Home C'era una volta Red Nichols, uno dei grandi protagonisti della Jazz Era

Red Nichols, uno dei grandi protagonisti della Jazz Era

SHARE

Il 28 giugno 1965 muore a Las Vegas, nel Nevada il cornettista, compositore e direttore d’orchestra Red Nichols, registrato all’anagrafe con il nome di Ernest Loring Nichols, un personaggio di primo piano sulla scena jazzistica della Golden Jazz Era.

I primi studi a quattro anni

Nato a Ogden, nello Utah, l’8 maggio 1905 inizia gli studi musicali all’età di quattro anni sotto la guida del padre, direttore di banda e insegnante di musica presso il Weber College di Ogden. A sei anni già si esibisce in assoli di cornetta in una banda di ragazzi. Scopre il jazz a dodici anni, nel 1917, quando ascolta i primi dischi della Original Dixieland Jazz Band. Modella inizialmente il suo stile su quello di Nick La Rocca, poi subisce l’influenza del cornettista Louis Panico dell’orchestra di Isham Jones. Anni dopo viene profondamente influenzato da Bix Beiderbecke. Dopo aver suonato per qualche tempo a Ogden nella banda paterna debutta nel gruppo di Lillian Fletcher. Nel 1919 vince una borsa di studio che gli consente di frequentare l’Accademia Militare di Culver, nell’Indiana dalla quale viene espulso per indisciplina. Tornato nella natìa Ogden suona in un’orchestra di fossa di un teatro di varietà. Nel 1922 si unisce al gruppo di Ray Stilson. Quello stesso anno entra a far parte di una dance band, i Syncopating Five, di cui diviene il leader. Cambiato il nome in Royal Palms Orchestra, ottiene una scrittura allo Ambassador Hotel di Atlantic City.  Nel 1923 fa parte, per un breve periodo, dell’orchestra di Joe Thomas entrando poi in quella di Malcolm Johnny Johnson di cui successivamente diventa il leader, la riorganizza e si esibisce per tre mesi al Pelham Health Inn di New York. Con tale gruppo, che comprende Joe Venuti e Dudley Fosdick, crea e sperimenta quel particolare sound che caratterizzerà i suoi famosi Five Pennies. Nel 1924 entra nell’orchestra di Sam Lanin, dove conosce il trombonista Miff Mole. Fa poi parte di numerose e importanti orchestre, tra cui quelle di Benny Krueger, Don Voorhees, Vincent Lopez, Ross Gorman, George Olsen. Per un periodo di tempo suona anche con i California Ramblers.

Un film sulla sua vita

Nel 1927 suona con l’orchestra di Paul Whiteman e poi con quella di Don Voorhees in show radiofonici. Agli inizi degli anni Trenta è a capo di orchestre permanenti all’Hollywood Hotel e al Park Central Hotel di New York. Nel 1942 cede la sua orchestra al band leader Anson Weeks e scompare a lungo dalle scene musicali. Per due anni, fino al 1944, lavora come operaio in un cantiere navale di San Francisco dedicandosi alla riabilitazione della sua unica figlia, colpita da un gravissimo attacco di poliomielite. Nel 1944, ristabilitasi la figlia, torna a suonare con l’orchestra Casa Loma di Glen Gray. Formò quindi un proprio sestetto, con il quale si esibì all’Hayward Hotel e al El Morocco Club di Los Angeles. Si stabilisce definitivamente in California e svolge un’intensa attività in vari locali di Los Angeles e San Francisco. Negli anni Sessanta la sua popolarità cresce notevolmente a seguito del successo del film “The Five Pennies”, imperniato sulla sua vita. Gli anni seguenti lo vedono impegnato in frequenti e importanti tournée anche all’estero ma proprio nel pieno della sua attività e del successo, muore improvvisamente a Las Vegas a seguito di un attacco cardiaco. Il suo stile strumentale, di netta derivazione dixieland è caratterizzato da un notevole grado di abilità tecnica. Quando la moda dello swing monopolizza il dance business, non tenta neppure di rivaleggiare con le trombe sgargianti e aggressive e si fa umilmente da parte per tornare quando il vento cambia.

Previous articleQuando Bill Gates lasciò Microsoft
Next articleEric Dolphy, una fine prematura
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".