Il 23 gennaio 1978 la Svezia mette al bando le bombolette spray. È la prima nazione al mondo che assume un simile provvedimento nei confronti di un prodotto da tempo sospettato di essere una delle cause del deterioramento dello strato di ozono che protegge l’atmosfera terrestre.
I clorofluorcarburi
Le bombolette entrate nell’uso comune di milioni di persone, utilizzano infatti come propellente gassoso i clorofluorocarburi (CFC) il cui accumulo negli stati alti dell’atmosfera provocherebbe reazioni con effetti distruttivi sullo scudo che protegge il nostro pianeta dalle pericolose radiazioni solari. I primi a segnalare la relazione tra i clorofluorocarburi e l’assottigliamento dello strato di ozono sono stati i due ricercatori Mario Molina e Sherwood Rowland. Essi hanno osservato come nella stratosfera, la radiazione solare che li colpisce innesca reazioni fotochimiche che coinvolgono l’ozono, riducendone la concentrazione.
Il protocollo di Montréal
Inventati negli anni Venti i clorofluorocarburi sono composti del carbonio contenenti cloro e fluoro particolarmente versatili e utilizzati dall’industria, oltre che nelle bombolette spray, negli impianti di refrigerazione dei frigoriferi e dei condizionatori dell’aria, nella produzione di schiume da imballaggio, nei detergenti per l’elettronica e nei prodotti chimici per l’estinzione degli incendi. Ininfiammabili, atossici, hanno un’alta stabilità chimica e sono inoltre relativamente economici rispetto ai prodotti alternativi. L’iniziativa delle Svezia è la prima di una lunga serie di provvedimenti tendenti a limitarne l’uso che porteranno gran parte dei paesi industrializzati a sottoscrivere il Protocollo di Montréal.