Ed eccolo qui… di nuovo. Il Ponte sullo Stretto, voluto da Berlusconi e accantonato da Monti, riesce fuori dal cappello di Matteo Renzi. Non è mancata occasione per rilanciare un’altra inutile grande opera che non toglierà, come sostiene il premier, la Calabria dall’isolamento e non avvicinerà la Sicilia. Anzi, tutto farà fuorché creare altri “centomila posti di lavoro”; peserà, invece, di nuovo sulle tasche dei contribuenti per oltre 100 milioni di euro l’anno fino al 2041. Senza contare il danno ambientale assolutamente inestimabile.
Ponte sullo Stretto, Impregilo pronta a ripartire
L’invito di Renzi arriva in una giornata calda, di fronte agli imprenditori del gruppo Salini-Impregilo. Non è un caso che il premier abbia parlato proprio qui. “Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni noi ci siamo”, ha auspicato, rivolgendosi direttamente a Pietro Salini, numero uno del Gruppo. Il Gruppo Impregilo, con il suo consorzio Eurolink, è, in sostanza, il capofila del progetto miliardario già abbondantemente finanziato dallo Stato.
Quello di Renzi non è stato un invito ma un vero e prorio accordo. Come dire: il Governo è pronto a ripartire… voi ci siete? Dunque, Renzi rilancia… ma di cosa si sta parlando?
Ponte Sullo Stretto, una vergogna solo italiana
Innanzitutto si sta parlando di un’opera di cui, senza neppure aver visto un mattone, è già costata la bellezza di circa 300 milioni di euro. Come? A lavorare alla progettazione, tanto per citare le cronache e ricordarlo, è stata la società dello Stretto di Messina Spa che, costituita nel 1981, aveva il compito di indire gare e progettazioni, messa in liquidazione nel 2013. A scoprire le magagne della società ci aveva già pensato la Corte dei Conti che ha rivelato, dal 1981 al 2005, la “stretto di Messina” ha speso la bellezza di circa 128 milioni di euro solo per garantirsi la sopravvivenza.
Dal 2005 è Eurolink ad aggiudicarsi l’appalto. Da qui iniziano altre gare, altre progettazioni, altre prestazioni. Si arriva alla cifra di 283 milioni di euro per cosa? Per nulla.
Ponte sullo Stretto, speso già oltre 1 miliardo e 300 milioni
“Nel 2005, quando ancora tutta l’operazione non era nemmeno “sulla carta”, il presidente della Stretto Spa Giuseppe Zamberletti – riferisce un articolo del Manifesto – poteva informare gli azionisti della società, senza che gli scappasse da ridere, che a bilancio erano stati iscritti 78mila euro di fotocopie e quasi cinquantamila di «riproduzione foto e filmati», che la “fame” dei suoi dipendenti costava 172 mila euro per buoni pasto del personale (composto da ottantacinque unità, nel 2005), che c’erano costi di gestione per 113 mila euro di riscaldamento, acqua ed energia elettrica, e 280 mila euro per viaggi e trasferte”.
In sostanza, per farla breve, quando appena si è cominciato solo a parlare dell’opera, per la pianificazione ed i progetti la Stretto di Messina Spa, senza fare in sostanza nulla, ha già speso la bellezza di circa 1 milione di euro. Dopo il 2010, la palla è passata proprio ad Eurolink guidato dal colosso Impregilo, appunto, che doveva occuparsi della fase operativa.
Da questo momento in poi è affidata ad Eurolink la fase della progettazione. Inutile, ancora qui, constatare che sono stati spesi altri soldi del tutto inutili. Tra prestazioni, erogazioni, progettazioni, debiti verso i fornitori, si arriva alla bellezza di un altro miliardo e 300 milioni di euro, così… tanto per.
Ponte sullo Stretto, ambiente ed ecosistemi a rischio
Ma ripercorrere la storia del Ponte che rappresenta un vero e proprio scandalo solo italiano non basterebbe. Le ragioni del No sono tante e tutte motivate dagli ambientalisti (basta cliccare qui per rendersene conto, contro il Ponte si è scritto e detto di tutto e di più, ndr), qui occorre appuntare l’attenzione su altro.
Si dovrebbe dire No innanzitutto per il rispetto dell’ambiente, di un territorio fragile, di un ecosistema delicatissimo, di una struttura che porrebbe dei serissimi problemi persino per lo sviluppo dell’attività turistica in Regioni, come la Calabria e la Sicilia che potrebbero godere solo della bellezza. E viverne senza un ponte che le collega. L’auspicio è che, dunque, all’annuncio di Renzi si riparta di nuovo urlando un forte e chiaro No.