Dailygreen

Nebraska, un album di rottura

Il 3 gennaio 1982 Bruce Springsteen inizia a registrare una manciata di canzoni utilizzando un semplice registratore a cassette a quattro piste. Non si dà una scadenza precisa e lavora quando può, in studio, in albergo o nella sua casa.

Un momento di grande tensione creativa

Springsteen sta attraversando un momento di grande tensione creativa. Tutto il mondo, infatti, gli riconosce le stimmate del nuovo profeta del rock e non senza ragione. In un periodo in cui la musica rock sembrava essere ormai alla fine della sua corsa, lui e la sua E Street Band l’hanno riportata sugli antichi binari del cuore e dell’energia, dimostrando che si possono entusiasmare le folle anche senza trucchi e look particolari. Per questa ragione c’è molta curiosità attorno al suo lavoro che sembra recuperare una dimensione artigianale. I brani finiranno nell’album Nebraska, destinato a restare una pietra miliare della sua carriera.

La lezione di Guthrie e Williams

Lontano dalle pulsazioni ritmiche dei precedenti dischi le canzoni mostrano, infatti, un cantante solitario che si rifà al country e al folk di Woody Guthrie e Hank Williams. La semplicità della proposta musicale gli permette di scandagliare meglio i suoi personaggi preferiti: uomini e donne di un’America lontana anni luce dagli stereotipi, a partire dal condannato a morte della canzone che dà il titolo all’album («… la giuria mi ha considerato colpevole e il giudice mi ha condannato a morte… …e volevano sapere perché l’ho fatto… beh, signore, il mondo è fondamentalmente crudele…»). Nebraska resterà con John Wesley Harding di Bob Dylan e Plastic Ono Band di John Lennon uno dei grandi album di rottura della storia del rock.

 

Exit mobile version