E’ in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino al 2 settembre 2018, una selezione di oltre duecento fotografie e libri fotografici provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, opere prodotte da circa settanta autrici appartenenti a generazioni ed ambiti espressivi diversi: dai lavori pionieristici di Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Carla Cerati, Paola Mattioli, Marialba Russo, sino alle ultime sperimentazioni (condotte tra gli anni Novanta ed il 2018) da Marina Ballo Charmet, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello, Luisa Lambri, Raffaella Mariniello, Marzia Migliora, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e numerose altre.

Il titolo è L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018, a cura di Raffaella Perna, presentata per la prima volta alla Triennale di Milano dal 5 ottobre 2016 all’8 gennaio 2017 nell’ambito di un progetto ideato dalla Triennale e dal Museo di Fotografia Contemporanea. Ora è proposta al Palazzo delle Esposizioni arricchita delle nuove acquisizioni, è promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, (ideata dalla Triennale di Milano e dal Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo in collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo).

“Locandina della mostra” – Foto di Anna Di Prospero, “Central park” 2015.

La mostra si propone di far conoscere l’altra metà della ricerca fotografica in Italia, cioè le artiste ingiustamente dimenticate o addirittura sconosciute, nella disattenzione delle istituzioni, del collezionismo e della critica. Proprio la consapevolezza di questa realtà ha spinto infatti Donata Pizzi a dare inizio alla raccolta di queste protagoniste silenziose della cultura fotografica italiana, a partire da quei già formidabili anni ’60, quando l’accesso delle donne al sistema dell’arte e del fotogiornalismo – ambiti rimasti a lungo appannaggio quasi esclusivo di presenze maschili –fece parte di quei repentini cambiamenti socio-politici e delle nuove istanze sollevate dal femminismo americano e poi anche nostrano.

Noi italiani eravamo rimasti dal primo accesso delle donne al voto, dall’affrancamento dall’analfabetismo del baby boom del dopoguerra, alla scuola per tutti ed anche ai libri tascabili per tutte le tasche che avevano diffuso cultura e consapevolezze, ma forse nessuno si aspettava che, al calmarsi delle acque della rivoluzione dei giovani, iniziasse anche da noi la compatta marcia di protesta delle donne (quella che venne comunemente chiamata la “seconda ondata” del femminismo). Finalizzata non solo ad uguaglianza ed assimilazione alla dignità riservata al maschile, fu determinata soprattutto a mettere l’accento sulle differenze, quindi con la volontà di riappropriarsi dell’autonomia del corpo proprio, riguardo soprattutto maternità e sessualità. Partendo dalla presa di coscienza fondamentale che il personale è politico e tutto ciò che aveva a che vedere col privato passasse attraverso il corpo delle donne, bisognava vigilare affinché non si perpetuasse su di loro il dominio, il controllo e la violenza sociale. Il Movimento di liberazione della donna moderno nacque nel 1969, ma nonostante la decisa inversione di rotta, la disparità di genere è a tutt’oggi un problema ancora esistente, a maggior ragione riguardo l’espressione e la valutazione della capacità creativa nelle arti.

Le opere della collezione testimoniano momenti significativi della storia della fotografia italiana dell’ultimo cinquantennio, attraverso l’altra metà dello sguardo, quello femminile, attraverso le tematiche fondamentali della centralità del corpo e delle sue trasformazioni, con la necessità di dare voce a esperienze personali ed al vissuto quotidiano, familiare, nel rapporto tra la memoria privata e quella collettiva.

Come dice Raffaella Perna nella sua introduzione al catalogo della mostra: – È stata Linda Nochlin nel 1971 una delle prime studiose a porre l’interrogativo sul perché nell’arte occidentale non vi fossero state fin lì delle grandi artiste e quindi a denunciare le secolari discriminazioni subite dalle donne nel campo dell’arte e a erodere dalle fondamenta l’idea stessa di una genialità artistica astratta, slegata da fattori sociali, politici, economici e culturali. Gli anni settanta sono il momento in cui, grazie alla presa di coscienza femminista, si iniziano a riportare alla luce le storie sommerse di pittrici e scultrici vissute nell’ombra o rimaste ai margini della storia ufficiale, relegate in posizioni subalterne da un sistema ideologico e politico dominato dagli uomini. –

Opera di Tomaso Binga, nome d’arte Bianca Pucciarelli Menna – “Oggi sposi” – (foto di Valter Sambucini)

L’esposizione si articola in quattro sezioni, dedicate, rispettivamente, alla fotografia di reportage e di denuncia sociale (Dentro le storie); ai rapporti tra immagine fotografica e pensiero femminista (Cosa ne pensi tu del femminismo?); ai temi legati all’identità e alla rappresentazione delle relazioni affettive (Identità e relazione); e, infine, alle ricerche contemporanee basate sull’esplorazione delle potenzialità espressive del mezzo (Vedere oltre). E’ anche proposto il documentario Parlando con voi, con interviste a molte delle fotografe in mostra, tratto dal libro omonimo di Giovanna Chiti e Lucia Covi (Danilo Montanari Editore), prodotto su idea di Giovanni Gastel da AFIP International – Associazione Fotografi Professionisti e Metamorphosi Editrice.

Dentro le storie – La funzione documentaria della fotografia ed il contributo delle donne a questo lavoro d’indagine e denuncia è cruciale. Lo stesso fotogiornalismo italiano cambiò tra gli anni sessanta e i settanta ed ai fotoreporter venne riconosciuta la qualifica di giornalisti, mentre i loro reportage ebbero una radicalità e un impegno sociale e politico dirompente riguardo i drammi del paese; la strategia della tensione, il terrorismo, le lotte degli operai e degli studenti, le rivendicazioni femministe, la condizione manicomiale, l’emarginazione degli emigranti, l’industrializzazione e le violente trasformazioni del tessuto urbano, fino alle faide tra clan e i delitti di mafia che, fino ad allora avevano avuto ben poco spazio sulla stampa nazionale.

Cosa ne pensi tu del femminismo? – Ciò che accomuna la ricerca delle fotografe e artiste presenti nella sala – oltre Barchiesi e Mercadini, Paola Mattioli, Marcella Campagnano, Lucia Marcucci, Tomaso Binga (nome d’arte di Bianca Pucciarelli) Verita Monselles, Libera Mazzoleni, Nicole Gravier e il Gruppo del mercoledì (insieme a Paola Mattioli, Bundi Alberti, Diane Bond, Mercedes Cuman, Adriana Monti, Silvia Truppi) – è infatti l’uso militante e politico della fotografia, concepita come strumento per raccontare la realtà attraverso l’assunzione di uno sguardo sessuato che esplora le differenze di genere.

Opera di Giada Ripa, “The bettoes or Grooms e Tatoed girl” (foto di Valter Sambucini)

Identità e relazione – L’attenzione verso temi legati all’identità e al corpo che caratterizza l’arte e la fotografia degli anni settanta si ritrova, con declinazioni diverse, nel lavoro della nuova generazione di artiste e fotografe emersa in Italia negli anni novanta: in questo decennio, ed ancor più in quello successivo, si assiste infatti a un diffuso ritorno d’interesse verso pratiche fotografiche che pongono al centro il “partire da sé”, la storia familiare, il quotidiano, l’affettività e la memoria individuale, concepita come momento cruciale per entrare in relazione con l’altro e con la storia collettiva. Si tratta spesso di fotografie trouvées o dalla spiccata vocazione concettuale, in cui, sulla scia delle ricerche sviluppate dalla neoavanguardia degli anni sessanta e settanta, l’attenzione più che agli aspetti formali ed estetici dell’immagine, è rivolta alle risonanze mentali ed emotive che la fotografia suscita. – (Dal testo in catalogo di Raffaella Perna)

Vedere oltre – Questa sezione esplora decisamente la ricerca fotografica dagli anni ottanta e novanta, quando finalmente la presenza di artiste e fotografe nei musei e nelle gallerie italiane si fece notare e finalmente fu acquisita e superata la sudditanza della fotografia all’interno delle arti visive. Negli anni novanta e duemila, una nuova generazione di artiste e fotografe, tra cui Marina Ballo Charmet, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello, Grazia Toderi, Raffaella Mariniello, Cristina Omenetto, Beatrice Pediconi, Agnese Purgatorio, Luisa Lambri, Luisa Rabbia, Sara Rossi e le più giovani Rä di Martino, Marzia Migliora, Marinella Senatore, Silvia Camporesi, Alba Zari, Vittoria Gerardi, Claudia Petraroli, Francesca Catastini, Adelita Husni-Bey, si affaccia con successo nel panorama italiano, incontrando sempre più spesso importanti consensi anche all’estero.

Opere di Monica Carocci “senza titolo” (foto di Valter Sambucini)

Catalogo edito da Silvana Editoriale, con testi in italiano e inglese, di Federica Muzzarelli, Raffaella Perna, un’intervista a Donata Pizzi e schede biografiche delle autrici di Mariachiara Di Trapani.

L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018 A cura di: Raffaella Perna

Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – Roma, 8 giugno 2018 – 2 settembre 2018. Orari: Domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Venerdì e sabato dalle ore 10.00 alle ore 22.30. Lunedì chiuso. Orari estivi, da martedì 24 luglio a domenica 26 agosto 2018: Domenica, martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 12.00 alle ore 20.00. Sabato dalle ore 12.00 alle ore 23.00. Lunedì chiuso. L’ingresso è consentito fino ad un’ora prima della chiusura. Informazioni e prenotazioni: Singoli e gruppi tel. 06 39967500; www.palazzoesposizioni.it

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Carla Guidi
CARLA GUIDI – www.carlaguidi-oikoslogos.it Giornalista pubblicista, iscritta ODG Lazio, ha collaborato per più di 10 anni con il settimanale (in cartaceo) “Telesport”, adesso collabora con alcune testate e riviste periodiche online, tra queste “Abitare a Roma”, “ll Paese delle donne”, “Lazio ieri ed oggi”, “About Art online” e “Daily Green” ove è in redazione. Conseguito il diploma superiore di Accademia di Belle Arti di Roma, sezione pittura (tenuto dal maestro Gentilini), è docente di Disegno e Storia dell’Arte nelle scuole pubbliche, medie superiori. Si è occupata di Computer Art dal 1981 e sue immagini sono state pubblicate nel volume Computer image di Mauro Salvemini (Jackson Libri, 1985). Ha gestito la Galleria d’Arte “5x5” in via Garibaldi in Trastevere negli anni ’70/’80 insieme a Rinaldo Funari ed ha organizzato varie mostre, manifestazioni e convegni anche presso istituzioni come la Casa delle Donne, la Casa della Memoria e della Storia di Roma, alcune Biblioteche comunali di Roma ed un Convegno di sociologia a Bagni di Lucca. Dal 1975 si è avvicinata alla psicoanalisi e dal 1982 è stata accettata dalla Società italiana di psicodramma analitico – SIPSA in qualità di membro titolare. In seguito ad una formazione quinquennale con trainer internazionali, ha svolto attività di collaborazione presso la Società Medica italiana di Analisi Bioenergetica SMIAB ed è divenuta membro titolare dell’International Institute for Bioenergetic analisys di New York, rimanendo iscritta fino al 1995. Attualmente è stata invitata più volte a relazionare in Convegni Nazionali ANS alla Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione. Ha scritto alcuni libri sulla memoria storica quali Operazione balena - Unternehmen Walfisch sul rastrellamento nazista del 17 aprile 1944 al Quadraro, giunto alla sua terza edizione (Edilazio, Roma 2013); Un ragazzo chiamato Anzio sulle vicende dello sbarco alleato del 1944, alla sua seconda edizione (A. Sacco, Roma 2013); Estetica anestetica - Il corpo, l’estetica e l’immaginario nell’Italia del Boom economico e verso gli anni di Piombo (Robin Edizioni, Torino 2018). Sempre per Robin Edizioni nel 2019 ha pubblicato il libro socio-fotografico in collaborazione con Valter Sambucini e con la presentazione di Franco Ferrarotti, Città reali, città immaginarie - Migrazioni e metamorfosi creative nelle società nell’Antropocene tra informatizzazione ed iper/urbanizzazione, con i contributi del giornalista e sociologo Pietro Zocconali, Presidente A.N.S, dello storico dell’arte Giorgio Di Genova, dello scrittore Roberto Morassut e del Presidente dell’Ass. Etica Massimo De Simoni. Una sezione del libro approfondisce la grande diffusione della tecnica del tatuaggio, valutandone aspetti storici, sociologici ed artistici, con i contributi dello scrittore Eliseo Giuseppin ed una intervista all’artista Marco Manzo. Ha curato insieme allo storico dell’arte Giorgio Di Genova, l’esposizione online Quintetti d’arte dal 06/04/2020 al 31/08/2020, con una parte, Vetrina dell’invisibilità, dedicata agli artisti che hanno rappresentato visivamente la tragedia della pandemia. Di questo progetto nel 2021 è uscita l’edizione in cartaceo (Robin Edizioni, Torino). Appena uscito il libro - Lo sguardo della Sibilla. Dal Daimon all’Anima Mundi: la poetica di Placido Scandurra (Robin editore 2022) - http://www.robinedizioni.it/nuovo/lo-sguardo-della-sibilla. Al suo attivo anche alcune pubblicazioni di poesia su tematiche ambientali: Ha curato, insieme a Massimo De Simoni, l’antologia I poeti incontrano la Costituzione (Ediesse, 2017) -