Renato Scarpa, attore di fama internazionale, è uno dei nostri migliori caratteristi. Esordisce sul grande schermo alla fine degli anni ’60 con il film “Sotto il segno dello scorpione” di Vittorio e Paolo Taviani con Gian Maria Volontè, Lucia Bosè e Giulio Brogi. Attore prediletto di De Crescenzo, Nichetti e Troisi (con il quale stringerà una profonda amicizia). La sua filmografia è ricchissima: ha recitato accanto a grandi attori come Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Charlotte Rampling, Stefania Sandrelli, Alida Valli; con Alberto Sordi in “Un borghese piccolo piccolo” e ancora con Kathleen Turner, Gwyneth Paltrow e Johnny Depp. Attore prolifico non solo al cinema ma anche in TV.
Renato Scarpa, quand’è che hai capito che avresti fatto l’attore?
Sono sempre stata un’anima contemplativa, non avevo molto senso pratico e non vedevo per me un futuro pratico. Sono orfano di guerra, mio padre morì a soli 28 anni in Africa. Questo mi ha portato sin da piccolo ad interrogarmi sul senso della vita e questo è stato determinante nella scelta del mio percorso di attore, così sono arrivato a Roma per studiare al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Roma è anche il luogo dove ora vivi. Qual è la tua zona preferita?
La terrazza del Gianicolo e il Parco Doria Pamphili. Roma è una città di una bellezza straordinaria. Certo non è sempre così vivibile e moderna. I servizi sono scarsi e malfunzionanti, ma viverci è sempre un’emozione, forse è la più bella città del mondo.
Villa Doria Pamphili è uno dei polmoni verdi della città. Ti piace il verde, la natura?
Io ho l’anima cittadina, sono nato in un vecchio quartiere di Milano.
Un’anima cittadina che ma ama più la campagna o il mare?
Da piccolo vivevo la campagna un po’ come una punizione. Sono stato costretto, a causa della morte di mio padre, ad andare a vivere in campagna. Fui mandato ad abitare con mia nonna. Il mare invece l’ho sempre adorato. Chiedevo spesso a mia mamma di portarmi a vivere in un posto di mare, a Genova per esempio, che non era poi così lontana.
Qual è il tuo rapporto con la natura?
Oggi, all’età di quasi 74 anni, posso dire che la natura mi ha dato una grande mano. Come dicevo prima, sono sempre stato molto contemplativo. La natura mi dà grande consolazione. Mi incanto di fronte la bellezza della campagna toscana: le siepi, le viti. E’ tutto così ordinato. Esprimono armonia, equilibrio.
Sì, quello che l’uomo dovrebbe ritrovare con l’ambiente e con se stesso.
Stiamo attraversando un momento difficile, soprattutto per i giovani. Hanno perso la speranza, quella che quelli della mia generazione, all’indomani della guerra invece avevano. Le cose purtroppo adesso sono diverse. Come dice sempre una mia cara amica nonché grande artista, Franca Valeri, noi a questi ragazzi non abbiamo tolto il futuro, ma l’avvenire. Ecco, noi abbiamo una grande responsabilità: ci vuole in questo momento una forte presa di coscienza. Dobbiamo ritrovare il rispetto per gli altri, il senso della giustizia. Dobbiamo valorizzare i valori. E per fare questo ci vuole una grande rivoluzione, quella che fino ad ora non abbiamo mai fatto: la rivoluzione dell’amore.
Scarpa, in vari film hai interpretato tante volte il ruolo di prete, non ultimo il ruolo del cardinal decano Gregori in “Habemus Papam” di Nanni Moretti accanto al bravissimo Michel Piccoli. Cosa pensi del “nuovo” Papa?
Questo Papa ha cominciato bene e spero continui in questa direzione. Chi lo ha preceduto è stato forse altrettanto straordinario e ha dimostrato una grande dose di umiltà. Anche la chiesa sta attraversando un periodo di crisi. Ma la Chiesa con la “C” maiuscola è quella fatta da persone come Don Gallo, Madre Teresa, Don Ciotti. Questa è la Chiesa, quella fatta da persone che aiutano le ragazze vittime della tratta, i disagiati e i poveri, da chi parte per le opere missionarie in tutto il mondo. E’ fatta da coloro che mettono a disposizione la propria vita per aiutare gli altri. Papa Francesco ha iniziato con semplicità pronunciando una piccola parola: Buonasera!
La tua è una carriera lunghissima, hai avuto l’opportunità di essere diretto da registi importanti e di lavorare con grandi attori come Massimo Troisi, tuo intimo amico.
Sì e ne sono felice. Con Massimo siamo diventati grandi amici. Ho lavorato con lui la prima volta in “Ricomincio da tre” dove interpretavo Robertino.
E poi ne “Il Postino”.
Sì e la considero una grande fortuna. E’ stato un dono per me potergli stare vicino. Lo considero un regalo che mi ha fatto la vita.
Ci sono nuovi progetti, nuovi film all’orizzonte?
Per il momento niente di concreto, ma sto valutando diverse possibilità.