Antonella Cappuccio è artista nota, instancabile e geniale. In linea con quanto lei stessa ha detto della sua arte, dotata di un simbolismo polimorfo; affronta una materia plasmabile che nelle sue mani si adatta, ma soprattutto interpreta il mondo. Poiché ovviamente i suoi innumerevoli appuntamenti espositivi hanno subito un rallentamento, si può visionare il suo sito www.antonellacappuccio.it dove si possono vedere le varie fasi della sua produzione artistica e le sue predilezioni poetiche nel tempo. Si può leggere anche quanto hanno scritto su di lei Giorgio Di Genova, Paola Langerano, Dacia Maraini, Gianluigi Mattia, Lorenzo Ostuni, Katriona Munthe, Claudio Strinati, Duccio Trombadori, Marco Bussagli …
Il lockdown primaverile ha avuto il potere di separare la nostra artista da tutti i suoi strumenti tecnico/pittorici, le grandi tele con immagini visionarie e gli ultimi lavori di ricerca; quindi costretta all’impossibilità di raggiungere il suo studio dall’altra parte della città di Roma, ha ritrovato una forma di serenità creativa riattivando, nel silenzio e nell’isolamento obbligato nella casa di campagna, una sua antica professionalità, quella di costumista. Si risale quindi a quando, giovanissima, a via Teulada, aveva conosciuto Giulia Mafai che lavorava nei grandi sceneggiati storici allora programmati per la TV e che le aveva insegnato il mestiere. Ci sarebbe molto da dire sull’antico rapporto delle donne con le stoffe, il ricamo e la manualità, ma Antonella ha semplicemente deciso di realizzare degli arazzi con stoffe e sete colorate che aggiungono bellezza e piacere anche al senso del tatto, proseguendo il suo cammino naturale ed artistico. Soprattutto in questo triste periodo però, si è ritrovata a reagire ma perseguendo un ideale cammino verso la gioia di vivere e forse la concretezza di un sogno che, come ben sappiamo, ci rivela i nostri veri desideri.
Questo intanto scrive su di lei l’amica ritrovata – Con l’antica manualità Antonella ha ripreso i fili che aveva abbandonati ritrovando il suo originario mondo, leggende antiche che la seguono fin dall’infanzia e le tengono compagnia. Un pensiero? Un omaggio? Un dono? Questo ed altro arricchiscono del suo vivere poetico, dei suoi sogni, del suo mondo quello che Antonella Cappuccio ci ha aperto, invitando tutti noi a partecipare al banchetto della manualità, del colore e dei tessuti preziosi, dell’arte, facendoci sedere accanto a Ulisse e alle ninfe, alle stelle nella notte di San Lorenzo, alla luna, all’abbraccio degli ultimi amanti … (Giulia Mafai)
Quest’opera i Ric/amanti, che dà il titolo alla serie, sono sdraiati tra foglie di seta e le energie della Natura sono palpabili, nel desiderio che si ritorni al rispetto ed alla valorizzazione di quanto stiamo perdendo, per colpa della nostra stupidità. E’ doverosa a questo punto, una citazione di Massimo Recalcati, lo psicoanalista che non ha bisogno di presentazione, soprattutto prezioso in questo piccolo ed intelligente libro, che finalmente solleva il velo e denuncia la constatazione di quanto siamo stati illusi che il desiderio coincidesse di fatto con la nostra voracità – La spinta verso il Nuovo incenerisce lo Stesso rivelandolo come luogo della morte del desiderio.
Il nostro tempo ha fatto diventare una legge universale la tesi di Freud relativa alla comune degradazione della vita amorosa nel nevrotico, caratterizzata dall’incompatibilità tra la tenerezza, capace di durare nel tempo e la corrente sensuale del desiderio, che esige la novità dell’oggetto: se c’è l’amore, non c’è il desiderio; se c’è il desiderio, non c’è l’amore. Eppure sappiamo che esistono alcuni amori nei quali non cessa di ripetersi lo sguardo dell’inizio, nei quali il primo bacio e il primo sguardo continuano ad essere sempre nuovi pur essendo sempre gli stessi. Vi sono amori nei quali si mantiene il bacio. (Massimo Recalcati pag 113/114 da Mantieni il bacio – Lezioni brevi sull’amore – Su licenza G Feltrinelli Milano, abbinamento a La Repubblica marzo 2019)
Che dire poi di quella sottile corda di seta che la donna lancia intorno all’uomo amato e desiderato, nell’arazzo intitolato Amore MIO, un nastro che gli vela gli occhi perché l’amore è cieco, ma perché vuole esserlo, almeno in parte, per vedere oltre. L’amore è libero finché non si sceglie di condividerlo con qualcuno a cui teniamo. Cosa sarebbe la vita senza quegli ideali che ci guidano verso la luce? E cosa sarebbe l’arte senza la ricerca, quella definita dal grande Giulio Carlo Argan nella sua Storia dell’arte italiana – L’arte è al livello più alto del pensiero immaginativo, come la scienza al livello più alto del pensiero razionale.-
Infine il terzo arazzo dal titolo – Il cielo è sempre più blu – che cita il singolo dell’indimenticabile cantautore italiano Rino Gaetano, pubblicato nell’estate del 1975, ancora attuale ed amata per la sua elegante ma puntuale critica ai nostri comportamenti, basata su parallelismi che esprimono le contraddizioni della società anche attuale – economiche, sociali ed umanitarie …
Infine c’è da dire che Antonella aveva già iniziato a lavorare ad alcune altre opere che uniscono, alla sensazione tattile del tessuto, un impianto scenico tridimensionale, senza la serietà della scultura classica in marmo o metallo (i personaggi realizzati in cartapesta e stoffa) portatori della sottile satira del teatro di strada. E’ una serie denominata “Dare corpo ai sogni” realizzata in omaggio ai sogni dei grandi artisti della storia, da Botticelli, Raffaello, Chagall, Seurat, Hayez ed altri, opere che seppur nella citazione, si ripropongono ironicamente in una sorta di doppia realtà che fa riflettere su quanto stiamo perdendo … Non solo della mancanza di rapporti umani sinceri, del contatto fisico che la pandemia ha solo peggiorato, ma soprattutto della manualità e della terza dimensione in un mondo sempre più informatizzato e schiacciato sul presente, che non si integra né con la storia, né con il futuro, ma che spesso si oppone anche a quella Natura che sola ci dà un vero equilibrio.
Quindi in un mondo dove le informazioni, in particolare le immagini, sono sempre più pervasive e soggette all’accelerazione temporale dei mezzi elettronici, andando a modificare non solo la percezione, ma anche la capacità attentiva, indebolendo, frantumando il pensiero progettuale e la memoria, tentare operazioni di simbolismo linguistico, strutturato sopra un Immaginario che confina con l’inconscio ed il sogno, non è sempre pericoloso ma in qualche modo anche e soprattutto terapeutico.
Antonella Cappuccio nasce a Ischia (Na) il 21 02 1944. Dalla metà degli anni ‘70 ad oggi ha prodotto una infinità di opere: Disegni, incisioni, olii, ritratti, opere pubbliche , affreschi, mosaici, vetrate. Ha esposto in numerose mostre personali e significative rassegne collettive quali: Palazzo Ducale – Mantova; Chiostro delle Oblate e Palazzo Strozzi a Firenze; Castel Sant’Angelo, Palazzo Venezia, Quadriennale Palazzo delle Esposizioni e Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma; Museo Italo-Americano – San Francisco; Galleria Mayer Schwarz – Los Angeles; Museo Knight of Columbus-New Haven; Museo di Chamalières, Ambasciata Italiana – Lion; Galleria Big Santa Marta-Milano, collettiva Narciso Arte, i Riflessivi – Macerata, Mostra della Nuova Maniera Italiana al Vittoriano – Roma ed altre. Molte sue opere sono esposte nella Biblioteca Vaticana e nella Sala udienze Paolo VI del Complesso Nervi. Titoli: Commendatore al merito Repubblica Italiana, Cavaliere del lavoro e Membro dell’Accademia Pontificia dei Virtuosi al Pantheon.
Le foto 1, 3 e 4 sono di © Corrado de Grazia – www.corradodegrazia.com
Le foto 2 e 5 sono di © Valter Sambucini – www.valtersambucini.it/