Il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sarà inaugurata la mostra, “La violenza non è amore”, installazioni scultoree di Anna Izzo alla Rocca Perugina, via delle Mura – Città della Pieve (PG) – ore 11,00. La scultura monumentale verrà inaugurata alla presenza, oltre che dell’artista, del Sindaco di Città della Pieve, Fausto Risini, e di diverse personalità del mondo della cultura e della politica. L’iniziativa si avvale del patrocinio del Comune di Città della Pieve; l’installazione sarà visitabile fino al 31 marzo 2021.
Se l’arte aiuta a metabolizzare il lutto attraverso i simboli, questi simboli ricorrenti che accusano un disagio sociale a tinte cupe, ci aiutano anche a prendere coscienza di un fenomeno dalle proporzioni enormi, per la maggior parte sommerso, del resto come è rappresentato dall’artista con quel cuore appeso ad un gancio, in una vecchia gabbia. La prigionia dei sentimenti d’amore e la loro trasformazione in violenza e paura, così diffusa e dolorosa, ha contribuito a creare questa ricorrenza da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, mentre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data sensibile ed ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali, le ONG a programmare in quel giorno, attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Questa data segna anche l’inizio dei “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere” che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani del 10 dicembre di ogni anno, promossi nel 1991 dal Center for Women’s Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per ribadire che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. In molti paesi, in particolare l’Italia, il colore simbolo di questa giornata è il rosso, infine uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate in luoghi pubblici, in modo da produrre visivamente una scia di sangue di grande impatto. L’artista messicana Elina Chauvet, ebbe questa idea e la realizzò nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez. Le “Zapatos Rojos” in memoria della sorella, uccisa per mano del marito, ma anche in ricordo delle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città nord messicana, mercato di droga come di esseri umani.
Per tornare all’Italia (lo si legge sempre nella risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999) si precisa che si intende per violenza contro le donne – “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata” –
Infine ci sono le indagini ISTAT che nel 2014 ha rilevato che il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, per non citare altri parametri di indagine statistica come sucidi, molestie sul luogo di lavoro ecc. Poi è nota la rilevazione ISTAT sul numero delle chiamate al numero verde 1522 contro la violenza e lo stalking durante periodo di emergenza COVID-19, dati già diffusi con i media, che ha evidenziato la quantità delle chiamate è più che raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per non parlare delle Associazioni in Rete che ha registrato richieste di aiuto e sostegno moltiplicate in modo significativo. Ma tutto questo non è abbastanza per proporre un cambio di paradigma?
Anche se la violenza sulle donne è ritenuta una manifestazione delle relazioni di potere storicamente ineguali fra i sessi, pensiamo che la violenza umili anche l’uomo che, fin da bambino, è ancora “educato” a dominare e non indulgere ai propri sentimenti teneri, come scrisse tra l’altro, in un saggio famoso, Elena Gianini Belotti in Dalla parte delle bambine. L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita – (Feltrinelli 1976)
- Un cuore d’acciaio, rosso, simbolo di amore e vita, rinchiuso all’interno di una gabbia, primitivo strumento di tortura e morte, tra sbarre coperte di ruggine, trafitto e appeso ad un gancio: la scultura di Anna Izzo è un grido scomodo e stridente che si ode anche nel silenzio più assordante e da cui non è possibile distogliere lo sguardo. L’artista imprime segni dolorosi alla materia, la plasma conservandone la durezza e la resistenza, ne calibra le forme ampliandole a dimensioni innaturali, costringe alla rimozione di uno stereotipato processo di narrazione basato sull’inerzia, sull’indifferenza e su strategie di occultamento e minimizzazione della violenza. Genera, in tal modo, un inusuale luogo di riflessione sui meccanismi di scomposizione e ricostruzione delle identità, sempre in progressivo divenire e in continuo confronto/scontro nei ruoli e negli ambiti sociali ed economici. “La violenza non è amore” afferma e suggella, con la sua evidente e inevitabile presenza, non più lo spazio di un istante nel quale riconsiderare le proprie relazioni ma una rivoluzione di pensieri ed azioni, una chiave di accesso a delle diverse politiche attive sul territorio che esulano da rappresentazioni radicate nelle convenzioni socio-culturali di un passato conosciuto e di un presente in via di definizione. Le gigantesche gabbie di Anna Izzo, alte quattro metri (a partire dalla scultura “La violenza è una gabbia” presentata a Capri nel 2020) sono gabbie emozionali, comportamentali e relazionali che riflettono un ordine normativo che chiude e rinchiude corpi e menti: L’artista compie, dunque, un passo verso una de-costruzione e de-consacrazione di un sistema non solo più individuale e personale ma comunitario e collettivo nel quale nuovi saranno i linguaggi, gli immaginari, le raffigurazioni, le conoscenze di una restaurata cittadinanza. (testo di Roberta Melasecca)
Anna Izzo, pittrice e scultrice, nasce a Taranto ma già adolescente si trasferisce a Sorrento dove il padre gallerista la introduce nel mondo dell’arte con una importante frequentazione di artisti della scuola napoletana. Le sue opere attraversano vari materiali, ferro, bronzo, resina, in una continua ricerca estetica innovativa. I suoi lavori hanno ricevuto consensi di importanti artisti: Arman, Daniel Spoerri, Mimmo Rotella, ecc. ed di illustri critici d’arte quali Costanzo Costantini, Vito Apuleio, Milena Milani, Linda De Sanctis, Ludovico Pratesi, Vittorio Sgarbi, Paolo Levi che hanno scritto e parlato di lei e dei suoi lavori con significativi apprezzamenti. Vive e lavora tra Roma e Siena ed espone in Italia e all’estero. Tra le ultime mostre: luglio 2016 Conference Center Hollywood USA; ottobre 2016 Jolly Madison New York; novembre 2016 Sofitel Conference Washington DC; dicembre 2016 Palazzo Francavilla Palermo ritiro premio Gran Maestro; gennaio 2017 Galleria La Vaccarella Roma; gennaio 2017 Palazzo Barion Taranto ritiro premio Taras per l’arte; febbraio 2017 Galleria San Vidal Venezia; luglio 2017 Teatro dal Verme Milano; ottobre 2017 Biennale Milano International Art Meeting; ottobre 2017 Biennale Venezia Spoleto Pavillon; novembre 2017 Biennale Mantova; dicembre 2017 Miami Meet Milano USA; gennaio 2018 Palazzo Ximenes Firenze; marzo 2018 Biennale delle Nazioni Venezia; giugno 2018 Auditorium Dell’acquario Genova ritiro premio Cristoforo Colombo; ottobre 2018 Roma Galleria Triphè La Seduzione; giugno 2019 Trofeo Maestri D’Italia ArtExpò Biennale internazionale Arte contemporanea Mantova; luglio 2019 premio Internazionale Michelangelo Firenze; settembre 2019 mostra Biancoscuro Art Contest Montecarlo; novembre 2019 personale di scultura La gabbia Museo d’Arte Sacra Castelmuzio; novembre 2019 Budapest ArtExpò Biennale D’Arte Italiana; marzo 2020 Capri Scultura monumentale dal titolo La Violenza è una Gabbia.
INFO
Spazio d’ingresso Rocca Perugina – Via delle Mura – Città della Pieve (PG)
www.annaizzoartdesign.com – www.interno14next.it