Il 25 ottobre 2016 varie agenzie rilanciano la notizia che, durante la posa di alcuni cavi sottomarini al largo della Scozia è stato identificato il relitto di un sommergibile tedesco della Prima Guerra Mondiale sul cui affondamento da tempo circola una strana leggenda
Colpito a filo d’acqua
A circa cento metri di profondità giace un relitto perfettamente conservato di un sommergibile appartenente alla classe UB III. Per molti si tratta dell’UB-85, che in molti ritengono sia stato affondato da un mostro marino. In realtà la versione ufficiale attribuisce il suo affondamento a un colpo fortunato dalla marina britannica il 30 aprile 1918 mentre navigava a filo d’acqua per ricaricare le batterie. Tuttavia secondo i resoconti rilasciati dal capitano del sottomarino tempo dopo, e rimasti segreti per molti anni, i fatti sarebbero andati diversamente. L’UB-85 non si trovava a filo d’acqua per ricaricare le batterie, ma perché era stato costretto a emergere dall’attacco di un mostro marino che aveva cercato di avvolgerlo nelle sue spire. Il sottomarino aveva risposto all’attacco sparando con i cannoni laterali riuscendo a respingerlo, ma il mostro aveva ormai danneggiato l’impianto di immersione. Per questo motivo il capitano era stato obbligato a emergere. Fu in quel momento che le navi britanniche videro il sottomarino e lo affondarono.
Un mostro antitedesco?
Secondo l’archeologo marino Innes McCartney, responsabile del ritrovamento del sottomarino, le leggende su mostri incontrati durante la navigazione dagli u-boot tedeschi, che all’epoca erano gli unici in grado di viaggiare nelle profondità dell’oceano, sono molto numerose. Si tratta di semplici voci, leggende, o dietro di esse c’è qualcosa di vero? Alcuni identificano il mostro che avrebbe minacciato l’UB-85 con Nessie, il celebre mostro di Loch Ness, che secondo alcuni esperti sarebbe stato in grado di raggiungere il mare aperto grazie a un canale sotterraneo. Sornione, il dottor McCartney, interpellato sull’argomento risponde ai giornalisti con un sorriso: «È bello pensare che anche Nessie abbia contribuito allo sforzo bellico». Quella dello studioso era una semplice battuta o dietro a quelle parole si nasconde una rassicurazione decifrabile come: “sappiamo che cos’è successo, ma non possiamo rivelarlo”?