La tamerice ha proprietà astringente, diuretica, sudorifera, eupeptica e ha come principi attivi i tannini. Ecco, di seguito, le leggende, le proprietà e gli utili consigli del farmacista.
Tamerici, la pianta di Giuda
Si diceva un tempo che, sia nelle campagne sia nei luoghi solitari dove cresce una pianta di tamerice, può capitare d’udire lamenti e ululati terribili che si levano a lungo nella notte. Chi ha coraggio d’avvicinarsi alla pianta può vedere un uomo logoro e scalzo piangere e disperarsi guardando tra i rami.
Ha vesti d’antico ebreo, la barba e i capelli lunghi e incolti e, non appena s’accorge d’essere osservato, si leva come portato dal vento nell’aria e, con grida anche più strazianti e disumane, scompare lentamente nel cielo. È Giuda che segue la sua condanna di volare, per il tempo che resta alla fine del mondo, nell’aria fermandosi a ogni pianta di tamerice che incontra a piangere, poiché vi vede appeso a un ramo il suo corpo dilaniato da uccelli e bestie feroci. Infatti, dopo che si fu impiccato, la sua anima lasciò il corpo che fu costretta a guardare, e così incessantemente farà, trascinato dalla maledizione divina per tutta la terra. La sua pena e le sue grida si fanno più insistenti soprattutto nelle notti di luna piena, che gli portano più forte il ricordo di quella notte primaverile di plenilunio quando tradì il Maestro e si uccise. Altre tradizioni vogliono che Giuda si sia impiccato ad altre piante.
Un’altra versione della leggenda racconta la sua fine, ed è accennata anche nei Vangeli. Avuta la borsa con i trenta denari dai Farisei, Giuda fu preso dalla disperazione e dal rimorso e se ne andò nella notte per la campagna. Cammina cammina, andò a sedersi sotto una pianta di tamerice che allora era un albero grande come un noce. Qui, pensando al suo tradimento, non resisté alla pena e, presa una corda, s’impiccò a un ramo. La pianta alla sua morte improvvisamente si seccò e, da quel giorno, non cresce più alta e snella com’era, ma piccola, riarsa e contorta come ancora noi la vediamo, e il suo legno non serve a niente, né per essere lavorato, né per ardere. L’anima ebbe orrore di quella bocca che aveva tradito con un bacio il Signore, e se ne uscì per le viscere. Così fu presa dal vento che non la lascerà mai fino all’estremo Giudizio.
Le Tamerici nella mitologia
Apollo era rappresentato con un ramoscello di Tamerice Gallica in mano. I maghi persiani profetizzavano tenendone in mano un ramoscello, mentre, secondo Plinio, i sacerdoti egizi se ne cingevamo il capo.
Abramo dopo aver concluso l’alleanza con Abimelech a Bersabea, come riferisce il libro della Genesi, piantò una Tamerice , invocando il nome del Signore. Per questo come vuole una leggenda ebraica, sugli Ebrei affamati nel deserto piovve la manna, leggenda che potrebbe essere giustificata dal fatto che dai rami giovani di T. mannifera fluisce una secrezione provocata dalla puntura di un insetto. Indurendosi rapidamente, cade al suolo dove viene raccolta ancora oggi dai beduini, che la usano in sostituzione del miele o dello zucchero.
Le tamerici sono delle piante che vennero molto citate nella letteratura. Giovanni Pascoli intitola la sua prima raccolta di poesie Myricae parola latina utilizzata anche da Virgilio per indicare i suoi carmi bucolici e che significa, appunto, tamerice.
Le tamerici nella letteratura
Vengono, inoltre, citate nella poesia di Gabriele D’Annunzio La pioggia nel pineto ..”piove su le tamerici salmastre ed arse…” Le tamerici sono presenti anche nella poesia “Fine dell’infanzia” di Eugenio Montale, presente nella raccolta Ossia di seppia …”non erano che poche case/di annosi mattoni, scarlatte,/e scarse capellature di tamerici pallide…” La tamerice è, anche, nel videogioco “Age of Mithology”, un albero all’interno del quale si trova un pezzo del corpo di Osiride. Virgilio nelle Bucoliche le cita: “non omnis arbusta iuvant humilesque myricae” “Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”.
Dio paragona l’uomo che confida nell’uomo, che fa della carne il suo braccio ed il cui cuore si è allontanato dal Signore, ad una tamerice: quando giunge il bene egli non lo vede, abita in luoghi aridi, nel deserto, in terra salata, senza abitanti. (Geremia 17:6). Nell’Iliade di Omero, Adrasto, incalzato da Menelao, inciampa col cavallo in un cespuglio di tamerici.
Le tamerici: proprietà ed usi
La tamerice è un arbusto spesso cespuglioso talvolta l’albero può raggiungere 5,o 6 metri la corteccia è bruna o di color porpora scuro i rami sono sottili gracili e normalmente allungati.
Le foglie disposte a spirali sul rametti piccoli sono più o meno triangolari completamente glabre e hanno l’apice acuto.
I fiori sono riuniti in sottili spine cilindriche lunghe fino a 5 cm, ogni fioreha un margine dentellato.
Il frutto è una capsula piramidale che contiene alcuni semi ovali.
Le Tamerici crescono le riviere ,lungo alcuni fiumi specialmente nell’Italia meridionale.
I rametti si raccolgono in aprile-maggio quando le foglie sono ben sviluppate eliminando le parti indurite. La corteccia si raccogliea marzo ed aprile staccandola da rami di 2 3 anni e si conservano entrambi in sacchetti di carta o di tela.
La tamerice ha proprietà astringente, diuretica, sudorifera, eupeptica e ha come principi attivi i tannini.
La tamerice trova collocazione non solo come pianta ornamentale nei luoghi umidi dei giardini e dei parchi ma anche nella tradizione erboristica.
Le parti che si usano a questo scopo sono la corteccia e ramoscelli con le foglie. La corteccia contiene tannini che, oltre a essere usati artigianalmente come sostanza conciante, conferiscono alla droga proprietà astringenti intestinali, anche diuretiche e sudorifere. Infatti sono usate per combattere i sintomi del raffreddore e dell’influenza; alla droga vengono anche attribuite proprietà aperitive, utili in caso di inappetenza.
I ramoscelli di Tamerici hanno anch’esse proprietà astringenti che possono essere sfruttate sia per uso interno che sulla cute. Una varietà di Tamerici quando viene attaccata da un particolare insetto trasuda una sostanza zuccherina che ha all’incirca la stessa natura e le stesse applicazioni della Manna del Frassino.
I CONSIGLI DEL FARMACISTA
Uso interno
La corteccia può essere usata come astringente intestinale, diuretico e sudorifero
Come decotto:
3 grammi in 100 ml di acqua due o tre tazzine al giorno
Tintura vinosa
4 grammi in 100 ml di vino bianco a macero per 10 giorni prendere due o tre bicchierini al giorno
Uso interno
I rametti con le foglie possono essere usate come astringente intestinale
Il decotto si può fare con 2 grammi in 100 ml di acqua.
Si consiglia di berne 2 o 3 tazzine al giorno.