Ed è Onda Pride. A Roma ed in molte altre città d’Italia per tutto il mese sfileranno i diritti. La comunità LGBTQI scenderà nuovamente in piazza per chiedere uguaglianza piena per tutti i cittadini. “Ad un mese esatto dal Roma Pride 2017, che ha visto sfilare 400mila persone per le strade di Roma – sottolinea Sebastiano Secci, il portavoce dell’organizzazione – ricomincia il nostro lavoro per la manifestazione del prossimo anno perché i Pride non sono delle semplici parate, ma costruzioni politiche plurali che richiedono impegno e dedizione. Noi, come Coordinamento, abbiamo intenzione di alzare l’asticella per offrire ai nostri concittadini un evento sempre più grande, aperto, libero ed efficace”. Ed è così che il 9 giugno da Piazza della Repubblica partirà di nuovo il corteo per dare voce a chi ancora non ne ha.
Un corteo atteso e sicuramente partecipato date anche le ultime dichiarazioni omofobiche del neo ministro Fontana nel centro delle polemiche. Lo stesso Massimiliano Smeriglio, in una delle ultime conferenze, ha annunciato la partecipazione del Presidente della Regione Nicola Zingaretti alla grande Parata.
“La lotta della comunità LGBT+ è fatta, fra le altre cose – ha dichiarato Smeriglio – di visibilità. È necessario che anche i nostri politici e le nostre istituzioni si rendano visibili, dando un forte segnale di vicinanza e sostegno alle nostre battaglie, sostegno che nel 2018 non può certo continuare limitarsi ad una firma su un patrocinio o ad una dichiarazione sui social” dichiara Sebastiano F. Secci portavoce del Roma Pride e Presidente del Circolo Mario Mieli che continua: “Siamo felici che il Presidente Zingaretti si unisca senza alcuna esitazione alla Brigata Arcobaleno, la liberazione continua!”.
E persino i vigili del fuoco, dopo le azioni disciplinari a danno di Costantino Saporito, saranno in piazza.
A renderlo noto è un comunicato stampa firmato dall’USB e dal Roma Pride.
“Usb Vigili del Fuoco sarà presente e si unirà alla Brigata Arcobaleno – sottolinea ancora Costantino Saporito -. Ormai per noi è impossibile mancare ad un evento che fa parte della nostra storia”.
“Non si possono avere diritti nei luoghi di lavoro senza i diritti della persona – continua il sindacalista -. Così come non si può pensare che i diritti della persona si fermino sulla soglia del luogo di lavoro. Siamo ancora lontani da una vera società libera basata sulla libertà dell’individuo. Di contro siamo ancora immersi in una società dove il diverso fa paura e l’immigrato è visto come un nemico ed è per questo che riaffiorano la xenofobia e i fascismi”.
Ma per Roma si profila un’altra candidatura degna di nota. Quella di nominarla per il World Pride del 2025, presentata dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
La storica associazione LGBTQI italiana, organizzatrice dei più grandi eventi LGBTQI degli ultimi anni:
- World Pride del 2000;
- Pride nazionale del 2007;
- Europride del 2011, con la partecipazione di Lady Gaga al Circo Massimo);
ha scelto il 2025 per riportare il World Pride in Italia. In modo da poter celebrare il venticinquesimo anniversario del primo, storico, World Pride che si tenne proprio nella Città Eterna nel 2000.
“Si tratta di una sfida emozionante – ha dichiarato Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli – che assumiamo con la precisa volontà di dare il nostro contributo per indicare un orizzonte al movimento LGBTQI italiano”.
“Il World Pride del 2000 ha rappresentato uno spartiacque nella storia del movimento LGBTQI italiano e mondiale, e vogliamo che il 2025 possa diventare un’altra tappa storica nel cammino della nostra comunità. Un evento di tale portata rappresenterebbe inoltre un’occasione importantissima per la città di Roma grazie al turismo e all’indotto che porterebbe all’economia cittadina”.
Per il momento domani Roma, così come tante altre piazze d’Italia nel corso del mese, saranno invase da una nuova Onda di colori, fantasia, libertà e, soprattutto, per il riaffermarsi di valori e diritti ancora negati e contro qualsiasi dichiarazione razzista, omofoba ed incostituzionale come quella affermata dal neo ministro della Famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana.