Chiuse banche, Borse, code alle pompe di benzina, panico, caos. La Grecia è nel baratro. Tsipras è in affanno. L’unica richiesta è agire per evitare il disastro che è già, di fatto, sotto gli occhi di tutti. Si è aperta una settimana difficile di cui non si conoscono gli esiti. Intanto si susseguono riunioni di emergenza ai vertici delle varie istituzioni per cercare di capire cosa fare in questa emergenza.
Chiuse banche e borse, la Grecia al default
Nel frattempo si attende l’esito del referendum previsto il 5 luglio. Nessuno sa come sarà formulato. Berlino smentisce di essere al corrente di quale sarà il vero dettato del referendum. Ma l’attesa pesa. Pesa soprattutto sui greci. Inoltre, sembra evidente che questa decisione appare esattamente come una mancata assunzione di responsabilità. Berlino attacca Atene e Atene attacca Berlino. Anche Hollande si è schierato con la Trojka. “Deploro le scelte di Atene” ha dichiarato al termine del consiglio ristretto a Parigi.
Intanto si cerca di correre ai ripari. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha convocato una riunione straordinaria della commissione del governo sulle misure per evitare un contagio dalla crisi greca. Per il ministro dell’economia de Guindos un accordo è ancora possibile. “Restano 48 ore, ci può essere un accordo”. Rajoy ha telefonato al capo dell’opposizione socialista Pedro Sanchez per informarlo sugli ultimi sviluppi della crisi.
Varoufakis accusa l’Europa, tutti contro tutti
“I vertici dell’ Unione Europea a Bruxelles non sono in grado di adottare iniziative politiche. I capi di governo dell’ Unione europea devono agire. E tra loro è la cancelliera Merkel, in quanto rappresentante del Paese più importante, ad avere in mano le chiavi per evitare una fine terribile di questa crisi. Spero che le usi”. Il j’accuse è lanciato dal ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis. Si è di fatto al tutti contro tutti.
“Se l’ Europa permetterà che accada un simile disastro solo per umiliare il nostro governo e nonostante le caute, moderate, concilianti proposte venute da parte nostra – aggiunge il ministro – allora gli europei non potranno non porsi la domanda sollevata dal capo del governo italiano di fronte al clamoroso fallimento sulla questione dei profughi: ‘È questa l’ Europa che vogliamo?'”.