Il 16 aprile del 1943, Albert Hofmann, un chimico elvetico, scopre gli effetti allucinogeni dell’acido lisergico, una sostanza conosciuta e divenuta famosa come LSD.
LSD e cultura
Che cosa c’entra questa scoperta con la cultura? C’entra perché oltre a entrare di diritto alla memoria storica di più di una generazione, questa misteriosa (e pericolosa) sostanza ha uno spazio tutto suo nella storia della cultura mondiale a partire dal 1954 quando Aldous Huxley pubblica “Le porte della percezione”, un libro nel quale descrive gli effetti della conoscenza “fantastica e creativa” ottenuta sotto gli effetti di sostanze allucinogene. L’uso delle droghe sintetiche caratterizza le sedute ad Harvard di Timothy Leary, Allen Ginsberg e Peter Orlowsky da cui parte la fiammata artistica, filosofica e culturale della beat generation.
L’influenza sul rock
La sua influenza nel rock non è da meno. Un’intera generazione di musicisti si sperimenta sulle sottili e collose vie della psichedelia, a partire dai Beatles e dai Rolling Stones per raggiungere l’apice con i voli musicali dei Pink Floyd passando attraverso le porte di quel grande laboratorio all’aperto che vive e muore nella baia di San Francisco. È un’esperienza drammatica più che liberatoria quella dell’incontro tra la droga e le nuove pulsioni musicali. Spesso si tende a dimenticare che è costellata da una lunga lista di cadaveri eccellenti e di cervelli bruciati, come quello di Syd Barret, persi per sempre tra le costellazioni lisergiche. Oggi il rapporto tra l’LSD e la musica vive in una sorta di mitologia abborracciata che utilizza i sopravvissuti per celebrare qualche stanco rito un po’ tardo-romantico e molto commerciale…