Pochi minuti. Solo cinque e pochi altri secondi. E’ il generoso tempo dedicato al tema del cambiamento climatico – che dovrebbe essere quello tra i quali dilungarsi di più – nei due iniziali dibattiti per le presidenziali americane tra Hillary Clinton e lo sfidante repubblicano, Donald Trump.
Presidenziali americane: poco tempo dedicato al climate change
E’ paradossale, ma se confrontiamo questo dato con il passato emerge che il minutaggio più lungo dedicato alle tematiche ambientali risale addirittura all’anno Duemila: quando Al Gore e George W. Bush si confrontarono per ben quattordici minuti e tre secondi su argomenti riguardanti l’ecosistema. Il dato peggiore si è registrato nel 2012, durante le elezioni presidenziali che videro come sfidanti Barack Obama e Mitt Romney: in questo caso l’ecologia globale non fu nemmeno minimamente sfiorata.
Ricordiamo ancora che nel 2008, allora il confronto fu tra Barack Obama e il repubblicano John McCain, il tempo dedicato fu poco più di cinque minuti. Esattamente cinque minuti e diciotto secondi. Ancora indietro, nel 2004, con la disputa tra George W. Bush e John Kerry, il minutaggio fu di quattro secondi inferiore a quello del 2008.
Se sommiamo i tempi dei dibattiti citati otteniamo che in tutto il tempo dedicato al cambiamento climatico è al di sotto dei quaranta minuti. Un dato grave che dimostra la scarsa attenzione dei media e della politica americana ad un tema che dovrebbe essere in testa all’agenda agenda setting, vale a dire ai primi posti nella gerarchia delle notizie e degli approfondimenti tematici.
Donald Trump nega l’esistenza del cambiamento climatico
A questa scarsa attenzione va aggiunto anche il vergognoso tentativo di negare l’esistenza stessa del cambiamento climatico, come emerso nell’attuale campagna per le presidenziali americane. Ci riferiamo alle dichiarazioni del candidato repubblicano Donald Trump che in vari comizi elettorali ha dichiarato di “non credere nel cambiamento climatico”, e che addirittura si tratterebbe di “una bufala, di una industria per fare soldi”.
Scarsa presenza nel dibattito pubblico e negazionismo sono i principali nemici non del cambiamento climatico, ma della sopravvivenza stessa dell’umanità.