Ciò che sta accadendo nelle ultime settimane è la triste conferma del fatto che il pericolo di trivellazioni nell’Alto Jonio non è mai stato scongiurato. Lo riferisce un comunicato della “Rete Associazione Sibaritide Pollino per l’Autotutela“.
Continua emergenza trivellazioni nell’Alto Jonio
E’ dell’8 maggio scorso la notizia che la società petrolifera Apennine Spa ha già ottenuto tutte le autorizzazioni ministeriali ed è in attesa della V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) dal Ministero dell’Ambiente, per estrarre gas nella Sibaritide: se arriverà, l’impianto sarà costruito entro i prossimi tre anni a 500 metri dalla foce del Crati, tra il Parco Archeologico e i laghi di Sibari, e la Apennine, così, potrà iniziare a trivellare e a prelevare dal sottosuolo 300 metri cubi al giorno di gas metano per circa quindici anni. L’istanza della Apennine era una delle quattro che la Regione Calabria avrebbe potuto rigettare entro il 31 marzo u.s.: ciò NON è avvenuto! Per cui la palla è passata al Consiglio dei Ministri.
Dal 1° aprile infatti, con l’entrata in vigore del Decreto denominato ‘Sblocca Italia’, e in particolare con l’articolo 38 in esso contenuto, la salvaguardia del territorio da parte dei comuni e della Regione è significativamente più problematica. IlPresidente della Regione Calabria, pur avendo più volte espresso pubblicamente la sua netta opposizione a qualsiasi istanza di trivellazione riguardante il territorio, NON ha sinora espresso alcuna forma concreta di dissenso.
Qualche giorno fa la Camera dei Deputati, nel discutere la legge sugli ecoreati (lo sta facendo da più di un anno e mezzo), ha approvato l’emendamento abrogativo del divieto di utilizzare la tecnica di ispezione dei fondali marini denominata Air Gun: allo stato attuale, usare queste bombe di aria compressa di 250 decibel sarebbe legale.
Nel febbraio scorso è stato dato l’assenso definitivo del Ministero dello Sviluppo Economico all’istanza di riperimetrazione di un permesso di ricerca rilasciato nel 2012 e che, pur riguardando il tratto di mare situato di fronte all’area protetta del Delta del Po, consentirà di aggirare (ovunque) la distanza minima prevista tra le attività petrolifere in mare e la costa: con l’articolo 35 del decreto legislativo n. 83 del 22.6.2012 questa distanza era stata portata a 12 miglia nautiche, anche in assenza di aree marine protette.
La “Rete Associazione Sibaritide Pollino per l’Autotutela” (R.A.S.P.A.) ricorda:
• che le istanze presentate sul territorio dello Jonio cosentino sono 4:
o Tempa la Petrosa – Istanza della Total E&P.
o Fonte della Vigna – Istanza della Total E&P.
o Torre del Ferro – Istanza della Apennine Energy SRL.
o Solfara Mare – Istanza della Apennine Energy SRL.
• che il 2 aprile u.s. la Regione Calabria ha pubblicato sulla home page del proprio sito la seguente comunicazione:
Il Dipartimento “Ambiente e Territorio” della Regione Calabria, viste le richieste di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) inerenti progetti di ricerca di idrocarburi a terra nelle zone dello Jonio cosentino presentate dalla Total E&P Italia, ha rilevato l’impossibilità di procedere alla Valutazione di Impatto Ambientale per carenza di documentazione sui progetti di ricerca già precedentemente richiesta. Pertanto si dichiara la non valutabilità delle istanze per come formulate dal proponente.
Lo stesso Dipartimento della Regione Calabria ha rilevato, altresì, che la Via non può ridursi a verifica astratta sulla compatibilità ambientale, ma deve comportare una analisi comparativa approfondita sulle matrici ambientali e sul confronto tra utilità socio-economica e sacrificio ambientale. F.D.
• che RASPA aveva posto al governatore della Calabria le seguenti domande, alle quali purtroppo stanno rispondendo soltanto le tragiche vicende di questi giorni:
1. Che valore giuridico ha il comunicato apparso il 2 aprile 2015 sul sito della Regione Calabria? Esiste una delibera della giunta regionale o del Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione che attesti inequivocabilmente il rigetto di tutte le istanze di ricerca sottoposte a procedura valutativa?
2. Come mai nel suddetto comunicato si fa riferimento soltanto alle istanze di ricerca presentate dalla Total E&P, tralasciando quelle della Apennine Energy S.R.L.?
3. Come mai si rileva una contraddizione tra la posizione assunta dal Presidente della Regione Calabria in tema di trivellazioni e il contenuto della seconda parte del suddetto comunicato diffuso dal Dipartimento Ambiente e Territorio?
4. Cosa si intende con l’espressione “comparazione tra sacrificio ambientale e sviluppo socio-economico”?
5. Come mai le carenze nella documentazione presentata dalla Total E&P sono considerate motivo di non valutabilità e non di rigetto esplicito?
6. Qual è il destino delle istanze giudicate non valutabili? Possono essere nuovamente presentate o sono considerate de facto rigettate? E nella prima ipotesi, è ancora la regione competente a emettere parere o tale competenza, in funzione di quanto previsto dall’art. 38 del Decreto ‘Sblocca Italia’, passa al Governo centrale?
7. Sostanzialmente il rischio di trivellazioni sul territorio calabrese è scongiurato, rimandato o tuttora presente?Secondo RASPA non è sostenibile ulteriormente una politica basata su un modello di sviluppo che è obsolescente. La filosofia imposta dallo ‘Sblocca Italia’ e che riguarda le grandi opere, l’edilizia, gli inceneritori, le attività petrolifere insiste su soluzioni dettate dall’occasione; ciò peggiorerà le già critiche condizioni economiche e ambientali del nostro territorio. RASPA rifiuta il modello estrattivista e si oppone a coloro che si permettono di scambiare a cuor leggero la salute di tutti con il tornaconto di pochi. RASPA continua a chiedere un modello sociale eco-sostenibile, che rispetti la dignità della persona e il bene comune e che, soprattutto a livello locale, sia supportato da una prospettiva POLITICA di lungo termine.
Trebisacce,
Contatti: Email: rete.raspa@gmail.com
Scritto da Griselda Doka