È la speranza il leitmotiv di Alea di Rolando Zucchini (Leone editore, 2013). In Le ali della libertà, il protagonista del film Andy Dufresne, interpretato da Tim Robbins, affermava che “la speranza è una cosa buona, forse la migliore delle cose e le cose buone non muoiono mai”. E ci sono dei libri che, pur narrando di vicende fantastiche e di viaggi interplanetari, sono capaci di mandare dei segnali di speranza: speranza di preservare l’ambiente naturale, speranza di recuperare la felicità perduta e speranza di pensare a un mondo migliore in armonia con sé stessi e con gli altri.
Alea, un romanzo di fanstascienza
Una storia tra due mondi
Alea è un romanzo che si può benissimo inserire nella categoria fantascienza pur se questa collocazione non ne esaurisce completamente la vena narrativa. La vicenda si svolge interamente in Umbria, un omaggio dell’autore verso la sua terra natale. Il libro prende le mosse nel momento in cui il protagonista principale, Dario Morganti, quarantacinquenne venditore ambulante di vecchi libri e pittore provetto, arriva presso la casa dei suoi avi e decide di ristrutturare una diroccata torre d’avvistamento. E qui Alea mostra subito una delle sue migliori qualità letterarie e cioè il racconto in parallelo. Infatti, mentre la narrazione si sofferma sui lavori di restauro della torre, nello stesso tempo, Zucchini porta il lettore direttamente nello spazio, su Alea. Qui sono in corso i preparativi di Axel, abitante del pianeta, e selezionato per una missione rischiosissima nello spazio alla ricerca di sostanze che permettano la ricrescita naturale della Filla, una sorta di clorofilla di cui Alea ha disperatamente bisogno per sopravvivere. Axel è stato prescelto perché, per sopportare la fatica della missione, “la capacità di sognare rappresentava una qualità indispensabile per affrontare i lunghi viaggi nel buio dello spazio infinito”. Alea è un pianeta molto sviluppato ma la descrizione che Zucchini offre al lettore è quella di una metropoli di un lontano futuro, fredda, senza passione, senza vita: “Alea stava precipitando verso la scomparsa di una civiltà iperprogredita, che per millenni del TCA si era evoluta in quella parte della galassia”. Molto perspicacemente, lo scrittore umbro vuole lanciare il messaggio che il progresso non sempre significa felicità e che lo sviluppo può portare alla privazione della parte più umana delle persone, i sogni e le emozioni.
Dario Morganti scopre un’antica mappa
Sulla Terra intanto, le cose cambiano improvvisamente quando Dario Morganti scopre nella vecchia torre un rotolo di cuoio contenente vecchi fogli di carta vergati a mano e un’antica pergamena. Egli comprende immediatamente che la mappa indica un posto lontano a grande distanza ma è un rebus interpretare parole, simboli e numeri finché non riesce a decifrare un breve resoconto di un suo avo che, in punto di morte, ricorda l’episodio del rinvenimento di una sfera nera proveniente chissà da dove e che si conclude con un ripetuto e inquietante “non siamo pronti, non siamo pronti”. La pergamena, risalente al XIV secolo, narra che la sfera nera venne considerata una fonte di sventura e, di conseguenza, immediatamente seppellita nelle vicinanze del monte Cologna. Dario decide di cercarla presso il Fosso dei cani e, nel cammino per arrivare in quel luogo, “gli vennero i brividi. Ebbe la sensazione che sotto di lui ci fosse qualcosa di straordinario. Percepiva delle vibrazioni che lo stordivano.” Il casuale incontro con la callista-veggente Elvira mette poi Dario su una buona strada; leggendogli il piede, ella gli suggerisce che sta per avere un incontro importante. Intanto il viaggiatore Axel sta compiendo il suo viaggio nello spazio sotto la supervisione dei Tre saggi del Consiglio. Tra loro comincia una drammatica discussione perché la missione di Axel è legata alla stessa sopravvivenza di Alea: “Se c’è Filla su Texxa, Alea tornerà a risplendere di vita. Altrimenti sarà la fine”. Si scopre così che Alea ha limitate scorte di Filla e i tre saggi presuppongono che sulla Texxa ci siano sostanze in grado di permettere la sua rigenerazione naturale. Proprio in quei momenti, Axel intravede il pianeta Texxa scorgendone mari, nubi e vegetazione e mentre Axel scorge la lussureggiante flora di Texxa, Dario Morganti, scopre una sfera a calotta nera lucente di un metro di diametro dentro il Fosso dei cani, e nota che la sfera, sotto il calore dei raggi del sole, cambia colore da nera a verde.
Il mutamento cromatico fa apparire il volto di un anziano saggio, uno dei tre del Sommo Consiglio, che svela al protagonista la provenienza della sfera. A Dario Morganti appaiono le immagini della civiltà di Alea, con le sue “case cilindriche, sferiche, ellissoidali, cuspidali e tante altre forme di solidi geometrici di rotazione, con le pareti laccate a colori vivaci, finestre sporgenti obloidali, piattaforme poligonali sui tetti dove planavano veicoli volanti. Strade sopraelevate in gallerie trasparenti erano percorse da convogli di bizzarri vagoni. Teleferiche su fili luminescenti si snodavano tra crateri di vulcani spenti, tra le cime di basse montagne spoglie di piante, tra deserti di sabbia dove scorrevano sinuosi rigagnoli di acque fumanti nebbie azzurrognole. E una folla di extraterrestri vestiti con lunghi sai argentati, i corpi magri e ossuti, le teste lisce a tronco di cono smussato. Davano l’idea di esili alberi addobbati e viventi che camminavano lenti con passi lunghi e precisi su strade piastrellate di grigio. Tra loro guizzavano robot di varie forme e dimensioni.” Un tempo, Alea era florida e lussureggiante ma per misteriose cause naturali è stata ridotta in un deserto e i suoi abitanti, gli eli, sono costretti a riprodursi poco causa la scarsità di Filla. Mentre la figura dell’anziano saggio scompare, appare un’astronave a forma di cilindro dalla quale scende lo stesso Axel. Dario Morganti sceglierà di seguirlo su Alea per tornare solo tre anni dopo sulla Terra.
Dopo il primo viaggio di Axel, si susseguono le missioni e un altro elo, Sinerty, viene incaricato di recuperare la Virstir, un’astronave, lasciata lì tanto tempo fa e dissotterrata dallo stesso Morganti. Su Alea si incomincia a diffondere un cauto ottimismo, incarnato perfettamente dal botanico Angiuk, in quanto i progetti di ricrescita naturale di Filla stavano avendo successo ma “bisognava lasciar fare alla natura. Si stava risvegliando. Andava amata, rispettata, seguita e curata con la massima discrezione.” Nel corso della sua missione, Sinerty incontra Morganti al quale affida un oggetto particolarmente importante per la rinascita della fauna su Alea: un ovulo di gallo aleano da chiamare Zajo. Morganti era consapevole anche di questo compito: “Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. Lo aspettavo. C’era in me una serenità assoluta, la piena consapevolezza di stare in sintonia perfetta con quell’oggetto alieno, un senso indiscutibile di appartenenza al cosmo.”
Le avventure del protagonista
Tuttavia, le sorprese per il protagonista non sono finite, vi sono ancora degli importanti incontri per lui. In primo luogo con un personaggio di nome Fabio Toti, un uomo apparentemente pazzo che gli consegna i suoi studi sulla micropropagazione tramite i quali superare lo spazio e il tempo, permettere la rinascita delle cellule vegetali in un ambiente sterilizzato e sconfiggere “i profeti del nulla”. E poi con Teresa, una ragazza che gestisce una locale oasi ecologica. Anch’ella riconosce la “specialità” di Morganti perché ha fantasia, immagina e sogna di poter viaggiare oltre il tempo e lo spazio e questo gli permette di entrare in contatto con degli extraterrestri. Sarà proprio Teresa a rivelargli l’incontro che avverrà quella notte stessa, quando l’astronave aliena con a bordo Axel atterrerà nei pressi della sua casa e riporterà con sé Zajo, verso Alea, ringraziandolo di aver accudito il piccolo gallo aleano e rivelandogli che la rinascita del pianeta stava iniziando.
La narrativa di Rolando Zucchini
Senza dubbio, una delle principali qualità letterarie di Rolando Zucchini (in foto) risiede nella sua capacità di descrizione, dai personaggi ai contesti ambientali, cercando di “far immaginare” i paesaggi che sta narrando.
Si tratta di uno sforzo creativo non indifferente in quanto saper suggestionare con le parole i lettori non è affatto semplice. Ma Zucchini ci riesce benissimo quando, per esempio, descrive le particolari sensazioni che la natura ispira nel protagonista: “Tutto gli appariva austero, fisso, ma nel contempo mutevole, come se tutte le cose avessero una propria vita nascosta che vibrava al ritmo del tempo e delle stagioni, un’energia impressa dalle leggi immutabili della natura. Come se tutte le cose fossero in sintonia perfetta con lo spazio infinito del cosmo e con gli astri del cielo. Quanto avrebbe voluto sentirsi un ospite illustre e gradito dell’universo”. Ed è proprio quando tratteggia questo continuo “vibrare” che l’autore umbro riesce a rendere la sua narrativa come un movimento costante, una forza vivente e dinamica portando lentamente i pensieri del lettore a soffermarsi sui suoi aspetti più sublimi. E così è anche quando Zucchini descrive la situazione sul pianeta Alea attraverso le parole dei tre saggi del Consiglio: “Immaginavano Alea nel tempo che fu. Solo loro e i membri del Sommo Consiglio delle Autorità Competenti erano a conoscenza del tempo che fu. Per tutti gli altri eli era preferibile avere la convinzione che le condizioni su Alea erano da sempre le stesse, e vivere senza rimpianti il privilegio di essere rari abitanti nel cosmo”.
Un romanzo che riflette su un possibile disastro ecologico
L’altro aspetto narrativo più efficace di Alea è da rintracciare nel palese amore per la natura da parte del protagonista, ma forse, dietro Dario Morganti, ci sono le sensazioni che lo stesso scrittore umbro avverte nei confronti della natura: “Provava un’intima soddisfazione a possedere quei piantoni secolari con i tronchi pieni di crepe e di fessure. Lo facevano sentire in armonia con il tempo, il creato, l’universo.” Da questo punto di vista, l’elevata sensibilità di Zucchini verso l’ambiente non poteva non dispiegarsi anche nel descrivere le ragioni che condussero Alea al disastro ecologico: “Sfruttamento. Inquinamento. Svuotamento del sottosuolo. Distruzione dell’armonia climatica. Una sequenza di comportamenti irresponsabili talmente devastanti che hanno fatto avvicinare di pochi lip il pianeta alla stella. Il processo, ormai irreversibile, si è sviluppato esponenzialmente causando la catastrofe. Ridotta la massa il pianeta si è stabilizzato in un nuovo equilibrio gravitazionale”. E qui lo scrittore umbro lancia un messaggio preciso, quasi un presagio di quello che potrebbe accadere alla nostra stessa Terra se non saremo capaci di orientare in senso ambientale il nostro grado di sviluppo tecnologico. Perché, al fondo, è sempre la stessa la radice del nostro male: “Fu la superbia a non permettere di prendere in considerazione una tale eventualità”.