Questa settimana Daily Green incontra Emanuele Mancini, cantante dei Mamavegas.
I Mamavegas non hanno certo bisogno di presentazioni. Il loro ultimo album è Arvo, secondo full lenght della ormai famosa band romana.
I testi delle vostre canzoni sono in inglese, scelta coraggiosa al giorno d’oggi, e i vostri live sono più spesso all’estero che non in Italia. Non vi sentite “artisticamente affini” al bel paese?
Domanda dalla risposta articolata. Il punto è: quale musica va in Italia e quale musica viene spinta? Da noi è ancora forte e stabile la canzone nella sua forma canonica, così come il bel canto, e da questi due capisaldi siamo effettivamente distanti. La nostra scelta è una non-scelta in realtà. Siamo cresciuti con riferimenti provenienti dal nord europa o nel migliore dei casi dagli Stati Uniti, quindi approcciandoci alla scrittura ci siamo indirizzati spontaneamente verso ciò che ci piace e ciò che musicalmente ci ha formati. Che nella maggior parte dei casi è musica cantata in inglese.
Cambia in continuazione, va a periodi. Le ho amate e odiate tutte a rotazione. Immagina che le avrò cantate almeno 100 volte ognuna. Una delle mie preferite resta una delle più vecchie, che non facciamo più dal vivo da un sacco di tempo. Si chiama Ieeeeee e credo non si trovi neanche sul web… è molto malinconica e sospesa. Chiedo sempre agli altri di rimetterla in scaletta, ma non mi accontentano mai.
Qual è il vostro concerto che ti è rimasto più impresso?
Abbiamo fatto un house concert nel 2011, in un casale di collina in cui organizzavano spontaneamente degli eventi per amici e conoscenti. Abbiamo suonato nel salotto di questa casa, circondati dal pubblico, al lume di candela. Gli ospiti portavano da mangiare e c’era vino biologico a fiumi… con noi c’era anche Thony ed è stata una delle serate più rock’n’roll della nostra carriera! Devo dire però che anche fare sold-out all’Auditorium di Roma non è stata un’emozione da poco, soprattutto per quello che significa simbolicamente.
Mi sforzo continuamente di fare il meglio che posso, ma ci sono ancora molti margini per migliorare. La differenziata è la base (un atteggiamento che a Roma non è affatto automatico), ma faccio soprattutto attenzione ai piccoli gesti. Quando vedo qualcuno buttare una carta per terra mi arrabbio da morire!
Di solito non cerco notizie sull’ambiente ma sono molto ricettivo quando vi incappo. Sono fra le poche che leggo approfonditamente e condivido. E sono fra le poche che mi preoccupano sul serio.
Cerco di essere impeccabile nella differenziata ma purtroppo non sono bravo a contenere i consumi d’acqua, ne uso troppa per qualsiasi cosa faccia.
Il mio rapporto con la natura è pessimo purtroppo! (ride, ndr). Mi piace e attrae tantissimo ma ogni volta che dalla città vado all’aria aperta mi sento male! Credo perché ormai il mio corpo si sia assuefatto allo smog e alle temperature falsate… nonostante ciò, dopo essermi ripreso riesco ad entrare in sintonia con la natura e non mi va più di tornare indietro.
La mia città è la numero uno nella lista delle città problematiche… ma credo che un servizio di trasporti pubblico efficiente migliorerebbe tanto la qualità della vita. Meno macchine, meno smog, meno stress.
Mi piacciono molto ma non ne ho. Vorrei volentieri un gatto ma sono allergico!
Verde è un grosso prato di una casa di montagna in cui sono cresciuto, in cui facevo le vacanze da bambino. Almeno è così che lo ricordo!
Riciclerei volentieri la mia positività, diciamo che difficilmente mi abbatto. Tengo sempre a mente che a tutto c’è rimedio e se non c’è rimedio… è un motivo in più per non abbattersi. Butterei via la parte cattiva del mio egocentrismo, perché c’è anche una parte buona… ma credo che le due non esistano se non in coppia!