Nei giorni 7 e 21 maggio 2020 alle ore 20.00, performance in streaming e diretta facebook dell’ultimo lavoro fotografico di Nora Lux – Solve et coagula – e due “Azioni” differenti Mutaforma, accompagnate dai testi critici di Plinio Perilli e Franz Prati. E’ la Galleria Canova 22 (via Antonio Canova 22, Roma) a presentare il progetto – https://www.facebook.com/noralux.art – https://www.facebook.com/Canova22 –
Mutaforma è composto di 2 momenti distinti ma connessi tra loro, che generano, sostengono e trasformano le “Azioni” nel cambiamento perpetuo in cui ogni cosa si muove continuamente nell’altra, attraverso il suono. Ad accompagnare il primo momento performativo del 7 maggio infatti è il suono di un rombo preistorico, strumento sciamanico da lei stessa suonato e registrato. Nel secondo momento performativo del 21 maggio, un brano inedito, realizzato attraverso uno studio sulla risonanza attuato in due modalità differenti. L’architettura della fornace dialoga con il suono, come avveniva nei templi di Malta, 7000 anni fa. Il progetto riguarda anche il rapporto con l’anima/le il Gufo. Come nelle Metamorfosi di Apuleio, Panfile si trasforma in gufo per volare dall’uomo che ama, così ora il Gufo riversa il suo significato sul nostro presente, per volare verso tutti noi, in modalità contemporanea; in streaming.
Nelle recenti fotografie della Lux, si stagliano scenari che delineano un cambiamento, un evoluzione dell’opera: le grotte vulcaniche prendono il posto dei ciclopici percorsi sacri delle necropoli etrusche legate al sottosuolo terrestre, per esplorare quello marino di Ustum, la perla nera, da alcuni ritenuta la dimora della maga Circe.
La performance del 7 maggio è sponsorizzata dalla nota società Zoo Grunwald di Pasquale e Edoardo Martino che lavora in ambito cinematografico dal 1968 e con la quale l’artista ha instaurato un rapporto di lavoro e di fiducia.
Chi è Nora Lux. Quindici anni di ininterrotto lavoro nelle cavità e nelle profondità della terra per narrare la storia del femminile nella nostra anima: il percorso artistico di Nora Lux inizia con opere in bianco nero in pellicola e prosegue con immagini di se stessa come Dea Madre nelle vie sacre e negli ipogei degli etruschi.
Il lavoro evolve successivamente in azioni performative che, nell’approccio dell’autrice, rappresentan
o il naturale sviluppo degli autoscatti. L’originalità di queste “Azioni” consiste nell’essere veri e propri rituali di sintonizzazione con le energie dei luoghi, riti che possiedono la funzione di immergere l’artista nell’inconscio collettivo e nel consentirle di conquistare e trasmettere al pubblico frammenti di una nuova conoscenza.
Proprio nel corso di una di queste “azioni”, infatti, mentre assumeva la ieratica posizione della potente Dea Madre, l’artista ha trovato il riferimento Totemico: un corvo, simbolo dello stato iniziale dell’opus chiamato “Nigredo”. Da questa dimensione di oscurità, Nora Lux ha integrato nuove figure di comunicazione spirituale tra la terra e il cielo, come il pavone “Albedo” e l‘aquila “Rubedo”, simboli di trasformazione presenti nel suo Vitriolum (2017-2019).
Il progetto Solve et Coagula nasce come evoluzione di questo lungo processo e vive nella Galleria Canova 22, dove il grande scultore Antonio Canova infornava le sue terrecotte: il luogo ideale, l’athanor ermetico dove lavorare con il fuoco dell’arte, il forno neolitico a forma di ventre gravido della Dea Madre, che tutto trasforma.
Tramite il forno la materia grezza, sia che si tratti di un impasto, di un feto o di un cadavere, viene trasformata in uno stato diverso e riemerge “neonata” in forma di cibo, di un bambino o di un’anima. Il forno esemplifica uno dei misteri femminili in cui la natura trasformata diventa civiltà umana. Erich Neumann ha infatti indagato una teoria evolutiva della psiche umana, in particolare la coscienza, associando le tappe dello sviluppo individuale con quelle della storia della coscienza nell’umanità.
Come si legge dal testo critico di Plinio Perilli
– Salvatico è ciò che salva, scriveva Leonardo tra le sue profezie. “Salvatico”, cioè selvatico – figlio di quella selva dove anche Dante si perde, per potersi salvare. Anche Nora chiede alla Natura, e alla Comoedìa della Storia di pote
rsi salvare; vuole “narrare la storia del femminile nella nostra anima”… Qui, per la prima volta, c’è una Beatrice ardita, accanita, che senza Dante, aedi o menestrelli poeti, ma col piglio d’un falconiere in vacanza e in esilio in un Eden inopinato, segreto come l’antro d’un vulcano, fa poesia con la sua anima in corpo – e trova, scova pertugi di luce e grotte indicibili, dove migliaia di anni o solo pochi attimi fa, migliaia di sguardi e baci, trovano ancora quei pochi, decisivi colori primari, le terre rosse e il fango nero, cauterizzato della Creazione. Giunge l’acqua poi languida a lambirle le gambe, i piedi. I suoi piedi, ora, archetipicamente “belli” – poetava Quasimodo – “di dieci conchiglie”.-
Dal testo critico di Franz Prati
- In un brano cruciale di “Eupalinos” di Paul Valery, Socrate dialogando platonicamente dal “pallido mondo dell’Ade” con il giovane discepolo Fedro, racconta come un giorno lungo la riva del mare si sia imbattuto nell’“oggetto più ambiguo del mondo”. Ai suoi piedi, sul bagnasciuga, si stagliava una forma indefinita dai profili mutevoli “bianca come una pietra levigata dall’acqua”. La doppia interpretazione della forma, ambiguamente approdata sul limitare del dominio tra acqua e terra, poneva la questione se si trattasse di un oggetto restituito dalla naturale forma originaria generata nelle fluidità marine o, viceversa, fosse stato concepito dall’uomo e poi reso astratto dall’azione dilavante delle onde. Per bocca di Socrate e alla luce di questa illuminante metafora, Valery pone qui, con chiarezza definitiva e premonitrice, la questione del rapporto tra natura e artificio. In “Mutaforma”, ultima espressione di quella reiterata ricerca di Nora Lux intorno all’allegoria dell’autoritratto metamorfico, il corpo dell’artista occultato nelle grotte marine di Ustica riaccende quella “reiterata vertigine” che avvolge il filosofo davanti all’ambigua indefinitezza della forma ostentata. Dalle cavità delle grotte allo spazio evocativo della Fornace dove Canova plasmava nella terracotta i primi tratti dei suoi capolavori, Nora Lux accentua il carattere simbolico del suo lavoro intorno all’iconografia del femminino mutevole, coniugando temi primordiali e arcaici con l’opera di Khnopff e di Moreau fino alle sperimentazioni più avanzate dell’arte fotografica di Man Ray, convinta con Nietzsche che “Dio è morto: ma considerando lo stato in cui si trova la specie umana, forse ancora per un millennio ci saranno grotte in cui si mostrerà la sua ombra” –
INFO – www.melaseccapressoffice.it – www.interno14next.it