Nel continuare il viaggio all’interno dell’editoria italiana, questa volta Daily Green approfondisce una delle professionalità più legate al libro, probabilmente il ruolo che meglio incarna questo mondo: il redattore. Per conoscere meglio l’attività di questa figura editoriale, siamo andati a parlarne con Anna Basile, redattrice della casa editrice milanese Iperborea, specializzata nella cultura e letteratura del Nord Europa.
Il redattore, una professione ambita
Anna, prima di tutto vorrei chiederti se esiste una “via” privilegiata per diventare redattore editoriale, un percorso di studi da compiere per ambire a questo ruolo e quale tipo di formazione culturale occorre avere.
La formazione è sicuramente un aspetto molto importante: oggi molte Università si stanno attivando con esami, laboratori e corsi di laurea interamente dedicati all’editoria e al mondo del libro. Poi ci sono i master e le scuole di alta specializzazione, uno dei punti di riferimento più importanti per la selezione di giovani redattori, di professionisti della comunicazione e del marketing editoriale. Chi sceglie di continuare dopo la laurea con un master o un corso di formazione professionale ha chance maggiori; è più preparato, molto motivato, ha scelto con convinzione e determinazione di lavorare nel mondo dell’editoria investendo sulla propria formazione. Molti pensano che sia sufficiente avere cuore e passione per lavorare in questo settore, ma non è così: oggi servono competenze specifiche e una formazione ad hoc. Inoltre quello che consigliamo sempre ai neolaureati o a chi ha appena terminato un percorso di studi incentrato sull’editoria è uno stage in una piccola casa editrice: è con il lavoro sul campo che si può davvero capire come nasce un libro e come funziona il lavoro editoriale.
Entriamo nel vivo del discorso parlando del lavoro concreto in una redazione di una casa editrice. Vuoi raccontarci la tua giornata tipo?
Il primo passo è bere tre caffè. Come minimo. Poi si comincia a riordinare i pensieri e a organizzare tutte le attività. Una piccola redazione è una fucina creativa: in Iperborea tutto il lavoro redazionale non è esternalizzato, quindi la redazione può diventare un luogo molto frenetico. Dopo l’editing dei testi, fase lunga e meticolosa, c’è l’impaginazione e una prima lettura di bozze, inserimento delle correzioni, riscontro, seconda bozza, nuove correzioni, nuovo riscontro e invio del file allo stampatore, controllo delle cianografiche e, finalmente, il “visto si stampi”. Un processo lungo, realizzato, però, in tempi molto serrati. Nel frattempo c’è la ricerca iconografica per la copertina: dopo il consueto brainstorming in cui ci si scambia opinioni, sensazioni e si pensa all’immagine ideale, quella perfetta per il romanzo, si passa alla ricerca vera e propria; poi c’è l’elaborazione, le tantissime prove, la scelta dei colori e infine il risultato che è sotto gli occhi di tutti. Poi ci sono anche gli e-book, le rassegne culturali e le tantissime iniziative extralibrarie che organizziamo, come il Caffè Helsinki 2014, che continua la tradizione dei Festival di cultura nordica che ormai da quattro anni vedono Iperborea protagonista della diffusione della cultura nordica in Italia. Potrei andare avanti ancora, l’elenco è lungo.
Spesso si finisce con l’identificare il compito di un redattore con la semplice correzione di un testo mentre, in realtà, parliamo di una professione molto complessa e multitasking. Dal tuo punto di vista, vuoi descriverci più approfonditamente le attività di un redattore editoriale?
È proprio così: multitasking, flessibili e dinamici. Oggi, per esempio, è impossibile non avere a che fare con il mondo dei social network. In Iperborea teniamo molto al contatto, quasi diretto, con i lettori; la pagina Facebook e il profilo Twitter sono attivi e aggiornati quotidianamente, e da lì interagiamo con i lettori, sondiamo interessi e preferenze. Il riscontro è immediato e ci permette di capire come cambiano i gusti e quanto sia importante preservare l’identità e il carattere Iperborea usando nuovi linguaggi e differenti forme comunicative.
Anna Basile e la “sua” Iperborea
Da diversi anni sei redattrice di Iperborea, una delle case editrici italiane indipendenti più prestigiose. Ti va di raccontarci la “tua” Iperborea, l’esperienza che stai maturando dentro questa casa editrice e, naturalmente, anche un po’ di storia editoriale “dal di dentro”?
Iperborea è un piccolo gioiello nel vastissimo mondo dell’editoria: tutto è fatto con un amore e una dedizione che è tipica degli ambienti in cui il lavoro e le passioni personali coincidono. Tutti noi che lavoriamo in Iperborea (siamo in sei) consideriamo la redazione quasi come una seconda casa: c’è feeling, intesa, ma anche scontro e discussioni, tutto teso a un unico scopo: portare in Italia il meglio della letteratura e della cultura del Nord Europa.
Come vedi l’attuale momento storico dell’editoria italiana, la crisi del mercato cartaceo e il sorgere degli e-book e della lettura digitale?
Gli e-book cominciano ad avere un ruolo importante, i lettori digitali aumentano sempre di più e sono convinta che il mercato e l’interesse per l’e-book cresceranno ancora. Iperborea ha cominciato già nel 2010 con le primissime digitalizzazioni e Pietro Biancardi, l’editore di Iperborea, è stato molto lungimirante, ha creduto sin dal primo momento alle possibilità che il libro digitale può offrire. Siamo stati inoltre tra i primi a entrare a far parte del progetto Lia, che si occupa di certificare gli e-book e renderli accessibili a ciechi e ipovedenti, e oggi quasi tutti gli e-book Iperborea sono adatti a tutti i tipi di lettori. Insomma, il digitale non ci ha mai spaventato, non sostituirà mai il cartaceo ma siamo convinti che aprirà a nuovi lettori o a lettori diversi che hanno bisogno di formati differenti. Sarebbe davvero un limite inaccettabile precludere ai lettori di leggere il meglio della letteratura del Nord, non credi?