagello?” e “Astio” di Pierluigi Logli, un mio breve testo critico sul L’intermittenza dell’immaginario, un breve, suggestivo racconto ed una foto di Virginia Panichi, Come divenire goccia. Infine la cronaca dell’ideazione e della creazione dell’opera L’Apoteosi di Benedetto Varchi di Giampaolo di Cocco, le poesie visive di Stefano Benedetti e le foto di Michele Maria Caruso (Filippo Gatto).
Vorrei inserire qui alcuni brani da L’Apoteosi di Benedetto Varchi di Giampaolo di Cocco perché esemplare, ma soprattutto sintomatico di una civiltà, la nostra, dell’oblio, dell’indifferenza e dell’oltraggio alla storia. Essendo nata questa ideazione a Firenze, città spesso sprofondata nella malinconia e nella superficialità, si può assistere ad una vera e propria trasformazione della memoria perduta in apoteosi –
- Dev’essere stato nella primavera del 2016 quando visitando una mostra al chiostro di ponente in via Alfani a Firenze mi accorsi che stavo calpestando la tomba di Benedetto Varchi. (…) Come ebbe a dire Stefano Benedetti, il chiostro di ponente ispira una vera tristezza e non perché ospiti tante tombe, ma per una sua proporzione, i colori, le finestre anni ’60 al piano superiore, non so, c’è qualcosa che quando ci entri ti porta malinconia e voglia d’uscire di li. Il fatto che ci fosse la tomba del grande filosofo ed intellettuale fiorentino aumentava la malinconia perché la lastra tombale non beneficiava di alcuna protezione, corde, transenne insomma qualcosa che avvertisse che li si trovava la tomba di un grande uomo. E infatti l’iscrizione funebre era quasi del tutto cancellata e prossima a sparire, con fatica si decifrava il nome Benedetto Varchi dato che essendo questo al sommo della pietra tombale, vicino al muro perimetrale del chiostro veniva calpestato un po’ meno mentre il resto
dell’iscrizione era ormai illeggibile. (…) Le “Lezioni” del Varchi si rifanno anche alla corrispondenza con Raffaello Borghini, l’intellettuale e alchimista della villa “il Riposo”, sopra Grassina. La vicenda del Varchi mi parve avvincente, mi venne in mente di fare di questo fascino una delle mie installazioni, d’altronde ero di fronte ad un sarcofago, tema che stava diventando centrale nella sequenza delle mie installazioni. Dopo la “Gaia Morte2 e “Le 12 ore” questa si sarebbe chiamata “L’Apoteosi di Benedetto Varchi”. (…) Tornato a Berlino mi misi subito al lavoro. L’Apoteosi si sarebbe composta di più parti, il “corpo” di Benedetto Varchi realizzato in filo di ferro saldato, costellato di foto in bianco e nero 6×6 della mia vita privata, illuminate da lucine Led; il “corpo” di Benedetto Varchi si doveva librare sospeso sopra la lastra tombale e di seguito a questa prima coppia di lavori si sarebbe trovato sospeso il capro-serpente, simbolo alchemico del rebis, la cosa unica espressa da due cose, l’ermafrodito, il capro simbolo solare e il serpe simbolo femminile lunare; questo Rebis compare nella corrispondenza tra il Varchi e il Borghini e chiunque lo può ammirare oggi alla sommità si due colonne al giardino di Boboli a Firenze. Questo gruppo di lavori sarebbe stato completato dalla riproduzione in plexiglas di alcuni scritti del Varchi, sospesi davanti al capro- serpente. Se io avessi potuto montare l’installazione direttamente al chiostro avrei avuto a disposizione la vera lastra tombale, com’era nelle mie intenzioni ed aspettative. Ma le cose si complicarono perché dopo la conferma e l’approvazione del progetto, l’impiegata dell’Università sparì dalla circolazione, non rispondendo più alle mie mail. Poi, contattata direttamente al telefono, confessò candidamente di avermi sostituito con altri artisti ovviamente senza prendersi la briga d’avvertirmi. Così niente, rimisi i pezzi della installazione in macchina e tornai a Berlino dove montai il lavoro nei miei spazi espositivi di Abaco Space a Berlin- Kunow usando ovviamente una riproduzione 1:1 della famosa lastra tombale stampata su plexiglas, devo dire con un risultato piuttosto efficace. (…)
Giampaolo di Cocco (Firenze 1947) ha vissuto e lavorato a lungo in Francia, nella regione di Marsiglia, e in Germania, soprattutto a Colonia e Berlino. Nel 1977 fonda con Luciano Caruso la rivista Abaco tuttora in attività; ha collaborato con vari periodici, tra cui Alphabeta diretta da Umberto Eco, pubblicando una intervista a Bruno Zevi; e inoltre Amica, Corriere Medico (interviste a Renzo Piano e Paolo Portoghesi), Quaderni della Fondation Cartier, vari periodici degli Ordini Professionali degli Ingegneri e Architetti di Firenze e Verona, eccetera. Tra le numerose pubblicazioni, ricordiamo nel 1999 il libro-catalogo Journal, presentato da David Galloway; nel 2001 Il Galateo dell’Artista principiante, presentato da Giuseppe Pontiggia con il quale intrattiene un epistolario protrattosi per dodici anni e nel 2004 Spazi colorati in Occidente-Note a proposito di una parabola discendente, presentato da Aldo Colonetti. Di Cocco si occupa di varie discipline (letteratura, arti visive, architettura), nella convinzione che un percorso di conoscenza sia, nel presente momento storico, necessariamente trasversale, metaforico e polimorfo. Così di Cocco è attivo anche nell’esperimentare la interazione tra arte e architettura, collocando installazioni permanenti in spazi pubblici in tutta Europa, da Marsiglia a Gibellina, Duisburg, Colonia, Skagen (DK), Follonica, Berlino, Firenze eccetera.
Attualmente è impegnato in Toscana nella realizzazione di opere integrate con l’architettura a Barberino di Mugello e Signa (FI) e nella realizzazione del Piano del Colore di Loro (AR). Importanti articoli sul lavoro del di Cocco compaiono su riviste specializzate come Domus, Abitare, Ottagono ecc., oltre che sulla stampa periodica e quotidiana. Hanno scritto di lui, tra gli altri, Gillo Dorfles, Pierre Restany, Omar Calabrese, Attilio Stocchi, Giorgio Di Genova.
ABACO/ Aperiodico di cultura contemporanea – www.abacorivista.it
ABACO SPACE / Contemporary Art – Zeitgenössische Kunst – KulturraumesThomas Muentzer Strasse 21, D-16866 Kunow (Gumtow), Germany
phone: 0049 (0) 1577 9604115 – www.abacospace.com