Home C'era una volta R. Q. Dickerson dal jazz al taxi

R. Q. Dickerson dal jazz al taxi

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Il 21 gennaio 1951 muore a Glen Falls, New York, il trombettista Roger Quincey Dickerson. Nato a Paducah, nel Kentucky, intorno al 1898 si forma musicalmente a St. Louis nei gruppi del cosiddetto “river-boat-style”, un nome che nasce dallo stile particolare delle orchestre in quell’epoca che suonano sui battelli fluviali.

Gli anni di Saint Louis e del Cotton Club

Tra il 1918 e il 1920 lavora regolarmente con le orchestre dei teatri di St. Louis conquistandosi una buona reputazione. Nel 1923 entra a far parte dei Wilson Robinson’s Bostonians, con i quali effettua una lunga tournée attraverso gli Stati Uniti, con tappa finale al celebre Cotton Club di New York. Durante la lunga permanenza in questo locale, l’orchestra, il cui organico comprende musicisti come Sidney De Paris, William Thornton, Morris White e Jimmy Smith, passa sotto la leadership del violinista Andrew Preer, assumendo la denominazione di Andy Preer’s Cotton Club Orchestra.

L’abbandono per motivi di salute

Dopo la morte di Preer, avvenuta nel maggio di quell’anno, l’orchestra continua a suonare al Cotton Club assumendo la nuova denominazione di The Missourians, in omaggio proprio allo stato di provenienza di molti dei suoi componenti. Dickerson è uno degli elementi più popolari della band e i suoi pregevoli interventi solistici dimostrano come abbia bene assimilato la lezione dei grandi trombettisti di New Orleans, adattandola al linguaggio della nuova scuola di Harlem. Nel corso del 1930 l’orchestra passa sotto la direzione di Cab Calloway. Nel biennio 1930-1931 Roger Dickerson registra sotto il nome di Calloway molti altri dischi, tra cui una interessante versione di St. Louis Blues nobilitata da un suo splendido assolo. Nell’estate del 1931 lascia, per ragioni di salute, l’orchestra di Calloway e abbandona definitivamente la musica adattandosi a fare l’autista di taxi.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".