Home C'era una volta Lázaro Valdés, l’erede di Benny Moré

Lázaro Valdés, l’erede di Benny Moré

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Il 20 settembre 2003 si esibisce alla Festa Nazionale di Liberazione di Roma il pianista cubano Lázaro Valdés, una delle leggende della musica caraibica.

Maestro e caposcuola

Lázaro è considerato universalmente uno dei maestri e dei capiscuola di quel linguaggio musicale che coniuga la tradizione afrocaraibica con le sonorità e le strutture del jazz. C’è chi lo chiama Latin Jazz, ma la definizione va stretta a una musica ricca dalle mille suggestioni, capace allo stesso tempo di essere evocativa e trascinante, colta e popolare, magica e travolgente. Nato nel 1940, figlio del leggendario Oscar Valdés, appartiene a una famiglia di grandi musicisti e a tre anni inizia a studiare pianoforte, teoria e solfeggio al Conservatorio di Marianao. A dieci anni tiene il suo primo concerto di musica classica e due anni dopo viene ammesso al prestigioso Conservatorio Estrada. Il salto al professionismo è rapidissimo. A quindici anni suona con varie orchestre e nel 1958, soltanto diciottenne, diventa il pianista dell’orchestra di Benny Moré, una delle più famose Big Band di quel periodo. La sua perizia strumentale e la sua capacità espressiva fanno sì che, alla morte di Moré, proprio lui venga scelto per prenderne il posto alla guida dell’orchestra.

Uno dei più giovani direttori di grandi orchestre

Con i suoi ventitré anni diventa uno dei più giovani direttori di grandi orchestre di tutti i tempi. Lungi dal considerare questa esperienza come un punto d’arrivo, Valdés collabora con quasi tutti i grandi compositori di quel periodo. Nel 1972 fonda i Te Con E, un progetto orchestrale con il quale sperimenta le nuove frontiere sonore della musica latina, diventando uno dei personaggi più carismatici del Latin Jazz. La sua strada incrocia anche quella di alcune grandi interpreti della musica cubana, come Omara Portuondo e Elena Burke, ma il suo interesse nei confronti delle radici africane della musica cubana non si limita all’aspetto strumentale. Alla fine degli anni Novanta, infatti, pubblica il libro “Origini e radici del Son”, un’opera fondamentale, mai pubblicata nel nostro paese, che raccoglie oltre vent’anni di studi sull’influenza africana nello sviluppo della musica caraibica e cubana in particolare. Questo lavoro finisce per regalargli nuovi impegni. All’attività concertistica, infatti, affianca un impegno come conferenziere e insegnante in moltissime istituzioni universitarie del mondo. Muore il 1° gennaio 2023.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".