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Mangasia, Wonderlands of asian comics

Al Palazzo delle Esposizioni a Roma, la prima esposizione storico-documentaria su “Mangasia: Wonderlands of Asian Comics” fino al 21 gennaio.

Per chi ancora non avesse visitato questa interessante mostra al Palaexpò, può ancora aggiornarsi sulla storia del fumetto asiatico con “Mangasia: Wonderlands of Asian Comics”, una grande rassegna internazionale promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, presentata e curata dal Barbican Centre di Londra in collaborazione con The Next Exhibition e la collaborazione di Romics, fino al 21 gennaio 2018.

Il manga è un genere di fumetto che ha avuto origine in Giappone e da lì si è diffuso in tutta l’Asia e nel resto del mondo. Le sue caratteristiche di base sono: narrazione basata sui dialoghi in nuvolette, integrate da effetti sonori in forma di testo; uso di simboli, come le gocce di sudore o le vene gonfie, per rappresentare le emozioni; personaggi popolari caratterizzati da grandi occhi e capelli al vento. Nel tempo, il manga si è dimostrato una forma d’arte estremamente duttile, i cui temi spaziano dalle storie per bambini, alle crude autobiografie, fino ai contenuti per adulti.

Non esiste un singolo tipo di manga, proprio come non esiste un’unica Asia: questa è piuttosto un insieme di paesi, territori e città-stato su cui si estende una rete di culture storiche, politiche e spirituali, interconnesse ma anche eterogenee e talvolta contrapposte. “Mangasia” invece è il termine collettivo per tutti i fumetti prodotti in Asia. È un modo per descrivere la rete di tradizioni artistiche, tendenze moderne, strutture sociali e politiche, storie, credenze e folklore che tengono viva la fiamma ardente del fumetto asiatico. C’è da dire invece che i singoli paesi di quest’area non si siano identificati come Asia se non all’inizio del Novecento. La vittoria del Giappone del 1905 nella guerra russo-giapponese, contribuì notevolmente a riunire regioni in precedenza divise, sia per differenze culturali sia per l’influenza delle forze coloniali occidentali. A quasi vent’anni di distanza, in un discorso sul panasiatismo tenuto nel 1924, Sun Yat-Sen (1866-1925), il padre fondatore della Repubblica di Cina, riconobbe l’impatto che la vittoria del Giappone aveva avuto sul moderno tentativo dell’Asia di definire se stessa. (Dal catalogo in mostra)

La mostra “Mangasia” espone due secoli di storia del fumetto, dalle prime forme di narrazione per immagini rintracciabili nei libri illustrati indiani e nelle stampe ukiyo-e giapponesi fino ai fumetti digitali di ultima generazione, i popolarissimi webtoon per smartphone realizzati in Corea del Sud, inoltre percorsi tematici visitano luoghi di un vasto numero di paesi su cui si estende la rete culturale della storia e dell’arte, dai lianhuanhua cinesi ai manhwa coreani, passando per i cergam indonesiani e i komiks filippini. Non sono stati trascurati i miti e le leggende narrate dalle forme tradizionali come i rotoli dipinti e i kaavad; storie potenti che si prestano a nuove interpretazioni nel passaggio da una generazione all’altra. Altrettanto inesauribile è la popolarità reinterpretata dei due massimi poemi epici indiani, il Mahabharata e il Ramayana, in cui si narrano le vicende rispettivamente di Krishna e di Rama.

Negli ultimi decenni, il manga è stato esportato e imitato in tutto il mondo. Tuttavia, anche se ormai il linguaggio del fumetto è diventato internazionale, il giapponese non lo è. Molte nazioni che hanno deciso di tradurre i manga hanno dovuto superare i problemi posti dalla necessità di facilitare la lettura del formato originale, che tradizionalmente scorre da destra a sinistra e dall’alto in basso. Tecniche come il flipping (stampa a specchio delle tavole dei manga in modo da poterle leggere da sinistra a destra) spesso causano incongruenze tra testo e immagini, ma l’idea di seguire una storia da destra a sinistra risulta decisamente ostica per molti lettori non giapponesi. Nonostante questo si può parlare di un’invasione culturale del Giappone e che l’impatto dei manga su tutta l’Asia lo rende un punto di partenza per esplorare e celebrare il fumetto pan-asiatico.

La mostra è curata da Paul Gravett e da un team di oltre venti esperti che hanno allestito sei percorsi tematici per indagare la diversa combinatoria di folclore, storia e sperimentazione, analizzando persino i precursori del fumetto, individuati nelle tradizioni asiatiche delle arti visive narrative, evidenziandone l’impatto su altre forme d’espressione; film, serie televisive d’animazione, live-action, musica, videogame, moda ed arte contemporanea. Paul Gravett è uno scrittore, specialista, editore e curatore TV che lavora nell’industria del fumetto dal 1981. È autore di molti libri sul tema. Ha anche coordinato numerose mostre sull’arte del fumetto, è co-direttore di COMICA, the London International Comics Festival.

La mostra illustra soprattutto sul processo creativo del faticoso lavoro di produzione di un fumetto, in visione le sceneggiature, gli schizzi e i layout delle pagine finite, poi le opere di oltre 300 tra autori di fumetti, artisti famosi e film d’animazione. Completa il quadro un’importante ed ampia selezione di tavole originali, volumi di fumetti, molti dei quali quasi mai esposti fuori dai loro paesi d’origine. Si tratta di un confronto significativo con l’altra metà culturale del mondo, non solo l’esplorazione di parte di un territorio immenso di una particolare forma d’arte, attraverso opere provenienti da Giappone, Corea del Nord e Corea del Sud, India, Cina, Taiwan, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Filippine e Singapore, ma anche da paesi che in questo settore specifico stanno emergendo ora, come Bhutan, Cambogia, Timor Est, Mongolia e Vietnam.

Un percorso significativo a vari livelli è quello denominato della Censura e sensibilità. In Asia sono tutt’ora vive le battaglie per liberare la trattazione di argomenti sensibili attraverso il fumetto, tra cui la politica, la violenza, la sessualità. Sono qui esposte opere straordinarie dal punto di vista artistico, ma che hanno provocato anche accesi dibattiti. L’ultimo percorso riguarda i Manga multimediali. Considerata l’abbondanza di generi, i fumetti asiatici influenzano e interagiscono con altri mezzi espressivi. Immagini e storie di grande suggestione costituiscono da tempo una fonte d’ispirazione per il cinema.

Sono presenti in mostra anche facsimili digitali in alta risoluzione e oggetti straordinari tra cui la scrivania originale di un mangaka (in lingua giapponese autore e disegnatore di manga), alcuni kaavad (i santuari portatili usati dai cantastorie del Rajasthan), abiti ispirati ai manga e il fantastico Mechasobi, in cui si può ammirare un mecha (i robot presenti in molti manga e anime) interattivo di ultima generazione. In occasione della mostra, infatti, il Barbican Centre ha commissionato una speciale installazione realizzata da Shōji Kawamori, mecha designer di successo, celebre per il suo lavoro in Macross e per il cane robot AIBO della Sony. Il Mechasobi consentirà ai visitatori di pilotare un gigantesco mecha utilizzando la tecnologia del body tracking (in foto).

La mostra presenta le opere di oltre 300 tra autori di fumetti e film d’animazione e artisti. Tra i più famosi ricordiamo Osamu Tezuka, Eiji Otsuka, Gosho Aoyama, Fujiko F Fujio, Kuniyoshi Utagawa, Goseki Kojima, Kim Junggi, Chikae Ide, Francisco V. Coching, Abhishek Singh, Jiro Taniguchi, Hiroshi Hirata, Li Kunwu, Keum-suk Gendry-Kim, Sonny Liew, Peter van Dongen, Park Kun-woong , Mars Ravelo, Maruo Suehiro, Orijit Sen, Young-man Hur, Prum Vannak, Li-Chin Lin, Manjula Padmanabhan, Gerry Alanguilan, Taiyo Matsumoto, Lai Tat Tat Wing, Jiro Taniguchi, Gengoroh Tagame, Ken Niimura, Masahiko Matsumoto, Takashi Fukutani, Junko Mizuno, Maki Kusumoto, Taro Bonten , Jim Fernandez, Lee Hyun-se, Rokudenashiko, Takashi Nemoto, Est Em , Toshio Maeda, Aya Takano, Mikio Sakabe, Jenny Fax, Keiichi Tanaami, Tiger Tateishi e Takashi Murakami.

 

– “Mangasia: Wonderlands of Asian Comics” Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – Domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso. Informazioni e prenotazioni: Singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. 06 39967500; www.palazzoesposizioni.it.

FOTO DI VALTER SAMBUCINI

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