Mario Lucarelli, romano, attore di cinema e teatro. Una carriera singolare, dal tatami al palcoscenico: prima di diventare un noto attore di cinema e TV è stato un atleta di karate a livello internazionale.
“Mario Raffaello Lucarelli nasce nel rione Monti a Roma il 17 luglio, dopo pochi anni si trasferisce nel quartiere di Cinecittà. Influenza francese e turca nei bisnonni da parte di madre (pare siano stati pirati!) e genitori di Bari e Barletta, vive la sua adolescenza nel quartiere del cinema dove, tra l’oratorio dei salesiani ed una Roma Pasoliniana, diventa atleta azzurro della squadra nazionale di Karate…”, queste le curiosità che possiamo trovare sul suo sito ufficiale mariolucarelli.it
Dailygreen.it lo ha incontrato per scoprire i suoi ultimi progetti
Mario, a breve uscirà nelle sale italiane Il prestito il film di Caterina Rogani dove interpreti uno dei protagonisti. Un film che ha avuto non pochi problemi prima di essere distribuito.
Sì, sarà presentato a Roma l’ultima settimana di novembre. Il prestito è un film indipendente girato quattro anni fa che ha avuto non pochi problemi di distribuzione. E poi finalmente, eccolo qui. Per il momento sarà in otto sale. Nel film ci sono attori come il grande Lino Capolicchio, Fabrizio Romagnoli, William Angiuli e Enzo Cadamauro e io. Una storia dura ma di profonda umanità che racconta la crisi economica e morale che stiamo attraversando. E’ la storia di quattro amici, un militare appena tornato dall’Afghanistan, un ex impiegato di banca, un antennista e un padre il cui figlio, gravemente malato, deve essere operato negli Stati Uniti. Per quest’intervento servono centomila euro che né la banca, né l’amico proprietario dell’azienda per cui lavora, gli concedono. Per questo i quattro amici si renderanno complici di un grosso furto che avrà risvolti drammatici.
Com’è il tuo personaggio?
Io sono l’ideologo politico del gruppo e a favore dell’azione, dell’agire. Il mio personaggio in realtà se potesse organizzerebbe un colpo di stato e coinvolgerebbe tutti gli altri nella lotta.
Mario, si è da poco conclusa la Festa del Cinema di Roma dove nella sezione parallela Alice nella città è stato presentato Ho amici in Paradiso il film di Fabrizio Maria Cortese che ti vede tra i protagonisti. Un film con attori professionisti ed esordienti diversamente abili. Come è stata quest’esperienza?
Un’esperienza meravigliosa. Abbiamo girato quasi interamente nel centro di riabilitazione dell’Opera Don Guanella di Roma con i disabili che sono i veri protagonisti del film, e una parte nel Salento. Un’esperienza importante per me dato che ho passato molto tempo con loro perché oltre a recitare avevo diciamo un doppio ruolo: quello di attore e di coach per tre settimane.
Una cosa che mi ha colpito molto leggendo la tua biografia è che hai iniziato tardissimo a fare l’attore. Quasi a quarant’anni. È vero?
Verissimo! A 38 anni ho cominciato la scuola e a 41 l’ho finita. In classe con me c’era Elio Germano che all’epoca aveva 16 anni. Eravamo il più grande e il più piccolo del corso. Simpaticissimo, abbiamo passato tre anni insieme.
A 38 anni hai quindi ricominciato ad andare a scuola.
Sì, tutti i giorni, otto ore al giorno per tutta la settimana. Ho fatto per 14 anni l’assicuratore, un lavoro che non mi piaceva. Era qualcosa che non mi apparteneva, ricordo che non mi faceva star bene fisicamente, avevo spesso la gastrite. Non era per me. Sentivo che avevo tante cose da dire, è questo che mi ha spinto ad intraprendere la strada della recitazione.
In che senso?
Nel senso che quando fai l’attore e interpreti un personaggio puoi dire tutto quello che vuoi. Ad esempio se interpreti un personaggio puoi essere e dire tante cose, accarezzare ogni parte di te perché ognuno di noi ha un pezzettino di questo o quel personaggio come Caligola, Riccardo III, Gesù o Belzebù. Dare spazio alla parte fanciullesca, femminile, animalesca. E il personaggio diventa un viaggio all’interno della tua anima.
Prima la scuola con Cristiano Censi e Isabella del Bianco, poi i laboratori di Giancarlo Sepe, Ennio Coltorti e Francesca De Sapio. Come dire, ti ci sei messo d’impegno.
Sì, perché c’è sempre stato in me questo desiderio ma poi sai, ognuno ha la sua storia. Anche a scuola avrei voluto fare il classico ma i miei genitori decisero altro per me. E poi c’è stato lo sport che fino ai 26 anni è stato la mia vita. Dai 15 ai 26 anni sono stato un atleta azzurro di karate: campione italiano pesi medi nel 1982, Campione Europeo a squadre e vice campione del Mondo a squadre negli anni 1982 e 1983 a Tokyo. Anche se può sembrare strano il karate è un’attività che ha una relazione con il metodo Stanislavskij. Le arti marziali mi hanno insegnato molto: la disciplina e la concentrazione. Mi hanno aiutato molto, io ero un ragazzo timidissimo.
È vero come si dice che gli attori sono spesso timidi?
Sì, però sono coraggiosi e si ribellano alla loro timidezza. Io per esempio ho sempre avuto paura delle montagne russe. Quando ero più piccolo con gli amici andavamo al Luna Park e io come prima cosa che facevo? Salivo sulle montagne russe! Non ho mai sopportato di essere condizionato da qualcosa. Anche il mio rapporto con le sigarette è particolare, fumo solo dopo le otto di sera e solo se mi sono ricordato di comprarle altrimenti non fa niente. Non mi piace dipendere da qualcosa, avere dei limiti.
Che ruolo ha avuto quindi il karate nella tua vita?
Mi ha insegnato a sviluppare molto l’intuito perché nel combattimento come nella vita, per battere l’avversario devi prevedere quello che succederà. Sapendolo prima infatti vinci il combattimento ma, per farlo devi essere vuoto, non devi pensare. Devi allenarti molto e poi quando è il momento, lasciarti andare.
Che è un po’ anche quello che, immagino, deve accadere quando interpreti un personaggio.
Tu sei il personaggio, non sei più l’attore anche se perdi qualche battuta con la memoria, sei il personaggio. E il personaggio sa quello che deve dire. Per fare questo devi essere concentrato, quindi devi svuotarti ed essere. Non devi pensare di fare, tu sei! Quello che mi ha insegnato il karate l’ho portato anche nell’arte della recitazione. È un’arte stupefacente, è un viaggio dentro se stessi.
Tu nasci come attore teatrale ma hai fatto anche tanta TV.
Per la TV ho fatto diversi lavori, soprattutto fiction: Le 3 rose di Eva, Don Matteo, Vivere, Cento Vetrine, Distretto di Polizia e molte altre.
Ti piace il mondo della TV?
Sì, mi piace anche se in TV, almeno qui in Italia, non si può fare tutto, non come al cinema. Il cinema è più libero ma la TV ti dà popolarità. Ricordo Vivere dove interpretavo il personaggio di Luca Varani. Per un anno ho girato 12 scene al giorno per 5 giorni al mese e mi ha dato molta visibilità. Nelle soap ci sono altri tempi, altri ritmi lavorativi, ma è un ottimo esercizio per chi fa questo mestiere.
Immagino che per un attore sia una esperienza professionale importante.
Sì, assolutamente. Un lavoro pazzesco di memoria. È un esercizio incredibile, un grande allenamento.
Quando hai lasciato il tuo vecchio lavoro immaginavi di arrivare dove sei arrivato?
No, infatti ho tenuto entrambi i lavori per due anni. Però ero motivatissimo. Avevo una determinazione fortissima.
Ex è il tuo primo libro e da cui è stato tratto un atto unico teatrale.
Ex è un libro di 60 pagine, un tascabile che racconta un viaggio di un uomo dentro se stesso alla ricerca della sua parte femminile, un’analisi introspettiva. Un atto di coraggio perché finché non c’è un vero cambiamento si andrà sempre incontro agli amori malati.
Come nasce Ex?
Avevo scritto solo la prima parte, poi, grazie ad un mio amico regista e ad una mia amica writer che mi hanno incoraggiato, sono riuscito ad arrivare fino in fondo. Io sono innamorato di Edgar Allan Poe, il maestro dell’Horror. Ho pensato: come racconterebbe Poe quello che è capitato a me con le sue lenti d’ingrandimento esagerate? Così è nato Ex. Che poi è un horror, con un risvolto positivo, pieno di vero amore ma un horror.
Dal libro al teatro: un sogno.
Sì e un ringraziamento speciale lo devo alla casa editrice Rupe Mutevole che ha pubblicato il libro e che soprattutto mi ha permesso di mettere in scena lo spettacolo senza che io tirassi fuori un euro! Questo ci tengo a dirlo, Rupe Mutevole ha creduto nel libro ed è stata sponsor dello spettacolo perché ha amato il progetto.
Uno spettacolo che ha avuto un discreto successo, come il libro del resto. Lo vedremo rappresentato ancora nei teatri?
Tra circa un mese inizierà la traduzione in inglese per la distribuzione all’estero. Sicuramente posso dire che Ex andrà in tournée, anche se ancora non ci sono date certe.
Ci sono altri progetti in cantiere?
Ci sono alcuni film in fase di progettazione ma non posso dire ancora nulla.
Nel tuo quotidiano quanto sei green?
Mi dispero guardando le piante qui a Roma, le piante nelle città abbandonate nel nulla. Penso agli alberi, alla Xylella nel Salento e soffro, molto. Stranamente proprio dove volevano costruire l’oleodotto, guarda caso gli alberi si sono ammalati. Sono convinto che non si tratti di una cosa naturale. Sono contro l’OGM e contro il trattato TTIP. Sto molto attento a quello che mangio, da dove viene il cibo e come è stato prodotto. La salute è molto importante e va di pari passo con i nostri comportamenti. Bisogna consumare meno, per l’ambiente e anche per noi. Il consumo eccessivo è nemico del nostro corpo. Si deve fare attenzione a quello che si mangia, senza esagerare, mangiando un po’ di tutto, possibilmente evitando la carne e privilegiando frutta e verdura, ma a patto che siano sane!
Mario, qual è la parte di te che ricicleresti e quale invece butteresti via?
Butterei via i “progettisti della disistima” che esistono in certe famiglie e salverei il mio coraggio. Per iniziare questo lavoro sono partito da meno dieci, perché ero “grande”. C’è voluto tanto coraggio. Getterei quindi tutto ciò che può creare disistima nella persona. Ecco lo butterei nel mare ma ovviamente in senso figurato, per carità! Io amo e ho grandissimo rispetto per il mare. Li getterei nella pattumiera!
Foto di Salvo Galano