Home C'era una volta L’Art Ensemble of Chicago è vivo!

L’Art Ensemble of Chicago è vivo!

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Il 25 giugno 2002 l’Art Ensemble Of Chicago suona a Villa Ada in Roma. L’esibizione dimostra che il gruppo è sopravvissuto alla morte del suo leader.

Non siamo finiti

«L’Art Ensemble Of Chicago è vivo! Lester non avrebbe voluto che finisse, né lo vogliamo noi: e quindi l’Art Ensemble non è per niente finito», con queste parole Roscoe Mitchell ha assunto in prima persona nel 1999, dopo la morte del carismatico leader Lester Bowie, l’impegno di continuare l’attività di uno dei gruppi più significativi della scena musicale mondiale degli ultimi trent’anni. C’è chi ha detto che senza il loro lavoro gran parte della musica afroamericana di oggi non esisterebbe. Forse è un’esagerazione, ma è certo grandissimo il debito che non soltanto il jazz ha con questo gruppo nato alla metà degli anni Sessanta dall’esperienza dell’AACM (Association for the Advancement of the Creative Musicians), creata da Muhal Richards Abrams, con lo scopo preciso ed esplicito di valorizzare la tradizione afroamericana e di favorire la nascita di una musica nuova.

Un ricordo di Lester Bowie

Dopo quattro anni d’assenza ritornano così a Roma i tre sopravvissuti della formazione originale, il già citato sassofonista Roscoe Mitchell, il contrabbassista e percussionista Malachi Favors e il batterista Don Moye. Non sono soli perché il tributo, ricco e intenso, si apre con una lunga serie una serie di artisti, tutti italiani, se si eccettua il chitarrista africano Baba Sissoko, e legati tra loro dal comune denominatore dell’aver collaborato, in epoche diverse, con Lester Bowie. Oltre al già citato Sissoko, ci sono il fisarmonicista Antonello Salis, il contrabbassista Riccardo Lay, i sassofonisti Sandro Satta e Marco Zurzolo, nonché il trombettista Claudio Corvini.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".