Dailygreen

Pino Petrosillo: “Il mio corto contro il femminicidio”

Femminicidio

Con il suo ultimo lavoro, "Nemesi contro il femminicidio" incentrato sulla violenza quotidiana sulle donne, il regista Pino Petrosillo spiega la sua scelta.

Barese di origine, Pino Petrosillo (in foto) è un regista a tutto campo. Orgoglioso di aver fondato nella cittadina pugliese la Compagnia del Fauno, già noto per Vacanze Romane – un recital sulla Roma degli anni ’50 – è, ora, con il suo ultimo corto Nemesi contro il femminicidio, in lizza per Cannes.

Il regista Pino Petrosillo

Una scelta “di genere” la sua, ma anche una deliberata decisione di denunciare quello che lui stesso definisce “il male” che si esplica quando sono le donne ad esserne le vittime. Per questo la scelta di un corto esteticamente gotico dedicato a quella violenza quotidiana perpetrata sulle e contro le donne. “Una strage da fermare” – commenta Petrosillo – “e gli uomini non possono che fare la loro parte”.

Femminicidio, un problema sociale

Pino, perché questa tua scelta così dirimente sul femminicidio?
Non ne ho potuto fare a meno. Era tempo che ci pensavo. C’è stato un momento, poi, che ero davvero bombardato di notizie che, ogni giorno, informavano su una donna uccisa, violentata, stuprata. Una strage che non può lasciare indifferenti, soprattutto gli uomini. Per questo ho deciso di girare un corto proprio sul femminicidio.

Femminicidio e Nemesi sono le due parole che ricorrono nel titolo, perché?
Nemesi è una figura della mitologia greca, si pensa sia figlia di Zeus. Provvedeva a rendere giustizia ai delitti irrisolti o impuniti, ogni volta agendo distribuendo gioia o dolore perseguitando i malvagi. Ma il termine è usato soprattutto per indicare una giustizia quasi divina che compensa il male. In sé contiene anche un significato di purificazione, quasi di vendetta. E’ un po’ il senso che intendevo dare a questo corto. Lasciare una speranza che il male – anche se difficile da sconfiggere – possa essere vinto proprio grazie alle capacità di una donna.

Il tuo è un corto che si potrebbe definire esteticamente gotico, non è così?
Sì. La scelta delle atmosfere dark è stata deliberata. Ogni immagine ha un suo preciso significato. La foresta rappresenta l’intimità della donna violata da un losco figuro di cui non si vede il volto. Debbo dire che amo le atmosfere dark. Fanno parte di me. Per questo abbiamo girato tutto in un’atmosfera che rappresentasse questo immaginario: sul lago di Iseo. Un luogo in qualche modo magico.

Nel tuo corto la donna sembra, alla fine, avere la meglio…
Per me la donna rappresenta un’icona espiatrice. Riesce a vincere il male anche se questo svanisce nel nulla improvvisamente. L’attrice, Angelica Galatola, debbo dire è stata molto brava a rendere il tutto, nonostante il freddo della foresta quando abbiamo girato. E abbiamo anche avuto una musicista d’eccezione: Giovanna Giovannini allieva di Ennio Morricone.

Il male, hai detto, “svanisce nel nulla”. Questo vuol dire che ci potrebbe essere un seguito?
Non vorrei svelare i prossimi progetti ma credo proprio di sì. In effetti sto già lavorando ad un altro corto e alla fine vorrei ne uscisse un lungometraggio tutto dedicato proprio al femminicidio per le donne con le donne.

 

Exit mobile version