L’ansia di “normalizzazione culturale” dell’America reaganiana nei primi giorni del luglio 1987 sceglie come bersaglio per i suoi strali uno dei personaggi più popolari dello star system: il popolarissimo cantautore e attore Kris Kristofferson, autore di canzoni come Me and Bobby McGee e interprete di film di successo come “Pat Garrett and Billy The Kid”, “Alice non abita più qui”, “È nata una stella” e “Convoy”.
Una campagna costruita ad arte
La campagna contro di lui, condotta da vari giornali popolari e da numerose reti televisive si basa su un’accusa infamante come quella di aver gettato nella spazzatura una targa ricordo affertagli dai reduci della guerra del Vietnam. La campagna è subdola e mirata perché arriva a pochi giorni da un concerto, svoltosi il 4 luglio, che ha visto Kristofferson insieme ad altri artisti come John Fogerty, l’ex cantante e chitarrista dei Creedence Clearwater Revival, Linda Ronstadt e Neil Diamond raccogliere fondi proprio per le famiglie dei reduci “mandati al macello in una sporca guerra e poi dimenticati”. Non è piaciuta all’establishment reaganiano l’impostazione poco patriottica dell’evento, più volte scandito da slogan contro tutte le guerre.
Ecco la targa non credete alle balle!
A poche ore dall’evento le agenzie diffondono la notizia che la targa donatagli dai reduci per l’occasione, è stata ritrovata in un sacco dei rifiuti sotto casa sua. La campagna va avanti, martellante per un paio di giorni finché, il 6 luglio 1987 il biondo cantante e attore, in una conferenza stampa, mostra la sua targa ai giornalisti sostenendo che il “caso” è stato inventato. Coglie poi l’occasione per dire che è sua intenzione impegnarsi a favore di “tutti i reduci della sporca guerra, anche di quelli vietnamiti”.