Il 19 aprile 1889 nasce a Napoli Giovanna Cardini, una cantante e fantasista destinata a lasciare un segno nella storia dello spettacolo italiano con il nome d’arte di Nina De Charny.
Il debutto al Mercadante
Registrata all’anagrafe con il nome di Giovanna Cardini, fa il suo debutto sul palcoscenico del Teatro Mercadante nel 1906 interpretando canzoni di Rodolfo Falvo con grande successo. Tre anni dopo il debutto parte per la sua prima tournée sul territorio italiano suscitando grandi entusiasmi. Nina De Charny diventa ben presto famosa e la sua voce incanta il pubblico dei teatri di gran parte del mondo, da Londra a New York. All’apice del successo… scompare. Accade in una calda notte del mese di luglio del 1913. Al termine di una applauditissima esibizione sul palcoscenico del Teatro Luciano di Salerno, sparisce senza lasciare traccia. Dove è finita? Nessuno lo saprà mai con certezza.
Omicidio, suicidio e altre ipotesi
C’è chi ipotizza che sia stata uccisa e il suo corpo fatto sparire. Per qualche tempo si considera anche l’ipotesi di un suicidio. Ma se si è uccisa che fine ha fatto il corpo? La versione che alla fine diventa prevalente è quella di una misteriosa fuga d’amore verso il Brasile, non suffragata da alcuna prova, ma decisamente più utile per chiudere le indagini e infatti dopo qualche anno il caso viene chiuso. Periodicamente il segreto della canzonettista svanita nel nulla torna a suscitare interesse. In anni più recenti qualcuno ha scoperto varie incisioni discografiche realizzate negli Stati Uniti, in particolare tra il 1915 e il 1921, che recano il suo nome sull’etichetta. In quei dischi si può ascoltare una voce che sembra veramente la sua nell’interpretazione alcune canzoni di sapore patriottico quando non apertamente fascista scritte da Francesco Pennino, padre di Italia Pennino, la madre di Francis Ford Coppola. Anche questi ritrovamenti, lungi dal chiudere la questione contribuiscono a far nascere nuovi interrogativi. Perché Nina De Charny avrebbe dovuto far perdere le proprie tracce in modo così accurato se l’obiettivo era quello di andare negli Stati Uniti per cantare? Che senso ha la segretezza se poi il suo nome è destinato a campeggiare sull’etichetta di dischi destinati a essere diffusi prevalentemente tra gli emigrati italiani? E come mai in nessuna cronaca di spettacoli nei giornali destinati agli “italiani d’America”, viene mai citato il suo nome? È davvero la sua voce quella che si ascolta nelle incisioni? E le incisioni corrispondono agli anni indicati sull’etichetta o sono ristampe di precedenti registrazioni? La storia di Nina resta un mistero.