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Orsi, la Rete contro la mattanza in Cina

E’ dall’inizio del 2011 che Gui Zhentang, il più grande produttore cinese della medicina di bile d’orso – un prezioso ingrediente nella medicina tradizionale cinese – cerca di entrare nel mercato azionario della Borsa di Shenzhen. Lo scorso anno, la domanda è stata respinta a seguito delle proteste dei cittadini della Rete.

La Rete si scatena contro l’uccisione degli orsi

Quest’anno la società ha cercato di mobilitare l’opinione pubblica, garantendo il sostegno alla Associazione Medicina Tradizionale Cinese, che ha accusato gli attivisti dei diritti degli animali di aver cospirato a favore dell’imperialismo occidentale.

Attualmente, i cittadini della rete continuano a protestare contro il commercio della bile d’orso e il 96% dell’opinione pubblica è contro l’ulteriore espansione di questo mercato  in Cina. Se Gui Zhentang riuscira’ ad ottenere nuovi capitali, essendo quotata in borsa, si amplierà il numero di orsi che vivono in condizioni di tortura . Da 400 diventeranno 1.200.

La bile d’orso nel mirino degli ambientalisti

Nonostante ci siano già alternative sintetiche, che dimostrano di avere gli stessi effetti medici della bile d’orso, aziende come Gui Zhentang conservano ancora Orsi della Luna (una specie in pericolo di estinzione, che loro relegano in gabbia, con un buco nello stomaco ed un tubo attaccato alla cistifellea per drenare, ogni giorno, la loro bile).

ONG come Animal Asia e End Farm Orso hanno una documentazione dettagliata di queste  pratiche crudeli sui loro siti web.

Questo è un settore enorme e altamente redditizio in Cina, ci sono ben 68 fattorie della bile registrate, più di 20.000 orsi in gabbia, che forniscono gli ingredienti per 153 tipi di medicine tradizionali che vengono prodotte da 186 aziende farmaceutiche (secondo un rapporto da parte della Cina Affari Network).

Al fine di contrastare l’opinione pubblica contro il loro business crudele, Gui Zhentang si è assicurata il modulo di supporto dell’Associazione Medicina Tradizionale Cinese, che, il 7 febbraio 2012, ha inviato una lettera chiedendo ai media di censurare le informazioni negative sulla medicina cinese.

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