Riccardo Leonelli, classe 1980, attore e regista teatrale, interprete del grande e piccolo schermo, è fra i protagonisti del film Outing – Fidanzati per sbaglio al fianco di Nicolas Vaporidis e Andrea Bosca. Ad aprile inizieranno le riprese di “Corpo Estraneo” di Krzysztof Zanussi dove reciterà come protagonista maschile. Questa l’intervista di Daily Green.
Riccardo, puoi anticiparci qualcosa sul tuo ruolo nel film?
Nel film sono Angelo, un giovane italiano che decide di trasferirsi a Varsavia per seguire la sua fidanzata Kasia, la quale, dopo una lunga riflessione non priva di dubbi, sceglie di entrare in convento. Angelo decide di raggiungerla nella speranza di farle cambiare idea e riesce a farsi assumere in una multinazionale che si occupa di energia elettrica. Il suo capo, Kris, è una bella donna senza scrupoli che da subito cerca di imporre la propria autorità, esercitando il proprio potere seduttivo su di lui e tentando di sottometterlo. Angelo rifiuta ogni avance o imposizione e da quel momento, avrà vita maledetta a causa dei soprusi da parte di Kris e della giovane collega Mira. Il finale sarà piuttosto sconvolgente per tutti, me compreso.
Finora al cinema hai vestito i panni di personaggi “negativi”: l’arrogante imprenditore in Outing – Fidanzati per sbaglio e il ricco e dannato in Young Europe, entrambi del regista Matteo Vicino. Anche in televisione con il bel Valentino Piperno, bello ma con i suoi lati oscuri. Che significa per te interpretare questo tipo di ruoli?
Per me è una grande scommessa e, devo dirti, anche un discreto divertimento. Interpretare personaggi ricchi di lati oscuri, ambigui, loschi, ti dà modo di liberare la fantasia, che in un attore è risorsa fondamentale. Inoltre, quando i personaggi sono ben delineati, hai un ampio raggio d’azione all’interno di una struttura che sai funzionare bene e che ti permette di esprimerti con maggiore tranquillità. Essere un personaggio negativo in maniera interessante, però, non è facile. Infatti si rischia sempre di cadere nel cliché del “supercattivo”: alzi la voce, fai il grugno e tutti si spaventano… è troppo semplice e quasi mai reale. A me piace molto sorridere, sorridere sempre, rassicurare il prossimo, proprio perché il male non te l’aspetti da uno che sembra volerti coccolare. E nel momento più bello, con un bel sorriso, zac! Ecco che ti ho fregato. Io di bastardi ne conosco tanti e ti assicuro che sorridono tutti. Nel film di Zanussi invece sarò un buono finalmente, una sorta di martire dei nostri giorni, per cui dovrò trovare altre strade per essere credibile ed esplorare altri lati del mio carattere. Vedremo.
Attore, autore e regista teatrale. Il teatro è il tuo primo amore. Ti sei diplomato all’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, una formazione classica, dunque. Che tipo di esperienza ha rappresentato per te la televisione prima e il cinema dopo?
Il teatro è stato, è e sarà sempre il mio primo amore, nonostante in Italia stia scomparendo, i teatri chiudano e fra una quindicina d’anni raccoglieremo soltanto gli scheletri degli istrioni settantenni che ancora non si decidono a schiodarsi dai palcoscenici. Ad ogni modo, quando ho iniziato a fare le prime cose in televisione e al cinema, ho cercato di trovare tutti i lati positivi del mestiere (e ce ne sono molti), di studiare e di impegnarmi al massimo per essere bravo anche davanti alla macchina da presa. E posso dirti che, oltre ad essermi sentito per la prima volta un “lavoratore” e non soltanto un “artista”, ho anche compreso diversi aspetti dello show business. Non mi va di essere ipocrita, non giova a nulla, quindi ti dirò cosa penso: in ogni mestiere si fa un lavoro e si viene ricompensati con del denaro. È giusto, è ciò che dà un valore (materiale) alla tua preparazione e al risultato che ottieni col tuo sudore. Nel teatro, invece, si “fa” un lavoro e spesso si viene ricompensati con una pacca sulle spalle, con qualche applauso, e se ti gira male devi anche portare i pasticcini. Tutto questo – capisci – non è tollerabile in un Paese che si ritenga civile, specialmente se consideriamo la grande tradizione teatrale italiana che abbiamo alle spalle. Eppure in Italia avviene; per tante ragioni: per la sempre più profonda crisi economica del settore, per la mancanza di ricambio generazionale, per l’amatorialità dilagante dei teatranti odierni. Nella televisione e nel cinema invece, grazie a Dio, ci sono maggiori risorse economiche e di conseguenza si ha la possibilità di lavorare con più serenità, professionalità e criterio. È chiaro quindi, che da questo punto di vista, preferisco tentare una fiction piuttosto che uno spettacolo teatrale. E nel momento in cui sono riuscito ad inserirmi nella televisione e nel cinema ed ho cercato di capire la differenza tecnica che separa la recitazione teatrale dalle altre due, ho dovuto rimboccarmi le maniche e ricominciare quasi da capo il mio lavoro sull’attore. Mi sono rimesso in discussione, ho avuto momenti di crisi in cui ho pensato di valere meno di zero, ma credo che sia stato fondamentale per crescere. Lavoro su me stesso e credo che ci lavorerò fino all’ultimo dei miei giorni, perché bisogna essere onesti con se stessi e restituire al pubblico tutto quello che ti dà, permettendoti di “esistere”.
C’è un personaggio, un ruolo che ti piacerebbe interpretare nel piccolo schermo?
Non ci suono ruoli particolari cui sono affezionato o che vorrei interpretare, quello che conta per me è avere in mano un personaggio che abbia qualcosa da dire e che sia in relazione con i veri problemi che la gente ha oggi. Quando ho iniziato a recitare al liceo si facevano spesso delle commedie, delle farse e ci si divertiva da pazzi perché era un gioco e non si pensava ad altro, eppure spesso erano più attuali di tanta tv, perché scritte da grandi autori che conoscevano la realtà e avevano l’intento di rappresentarla criticamente. Contemporaneamente però, ero anche affascinato dai tragici greci, da Shakespeare, cose che oggi portate in televisione, farebbero orripilare il pubblico medio. Quello che mi piacerebbe davvero fare è portare sul piccolo schermo dei personaggi reali, contemporanei, vivi, senza dover cedere all’appiattimento delle trame e dei caratteri o alla battuta volgare. La verità è che la cultura alta fatta con onestà, senza presunzione e con le capacità giuste, è bella, non annoia, ti fa ridere e ti fa piangere e potrebbe davvero parlare al pubblico, specialmente ai giovani. Quello che serve oggi è risollevare i ragazzi dall’oceano di apatia in cui sono immersi, perché non si appassionano più a nulla, si stancano dopo cinque minuti e non sanno più scegliere. Non è colpa loro, ovviamente, bensì del sistema dei valori che si è sgretolato e della cultura televisiva e mediatica in generale che per anni si è nutrita di siparietti del nulla rappresentati 24 ore su 24. Pessimista? No, realista.
Quanto è green nella vita Riccardo Leonelli?
Beh, io vengo dall’Umbria, quindi puoi intuire che ci sono nato green e finché ho vissuto a Terni lo sono stato molto molto di più… In una città di provincia immersa nel verde riesci ad andare sempre in bici, a correre, a fare sport, a visitare la campagna e a fare qualche pic-nic in collina. Ora che vivo a Roma riesco ad essere green sempre più di rado, sebbene il fatto di esserlo “dentro” mi spinga ad andarmene fuori con mia moglie di tanto in tanto, alla ricerca di spazi aperti e posti lontani dal caos della capitale, ritrovando una tranquillità impagabile. Spesso però mi capita una cosa strana: mentre cammino per strada, di punto in bianco, inizio a sognare ad occhi aperti e vedo luoghi caotici pieni di pietra, cemento, gente nervosa e arrogante che improvvisamente spariscono e vengono divorati da un grande prato verde che si popola allegramente di vacche e maialini. L’ultima visione mi pare di averla avuta in Piazza Montecitorio.
Riccardo, tu curi anche laboratori teatrali nelle scuole. Pensi che i giovani di oggi siano più sensibili alle tematiche ambientali?
Assolutamente sì, lo sono molto, grazie anche a siti come il vostro che permettono loro di essere informati costantemente e anche d’intervenire, se lo desiderano. Io vengo da Terni dove, tu lo sai meglio di me, si trovano gli inceneritori killer di cui si è parlato tanto: una faccenda vergognosa che dura da anni, anche a causa della mancanza di coraggio dei nostri amministratori. Molti giovani, tuttavia, si sono mobilitati per cercare di difendere l’ambiente e la vita dei cittadini e sono riusciti a ottenere degli ottimi risultati. Io, ad esempio, finché ho vissuto fra Terni e Roma, ho fondato e organizzato con dei miei colleghi e amici un Festival di arti varie chiamato Stravalentino, che si opponeva alla cattiva politica cittadina, tentando di premiare anche gli artisti meritevoli e non solo quelli iscritti al partito. Questo è solo un esempio di progetto realizzato in campo artistico, ma si potrebbe benissimo strutturare qualcosa anche per l’ambiente, serve però che i giovani liberi rischino in prima persona e siano disposti a rinunciare ai privilegi che gli adulti al potere in Italia possiedono da anni e anni. Serve un cambiamento a partire da noi, oppure il futuro invece di essere green sarà sempre più grey.
In Europa è stato recentemente approvato un protocollo sul Cinema a “impatto zero” che contribuirà a ridurre le emissioni inquinanti nelle produzioni cinematografiche. Pensi sia possibile arrivare a produrre film nel rispetto dell’ambiente?
Si può e si deve. È chiaro che serve un impegno dieci volte maggiore, perché nei set di solito c’è fretta, confusione, a volte anche approssimazione e questo non aiuta di certo ad essere attenti a non sprecare o a non sporcare. Per quanto riguarda il singolo contributo di ogni individuo, io sono fortemente convinto che basti pochissimo, io cerco di farlo quando posso. Se uno dà l’esempio agli altri, prima o poi un altro seguirà e poi un altro ancora e così via. Per quanto riguarda il ricambio dei macchinari e dei mezzi in senso più ampio, discorso che riguarda le produzioni, ritengo che se lo Stato incentivasse con sgravi fiscali o bonus all’acquisto di nuovi mezzi meno inquinanti, basterebbe pochissimo tempo per rivoluzionare l’industria del Cinema. Il problema però è sempre lo stesso: dov’è lo Stato? Toc toc! C’è nessuno in casa? Certo, qualcuno potrebbe obiettarmi “Se non ti sta bene perché non ti metti in politica e fai tu qualcosa?”. Giusta osservazione, ma poi quando una persona dello spettacolo entra in politica la gente gli dice “Sei un clown”. Dunque, che dobbiamo fare? Ognuno faccia bene un mestiere e lo faccia, una volta tanto, per la comunità, oltre che per sé.
Nelle produzioni in cui hai lavorato hai mai notato attenzione o sensibilità sulle possibili conseguenze per l’eco-sistema?
Spesso, sì. Ho trovato responsabili della troupe che passavano a raccogliere i rifiuti, colleghe e colleghi attenti a non buttare le cicche sui prati o a terra, cestini della raccolta differenziata anche quando il set era in mezzo alla strada. Ho trovato ambienti positivi da questo punto di vista e la trovo una cosa molto civile.
Nelle serie TV americane i riferimenti all’ecologia sono sempre più presenti. Ma quanto è possibile per un artista o uno sceneggiatore sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dell’ambiente? E in Italia?
Un artista che raggiunga un certo grado di popolarità può fare “qualsiasi cosa”. E davvero dico qualsiasi, in Italia o altrove. Prendi Vasco Rossi. Credo sia una di quelle personalità che potrebbe comunicare qualunque cosa, grazie ad una miscela di talento musicale e personaggio cult che si è creato negli anni. La domanda è: che tipo di messaggi manda? Aiutano i giovani o li confondono? Non sta a me rispondere, sebbene io abbia un’idea ben precisa sull’influenza dei suoi contenuti, ma è un dato di fatto che abbia influenzato generazioni di musicisti e ascoltatori che hanno cantato le sue canzoni e hanno assimilato i suoi messaggi, i suoi comportamenti, le sue frasi. Ne deduciamo che se lo vuoi e magari sei anche un figo potrai comunicare qualsiasi cosa e veicolare il giudizio delle persone, specie dei giovanissimi, su alcuni temi o su altri, permettendoti di dire cosa è “giusto” e cosa è “sbagliato”. Il potere dei mass media oggi è strabordante e invadente come mai prima. Certamente, trasmettere messaggi e comportamenti positivi è difficile, richiede più tempo e ti tira addosso molte critiche, ma dal mio punto di vista si deve tentare. Ecco, un artista famoso ha in mano un’arma potentissima che può diventare acqua per gli assetati oppure una bomba atomica. E un attore, uno sceneggiatore e un regista, se collaborano insieme, possono cambiare le cose e indicare delle strade da seguire. Molti miei colleghi ci provano a sensibilizzare, non solo sull’ecologia ed io li stimo molto, altri invece usano la propria popolarità solo per fini personali. È una legittima scelta. Io penso che vivere soltanto per se stessi sia deleterio, oltre che terribilmente noioso. Ma è solo il mio parere…
Photo © Adolfo Franzò