Le popolazioni di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci sono diminuite in media del 52% nel corso degli ultimi 40 anni. Lo riporta il Living Planet Report 2014 , realizzato dalla Zoological Society di Londra e il WWF.
Molte specie sono state decimate
Le specie che più hanno sofferto questa “distruzione di massa”, secondo il Report, sono le specie d’acqua dolce, con un calo medio del 76%. “Le principali cause di questo disastro per le specie di acqua dolce sono la perdita di habitat, la frammentazione dei corsi d’acqua, l’inquinamento e le specie invasive, modifiche a livelli di acqua e connettività del sistema d’acqua dolce . Ad esempio attraverso l’irrigazione e le dighe idroelettriche si è avuto un impatto estremo ed estremamente rapido sugli habitat .”
Poi ci sono le specie terrestri, con un calo del 39%, “tendenza che non mostra alcun segno di rallentamento, tutt’altro vista la continua, inesorabile perdita di habitat grazie all’uomo – In particolare per l’agricoltura, lo sviluppo urbano e la produzione di energia – continua ad essere una grave minaccia, aggravata dalla caccia”. Naturalmente, la caccia non significa solo caccia legale, per alcune specie il bracconaggio è il problema per eccellenza.
Il bracconaggio, un serio problema
A seguire le specie marine, anche loro, come le terrestri, con un calo medio del 39% dal 1970 .”Le perdite piu’ consistenti sono state rilevate ai tropici e nell’Oceano Meridionale – le specie che hanno perso il maggior numero di esemplari sono, le tartarughe marine, gli squali e i grandi uccelli marini migratori come gli albatross. “Dopo la metà degli anni ’80 sembrava esserci stato un periodo di stabilità, addirittura tendente alla crescita, ma questo periodo è finito e stiamo vivendo un altro periodo di forte declino”.
Possiamo concludere che in generale, per tutte e tre le categorie le cause di questa apocalisse sono principalmente due: lo sfruttamento da parte dell’uomo e la degradazione degli habitat.