Tutta la “popolazione del nord-ovest pacifico beve troppo caffè” e’ il finale di una famosa vecchia barzelletta americana. Ma si scopre che bere molto caffè, nelle zone in cui i sistemi di scarico sono meno regolamentati, sta portando l’oceano ad essere, piu’ che una distesa d’acqua salata, una bevanda a base di caffeina. Questi sono i rapporti del National Geographic.
Troppo alti i livelli di caffeina negli oceani
I livelli di caffeina al largo delle aree potenzialmente inquinate erano al di sotto del limite rilevabile, circa 9 nanogrammi per litro.
I rilevamenti al largo delle coste potenzialmente incontaminate sono stati “sorprendentemente negativi”, e’ stata rilevata caffeina per circa 45 nanogrammi per litro.
“La caffeina è maledettamente onnipresente, e vi è una crescente evidenza che questo e altri contaminanti di uso quotidiano siano là fuori”, ha detto Diana Kolpin, idrologa dell’USGS, del programma di Idrologia sostanze tossiche dell’ Iowa City.
Tali concentrazioni non sono esattamente a livello “espresso”, scrive Bill Chameides, decano del Duca Nicholas Scuola per l’ambiente.
Il rischio altissimo per i pesci
Anche le più alte concentrazioni di caffeina, osservate da Rodriguez del Rey, sono molto, ma molto, al di sotto delle concentrazioni rilevabili in una tipica tazza di caffè (500.000.000 nanogrammi per litro). È una quantita’ troppo bassa per avere un effetto? Dovremo attendere un ulteriore studio per saperlo con certezza. Nel frattempo, un altro gesso alla crescente lista di impronte digitali ambientali attribuibili agli esseri umani in Antropocene.
“Speriamo solo che le creature degli oceani non incomincino lentamente a subire la dipendenza dalla caffeina, come noi esseri umani. In caso contrario, se mai dovessimo riuscire a pulire questo pasticcio, tutto l’oceano avrà un mal di testa ruggente. E sicuramente non sarebbe bello trovarsi faccia a faccia con un’ostrica in astinenza da caffeina”, afferma ironicamente la giornalista ambientalista Sara Laskow.