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Fissata la data per il referendum sulle trivellazioni

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Nonostante le pressioni ambientaliste che denunciano uno spreco di 300 milioni di euro, la data per il referendum sulle trivelle è stata fissata per il 17 aprile prossimo a margine del Consiglio dei ministri di ieri. L’ultima parola però, spetta al presidente Mattarella.

Il referendum trivelle si terrà il 17 aprile

Nonostante la richiesta da parte delle associazioni ambientaliste, riunitesi per chiedere l’accorpamento del referendum sulle trivelle con l’election day, il governo ha deciso di fissare per il referendum, una data a sé stante.

Attraverso una nota diffusa a margine del Consiglio dei ministri di ieri infatti, è stata comunicata la data del referendum sulle trivellazioni petrolifere: «Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per l’indizione del referendum popolare relativo all’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. La consultazione si terrà il 17 aprile 2016».

Greenpeace in particolare, avvalora la tesi che la decisione di fissare il voto in una data diversa da quella dell’election day, tradisca la paura del governo: un sondaggio commissionato dall’associazione ambientalista all’Istituto Ixè lo scorso dicembre, evidenziava infatti che solo il 18 per cento degli italiani è favorevole alla strategia energetica del governo, mentre il 47 per cento si dichiarava già sicuro di andare a votare per esprimersi contro l’avanzata delle trivelle.

Referendum trivelle: il governo boicotta l’election day

Secondo gli ambientalisti, la scelta di fissare una data a parte per il referendum sulle trivelle è una strategia governativa per puntare al fallimento del referendum stesso e portando inoltre allo sperpero di un ingente ammontare di risorse pubbliche stimato in 300 milioni di euro, cioè la cifra necessaria per organizzare seggi e personale necessario ad una singola votazione. Accorpando la data con l’election day, come già accaduto in passato, questa stessa cifra si sarebbe potuta investire a tutela dei mari italiani: nell’ultima legge di Stabilità infatti, l’investimento in tal senso è praticamente irrisorio.

Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima ed energia di Greenpeace, commenta: «È una decisione antidemocratica e scellerata, una truffa pagata coi soldi degli italiani. Renzi sta giocando sporco e svilendo la democrazia a spese di tutti noi. È chiarissima la sua volontà di scongiurare il quorum referendario, non importa se così si sprecano centinaia di milioni di soldi pubblici per privilegiare i petrolieri. L’allergia del premier alle prassi del buon governo, però, troverà questa volta risposte nuove, ovviamente democratiche e pacifiche».

L’ultima parola dunque spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sperando respinga la data proposta dal governo e consenta la possibilità di accorpamento con l’election day.

 

 

Fonte: greenreport.it