Una riforma che non dà alcuna certezza sul ruolo delle aree protette. Gli ambientalisti sono sul piedi di guerra. Ieri il Senato ha dato il via libera al Ddl che reca nuove disposizioni in materia di aree protette, la cosiddetta legge sui parchi. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera tra le proteste di chi, ben 17 associazioni ambientaliste, hanno denunciato una riforma inadeguata.
Parchi, ambientalisti sul piede di guerra
“Né il Senato, né il Governo – si legge in un comunicato congiunto degli ambientalisti – hanno accolto le osservazioni e le proposte di 17 Associazioni Ambientaliste e di centinaia di esperti e uomini di cultura che hanno criticato in modo fermo ed elaborato proposte migliorative. Risultato, una riforma sbagliata che chiediamo con forza venga modificata alla Camera”.
“Non volendo cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura in capo allo Stato, la riforma – spiegano – non valorizza il ruolo delle aree protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non chiarisce il ruolo che devono svolgere la Comunità del Parco”.
Parchi, un testo ambiguo
“Un testo – continuano le associazioni ambientaliste – che doveva rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore nell’incertezza e senza risorse adeguate. Perché non possiamo non sottolineare che questa riforma viene fatta senza risorse, che la legge approvata non riesce a delineare un orizzonte nuovo per il sistema delle aree protette e senza migliorare una normativa che, dopo 25 anni di onorato servizio, non individua una prospettiva moderna per la conservazione della natura nel nostro Paese”.
Parchi, i punti più criticati
“Numerosi e tutti molto preoccupanti – sottolineano tutte le associazioni tra cui Wwf, Legambiente, Fai – sono i punti più critici del disegno di legge approvato al Senato”. Tra questi una modifica della governance delle aree protette che peggiora la qualità delle nomine e non definisce strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati scientifici; una governance delle Aree marine Protette che non prevede alcuna partecipazione delle competenze statali; l’assenza di competenze specifiche in tema di conservazione della natura di Presidente e Direttore degli Enti Parco; un sistema di “royalties” che deve essere modificato per evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti parco su queste dovranno rilasciare; l’istituzione di un fantomatico Parco del Delta del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale; non si vietano le esercitazioni militari nei parchi e nei siti natura 2000; non si garantisce il passaggio delle Riserve naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnato, ai parchi.
Parchi, una vera controriforma
“A 25 anni dalla sua approvazione – concludono le associazioni ambientaliste – il Senato, snaturandone i presupposti, approva modiche inadeguate alla legge sulle aree protette che ha garantito la conservazione della natura e la salvezza di una parte cospicua del territorio italiano. La questione ora si sposta alla Camera dei Deputati dove le Associazioni Ambientaliste faranno di tutto per far sentire una va ben oltre loro e coinvolge tutto il mondo della cultura e della scienza del nostro Paese”.
Il Governo plaude. La società civile continua a non essere ascoltata.