Il 14 settembre 1963 le pressioni di Bob Dylan, Joan Baez e molti altri protagonisti della scena folk statunitense sembrano ottenere finalmente quello che si sono prefissi: convincere l’ABC TV a cessare il boicottaggio nei confronti di Pete Seeger e invitarlo a partecipare allo show “Hootenanny”.
Migliaia di firme a sostegno
La richiesta degli artisti, accompagnata da una petizione sottoscritta da migliaia di cittadini sostiene che il grande folksinger è stato vittima di due gravi ingiustizie. La prima è la persecuzione “maccartista” nei suoi confronti che, al contrario di quanto dichiarato ai quattro venti dalle autorità, non è mai finita. Nessun canale televisivo è disposto a dare spazio a quel ragazzaccio compagno d’avventure di Woody Guthrie che continua a dirsi comunista e non nasconde le sue simpatie per Fidel Castro, il nemico numero uno dell’America democratica e kennediana.
Un nome rubato
La seconda ingiustizia riguarda il nome stesso della trasmissione televisiva della ABC TV, “Hootenanny”, uno degli show di punta dell’emittente, che, come ricordano i firmatari, è stato rubato dall’appellativo degli happening di musica, poesia, e recitazione messi in piedi dovunque ci fossero lavoratori in lotta proprio da Seeger, Guthrie e altri come loro per tirare su il morale e raccogliere fondi. “Hootenanny” si chiamavano e non erano intervallati dalla pubblicità. Anche per questo il fatto che Pete Seeger non possa partecipare alla trasmissione è, a detta dei firmatari della petizione, una scandalosa ingiustizia. Il 14 settembre, dunque, l’ABC TV comunica di non avere più alcuna pregiudiziale nei confronti di Pete Seeger. Questione finita? No, perché i dirigenti dell’emittente chiedono a Pete Seeger di firmare una dichiarazione di fedeltà nei confronti del governo degli Stati Uniti: «una questione puramente formale». Il folksinger va su tutte le furie e si rifiuta. La «questione formale» diventa sostanziale e l’emittente annulla l’invito. Pete Seeger non parteciperà a “Hootenanny”.