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Michel Warlop, il primo violinista jazz europeo

Il 23 gennaio 1911 a Douai, in Francia, nasce il violista, compositore e direttore d’orchestra Michel Warlop.

La passione per il jazz

Ragazzo prodigio, Michel Warlop suona fin da giovanissimo la fisarmonica senza aver preso lezioni, osservando compagni più grandi che suonavano tale strumento. Dall’età di otto anni inizia a suonare il violino. Ammesso al conservatorio di Lille, poi a quello di Parigi, si diploma con il massimo dei voti. Appassionato dalle nuove sonorità provenienti dall’America, Warlop lascia le formazioni sinfoniche e passa decisamente al jazz. Nel 1930 suona con Gregor e i suoi Gregorians conosce Stéphane Grappelli. Tra il 1931 e il 1932 suona in vari gruppi di studio diretti da Jacques Metehen o Leon Kartum oltre che nel cinema con Jean Yatove. Tornato nel 1933 con Gregor, registra i suoi primi assoli e incide con alcuni elementi dell’orchestra, qualche volta chiamata anche Chicago Syncopators nonché i primi dischi sotto suo nome. Nel 1934, allo scioglimento dell’orchestra di Gregor dà vita a un suo gruppo. Si assicura, inoltre, la collaborazione di Grappelli, Arthur Briggs e Django Reinhardt, con i quali Warlop effettua delle registrazioni anche in compagnia di Coleman Hawkins nel 1935.

Una salute cagionevole

Dal 1937 al 1939 sperimenta diverse formule strumentali e incide con i migliori jazzmen francesi (Django, Grappelli) e con gli americani di passaggio (Eddie South, Garland Wilson). Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale viene preso prigioniero. Rientrato dalla prigionia, Michel Warlop dal 1941 al 1944 suona con l’orchestra di Raymond Legrand anche se ha notevoli problemi di salute e l’abuso di alcool non migliora le sue condizioni. Nel primo dopoguerra si sposta verso il meridione della Francia. Da Nizza si reca nei Pirenei dove forma piccole orchestre con musicisti locali. Proprio mentre è alla stazione climatica di Bagnères de-Luchon, muore il 6 marzo 1947. La sua tecnica così particolare consiste in un fraseggio a più corde che mette ancor più in evidenza il suo nervosismo, spingendo all’estremo limite il suo incredibile virtuosismo. Pierre Lafargue lo giudica «il violinista dalle concezioni personali che rivelò il jazz all’Europa prima dell’arrivo di Jean-Luc Ponty».

 

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